La diffusione della rete in fibra ottica in Italia supera
di poco l'1%. Tuttavia, secondo le intenzioni del governo, questo digital divide “infrastrutturale”
dovrebbe essere colmato nel giro di pochi anni. In effetti, nel documento La
strategia italiana per la banda ultralarga, presentato a inizio marzo 2015,
l'obiettivo principale è quello di sviluppare una nuova rete sull'intero
territorio nazionale, garantendo al 50% della popolazione un collegamento ad
almeno 100 megabit per secondo (Mbps) entro il 2020.
Il resto dei cittadini potrà invece contare su circa 30 Mbps. Al momento, solo
il 21% della popolazione può trasmettere dati a questa velocità, rispetto alla
media dei paesi europei che ha già raggiunto il 64%.
L'Italia parte quindi da
una situazione di svantaggio, con un ritardo stimabile in circa 3 anni.
Da un punto di vista organizzativo, il territorio
italiano verrà suddiviso in 4 tipologie di cluster
con costi e complessità delle infrastrutture crescenti. La quota di 100 Mbps
verrà garantita nei cluster A e B
(probabilmente solo in parte) mentre quelli C e D arriveranno con ogni
probabilità a 30 Mbps. Il cluster A
include le principali città e aree industriali del Paese, coprendo il 15% della
popolazione (9.4 milioni di persone). Sono previsti misure di defiscalizzazione
degli investimenti. Il Cluster B comprende 1120 comuni, dove risiede il 45%
della popolazione (28.2 milioni di cittadini). Gli operatori forniranno
collegamenti ad almeno 30 Mbps mentre per l'upgrade delle reti sino a 100 Mbps
sarà reso possibile dall’appetibilità di mercato di molte delle zone incluse
oppure da contributi a fondo perduto (in minima parte). Il Cluster C comprende
aree marginali o rurali, per le quali si prevede che gli operatori possano
maturare l'interesse a investire grazie a un sostegno statale. Include circa
2650 comuni per un totale di 15.7 milioni di persone (il 25% della
popolazione). Il Cluster D riguarda alcune aree per le quali solo l'intervento
pubblico potrà garantire alla popolazione residente un servizio di connettività
a più di 30 Mbps. Riguarda, cioè, i restanti 4300 comuni, collocati soprattutto
al Sud. Vi risiedono circa 9.4 milioni di persone (il 15% della popolazione) e
l'incentivo pubblico verrà spesso concesso a fondo perduto.
Un'infrastruttura permette il trasporto delle
informazioni e può rimanere in servizio per molto tempo, anche per oltre 50
anni. La tecnologia, invece, tende a cambiare più velocemente. Nel documento
del governo ne vengono menzionate diverse, alcune ancora in fase di sviluppo.
Per capire meglio di cosa si tratta, abbiamo deciso di parlarne con Massimo Carboni, coordinatore del Dipartimento Infrastrutture del GARR, la rete telematica italiana dell'Istruzione e della Ricerca, diffusa capillarmente su tutto il territorio nazionale, che si basa sulle più avanzate tecnologie ottiche di trasporto. In particolare, la rete GARR è già una rete a banda ultralarga, con un altissimo livello di prestazioni e servizi innovativi. Operativa da oltre vent'anni, ad oggi può vantare 9000 km di fibra ottica di dorsale insieme ad altri 4000 km di accesso. La capacità della dorsale arriva a 100 Gbps, mentre la capacità minima dei collegamenti di accesso è di 100Mbps simmetrici, ma possono arrivare fino a multipli di 10Gbps.
Pensando alle tecnologie abilitanti, se vogliamo
raggiungere tutte le famiglie quanto potranno essere importanti i servizi
radiomobili, specialmente nei territori a bassa densità abitativa (aree
rurali)? Per le zone urbane possono invece rappresentare una soluzione a
complemento della rete fissa, comunque necessaria?
La rete mobile è da intendersi a completamento di quella
fissa nelle zone urbane. Per quanto riguarda la modalità di interconnessione
per le aree a bassa densità, qualunque soluzione radio si adotti è comunque
necessaria la fibra ottica per accedere ai servizi internet o telefonici. Il
punto nodale è che nel mobile non c'è garanzia di banda. Se molta utenza fosse
connessa attraverso un servizio di questo genere, avremmo bisogno di un maggior
numero di antenne a loro volte connesse a un sistema in fibra, che risulta
quindi indispensabile. Al momento, la tecnologia radiomobile Long Term
Evolution (LTE) non garantirebbe il raggiungimento degli obiettivi per il 2020.
C'è bisogno di un ulteriore step, con una nuova soluzione tecnica.
