fbpx Oltre il DNA: le Scienze Naturali sulla scena del crimine | Scienza in rete

Oltre il DNA: le Scienze Naturali sulla scena del crimine

Read time: 6 mins

Omicidio Yara Gambirasio: due anni senza colpevole. La soluzione del caso arriverà dagli esami del DNA”. “Via Poma, nel DNA la soluzione dell’omicidio”. ”Omicidio di Lignano, prelevato DNA su cinquanta artisti del circo”. Quotidianamente capita di leggere su giornali e riviste titoli di questo genere.

La cronaca, insieme ai media e alle fiction, offrono spesso alla gente comune un’immagine della scienza come perfetta e infallibile. Le scienze forensi (ossia l’applicazione della scienza alla legge e all’investigazione del crimine) non si sottraggono a questo fenomeno e sono spesso investite di aspettative che superano le potenzialità reali di questa disciplina. Questo equivoco è dannoso non solo agli scienziati forensi, ma anche alla giustizia e alle vittime dei crimini.

Oltre a questo, opinione comune è che l’analisi del DNA sia l’unico metodo scientifico usato dagli investigatori per arrivare alla soluzione degli episodi criminosi. Invece, anche discipline inserite all’interno delle scienze naturali affiancano i metodi più conosciuti e in molti casi sono determinanti ai fini investigativi.

"Nonostante siano meno conosciute nel campo delle indagini rispetto ad altre scienze come la balistica, la genetica e la tossicologia, le scienze naturali sono fondamentali per le indagini sui crimini", dice Cristina Cattaneo, antropologo forense e medico legale, direttrice del Laboratorio di antropologia e odontologia forense (Labanof) all'Università Statale di Milano. "Lo studio naturalistico dei resti ritrovati in un ambiente all'aperto è spesso cruciale per la risoluzione dei crimini", continua la ricercatrice. “Sono armi a disposizione della giustizia che ha sempre bisogno di nuovi e affidabili metodi per le indagini e lo studio delle prove”.

LE SCIENZE NATURALI SULLA SCENA DEL CRIMINE

Antropologia

Lo scheletro umano di un adulto è composto da 206 ossa e 32 denti. Ogni osso ha una forma unica per ogni persona: è come un’impronta digitale. L’analisi di ognuna di esse può dare informazioni fondamentali ai fini delle indagini. Questo lavoro spetta all’antropologia forense, forse la branca più importante delle scienze naturali in ambito criminologico. Le ossa (insieme ai denti) possono fornire informazioni fondamentali per il cosiddetto “profilo biologico”, cioè l’identità della vittima, consentendo di individuare correttamente parametri come il sesso, l’età, la statura e il peso probabile di una persona. Inoltre è possibile capire se e quali malattie, traumi o lesioni ha subito l’individuo in vita. Addirittura è possibile risalire alle sue condizioni sociali ed economiche. Spesso nelle donne è possibile sapere anche se hanno o meno partorito.

Zoologia

Potrebbe sembrare ironico che si possano scambiare frammenti ossei umani con quelli di altri animali e viceversa. Ma quando sulla scena di un crimine o durante uno scavo si ritrovano dei resti ossei incompleti e frammentati, potrebbe essere necessario un’analisi microscopica per capire se quei resti ossei sono umani o non umani. È questo il campo di studio della zoologia forense. Oltre agli insetti (di cui si occupa l’entomologia forense), altri animali nei nostri ambienti possono trovare appetibile un cadavere. Si tratta per lo più di uccelli (per esempio corvi) e di mammiferi selvatici, come lupi, volpi, cani, gatti e orsi. Insieme ovviamente agli “spazzini” per eccellenza, i topi.

Gli indizi che si raccolgono in questi casi sono i fori lasciati dai denti in caso di morso, che se di natura umana possono presumibilmente essere stati inferti dall’aggressore alla vittima in caso di violenza sessuale. Di grande importanza sono i peli o le piume, che possono aiutare a ricostruire i movimenti della vittima e del suo aggressore. Anche se poco nobili, altri elementi possono rivelarsi molto preziosi: si tratta degli escrementi animali. L’analisi della loro composizione potrebbe essere risolutrice sia in termini identificativi sia riguardo alle cause del decesso.

Entomologia

Le mosche sono i primi animali ad arrivare sul cadavere pochi minuti dopo la morte e a depositare le loro uova sul corpo. L’entomologo forense raccoglie gli esemplari in tutti gli stadi di sviluppo larvale e li utilizza per datare il momento della morte, essendo la vita di questi insetti scandita da ritmi ben distinti.

Botanica

Il ritrovamento di resti vegetali sulla scena del crimine è piuttosto frequente, in particolare in ambienti aperti. Dall’analisi di questi reperti si possono ricavare indizi sulla località di provenienza dei frammenti vegetali o risalire al periodo in cui un delitto è stato commesso. La maggior parte delle applicazioni della botanica forense riguarda i casi di omicidio o di occultamento di cadavere. Il suo utilizzo è vario: può indicare anno o mese del decesso, oppure può indicare il luogo dove è stata uccisa o trattenuta la vittima.

Palinologia

Anche il polline e le spore possono essere impiegati per le indagini forensi. La palinologia forensesi occupa dello studio del polline rinvenuto sul corpo di una vittima e dell’eventuale correlazione tra il luogo in cui è stato commesso il crimine e quello di occultamento del cadavere, e quindi tra un sospettato e il luogo del reato. Altra analisi possibile risulta il confronto del polline rinvenuto nelle vie respiratorie del cadavere e quello della zona di rinvenimento, per capire se la morte del soggetto si sia verificata nello stesso luogo.

Geoscienze

Infine ricordiamo che, nell’ambito delle discipline delle scienze della terra, ai fini investigativi possono fornire aiuto le geoscienze forensi. Per esempio, la pedologia forense studia le tracce di suolo, che può fornire importanti informazioni per collegare un individuo a un luogo specifico o per chiarire la dinamica di un crimine.

PROSPETTIVA DI UNA DISCIPLINA (ANCORA) SOTTOVALUTATA

Lo sviluppo di queste nuove discipline forensi risponde da un lato al bisogno della magistratura di combattere in modo sempre più efficace il crimine e dall’altro di sostenere le loro tesi con elementi provanti certi. L’ausilio delle scienze naturali allo svolgimento delle indagini è, in Italia, ancora marginalizzato. Occorre per questo motivo creare centri d’eccellenza nel campo delle scienze forensi, senza dimenticare che la formazione non deve essere riservata solo ai professionisti delle scienze, o agli investigatori della scena del crimine, ma estesa ad avvocati e magistrati.

L’auspicio è che in un futuro molto prossimo le scienze naturali forensi saranno più veloci e meno costose, portando così a un loro utilizzo più ampio, a recuperare più informazioni e ad aiutare gli investigatori nelle loro indagini e i magistrati nelle loro sentenze in modo sempre più efficace.
A volte, se il metodo e la tecnologia a disposizione hanno le carte in regola, si possono fornire delle certezze, o quasi. Ma attenzione: il solo dato scientifico non costituisce mai la soluzione del caso. Le scienze forensi non sono scienze esatte, ma solo delle tecniche che acquisiscono degli indizi che poi devono essere oggetto di accurata valutazione e di una precisa dimostrazione.
Il ruolo centrale spetterà però sempre all’uomo, con le proprie intuizioni, le proprie esperienze, i propri dubbi. Processi mentali che (forse) non potranno mai essere riprodotti in un laboratorio.

di Andrea Pennisi

Bibliografia: 

- Cattaneo C., Certezze provvisorie, Mondadori, Milano, 2010 Cattaneo C., Grandi M., Antropologia e odontologia forense, Monduzzi, Bologna, 2004 
- Cattaneo C., Maldarella M., Crimini e Farfalle. Misteri svelati dalle scienze naturali, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2006 
- Mennell J., Shaw I., The Future of Forensic and Crime Scene Science, Forensic Science International 157S (2006) S7–S20 
- Reference Manual on Scientific Evidence, Federal Judicial Center 2000, settembre 2011, (www.fjc.gov/public/pdf.nsf/lookup/sciman00.pdf/$file/sciman00.pdf
- Sellaroli V., Redi C.A., Santosuosso A., Le interazioni tra le scienze della vita e le Corti, Biologi italiani, anno XXXV n.3, marzo 2005, p.9-13 
- Settimo M., Lo scienziato forense. Prospettive di una professione 
- Ziccardi G., Scienze forensi e tecnologie informatiche, 2007 
- Le scienze criminologiche investigative forensi: http://lescienzecriminologicheinvestigativeforensi.myblog.it/ 
- Accademia Italiana Scienze Forensi: http://www.acisf.it/ 
- Criminologia e Criminalistica: http://criminologiaecriminalistica.blogspot.it/ 
- Il Portale di Geoscienze Forensi: http://www.geologiaforense.com/geologiaforense.com/Home.html


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Generazione ansiosa perché troppo online?

bambini e bambine con smartphone in mano

La Generazione ansiosa. Come i social hanno rovinato i nostri figli (Rizzoli, 2024), di Jonathan Haidt, è un saggio dal titolo esplicativo. Dedicato alla Gen Z, la prima ad aver sperimentato pubertà e adolescenza completamente sullo smartphone, indaga su una solida base scientifica i danni che questi strumenti possono portare a ragazzi e ragazze. Ma sul tema altre voci si sono espresse con pareri discordi.

TikTok e Instagram sono sempre più popolati da persone giovanissime, questo è ormai un dato di fatto. Sebbene la legge Children’s Online Privacy Protection Act (COPPA) del 1998 stabilisca i tredici anni come età minima per accettare le condizioni delle aziende, fornire i propri dati e creare un account personale, risulta comunque molto semplice eludere questi controlli, poiché non è prevista alcuna verifica effettiva.