In effetti, secondo il documento, la
tecnologia radiomobile LTE non traguarda l'erogazione di almeno 30 Mbps per
utente. Tuttavia, sembra molto promettente quella LTE-Advanced (LTE-A),
attualmente in via di sviluppo e standardizzazione. Potrebbe essere utile anche
per collegare alla rete GARR le scuole più periferiche?
Ragionando in termini capacitivi, LTE consente già oggi
di superare i 30 Mbps. Tuttavia, il punto nodale è che non abbiamo la garanzia
di banda. Questo perché si tratta di modelli a consumo, quindi differenti
rispetto a quelli flat della rete fissa. Per quanto riguarda GARR,
difficilmente adotteremo questa soluzione per le scuole, ma esistono altre
soluzioni radio (Microwave), che arrivano fino a 1 Gbps, che permettono di fare
connessioni punto-punto a distanza dell'ordine di una decina di km, purché non
vi siano ostacoli nel mezzo. Questi sistemi possono essere molto utili in caso
di località montane o per le scuole più periferiche, anche se comunque
richiedono manutenzione frequente, in quanto installazioni all’aperto e
soggetti a fenomeni atmosferici. Quando c'è un guasto, la possibilità di
soluzione può risultare estremamente onerosa.
Secondo il documento, se vogliamo
raggiungere i 100 Mbps, le tecnologie cablate e la realizzazione di impianti in
fibra sembrano essere la soluzione migliore. Quali sono le differenze tra gli
impianti in cui la fibra viene dispiegata fino alla base dell'edificio (FTTB)
oppure alla borchia della singola unità abitativa (FTTH)? Come varia, in
particolare, la capacità trasmissiva a disposizione della singola utenza?
La differenza principale sta nel mezzo trasmissivo. Nel
primo caso, si trasporta l'informazione sino al cabinet, cioè l'armadio
stradale. Da lì il segnale viene trasportato sino a 100-200 metri di distanza
con il doppino di rame. Con questo si raggiungono già, nel 95% delle utenze,
100 Mbps in download e 30 Mbps in upload. La fibra che arriva fino
all’abitazione è invece in grado di trasportare almeno 300-400 Mbps in download
per ogni utente e circa 100 Mbps in upload. La capacità disponibile per singolo
utente dipende comunque dal numero di altre abitazioni connesse e che impegnano
la stessa infrastruttura di accesso.
Attualmente, tra le utenze residenziali non c'è un'alta
domanda di capacità così come nel caso della ricerca. In sostanza,
l'investimento necessario è principalmente quello di portare la fibra nei
piccoli centri mentre per gli ultimi 100-200 metri possono essere sufficienti
soluzioni dai costi più contenuti.
La rete GARR ha delle regole di
utilizzo tali che non prevedono l'uso da parte dei cittadini, in modo da
concentrarsi esclusivamente su ricerca e istruzione. Può valere invece un
discorso inverso? La nuova banda ultralarga a disposizione della popolazione
potrà in qualche modo essere sfruttata dal Consortium per progetti di calcolo
distribuito volontario?
I modelli di tipo social, in cui i singoli cittadini
mettono a disposizione risorse di elaborazione e capacità di calcolo
computazionale, hanno un impatto basso sulla rete. La rete GARR muove circa 15
petabyte di dati al mese, un valore tra l'altro in crescita. Le esigenze degli
utenti della ricerca sono profondamente diverse in termini di prestazioni,
affidabilità e certezza dei tempi di calcolo.
Il numero degli utenti mobile
only, sempre più elevato, può in qualche modo rallentare la realizzazione
di infrastrutture di nuova generazione di rete fissa? Questo fatto potrebbe
condizionare anche l'evoluzione della rete GARR nei prossimi anni?
La fibra ottica è comunque imprescindibile anche con il prevalere dell’uso
del mobile. Quanti più utenti saranno connessi tanto più le antenne sono
destinate ad aumentare ed avranno necessità di interconnessioni in fibra.
Probabilmente, chi usa poco la rete tenderà ad abbandonare la connettività
fissa, mentre chi se ne serve costantemente avrà sempre più bisogno di alte
prestazioni. Nel mobile stiamo tornando a un modello con un accesso a volume,
cioè a consumo, perché la banda viene condivisa ed è piuttosto scarsa. Proprio
per questo saranno importanti nuove infrastrutture in fibra.
Per quanto riguarda la
rete GARR, per la tipologia e il volume di traffico dei nostri utenti non è
ipotizzabile che le tecnologie radio possano soppiantare le infrastrutture in
fibra. L’investimento fatto da GARR per avere fibra ottica di proprietà
garantisce la nostra comunità per i prossimi 15 anni. Sulla nostra
infrastruttura non vediamo limiti all’aumento della capacità nel futuro
prossimo. Già oggi la capacità massima è dell'ordine di 10 Tbps (per coppia di
fibre) e nei prossimi anni arriveremo a 100 Tbps, se non oltre.