fbpx Cassini–Huygens: un sorriso, grazie... | Scienza in rete

Cassini–Huygens: un sorriso, grazie...

Primary tabs

Tempo di lettura: 3 mins

E’ forse la foto spaziale più significativa di tutte. Non è la più bella o colorata e neppure la più appariscente o la più tecnologica. Venne scattata nel 1990 dal Voyager 1 - in quel momento a 6 miliardi di chilometri di distanza dalla Terra - e ci mostra il nostro Pianeta perso nel buio del Cosmo. Un piccolo puntino azzurro grande neppure un pixel che si scorge a malapena su quel fondo di velluto scuro, attraversato da bande più chiare. Siamo sinceri, dal punto di vista fotografico è tutt’altro che un capolavoro. A rendere davvero speciale quel pale blue dot ci ha però pensato la riflessione di chi quell’immagine l’aveva richiesta con insistenza: Carl Sagan.



Alla NASA l’idea dev'essere davvero rimasta nel cuore, tanto che nel settembre del 2006 gli ingegneri responsabili della sonda Cassini hanno fatto il bis e, riprendendo Saturno mentre il disco del pianeta nascondeva il Sole, hanno nuovamente immortalato la Terra. Nulla di più dettagliato della precedente immagine: sempre quel solito insignificante puntino di luce acceso appena al di sopra del sistema di anelli più appariscente del pianeta. Un vero peccato, però, non ci fosse più la fervida fantasia di Sagan a coinvolgerci in nuove suggestioni.
Nei prossimi giorni la sonda Cassini ripeterà quasi identico il suo servizio fotografico. Questa volta, però, i responsabili della missione non ci avviseranno a cose già fatte, ma ci offrono la possibilità di metterci in posa. Per l’occasione è stata indetta una vera e propria giornata commemorativa, The day the Earth smiled, con tanto di sito ufficiale e istruzioni per l’uso. Per chi volesse andare subito al sodo, l’appuntamento è per la tarda serata del prossimo 19 luglio. Verso le 23:30 (ora italiana), osservando verso ovest, si potrà scorgere appena sopra l’orizzonte un astro giallastro: è il pianeta Saturno. Non è poi così difficile, se le nubi non fanno scherzi. A quel punto, guardando verso il pianeta, assumiamo un’espressione il più naturale possibile, magari aiutandoci con il classico cheese. Ecco fatto.
Il 19 luglio, tra le 23:27 e le 23:42, da 1370 milioni di chilometri di distanza la sonda Cassini catturerà ancora una volta l’immagine della Terra. E su quell’immagine stavolta ci saremo anche noi. Non pensiamo di riuscire a scorgere qualcosa di più del solito insignificante mucchietto di pixel azzurrini, ma lasciamoci trasportare dall’appassionante gioco proposto da quell’immagine. Quando la fotografia verrà rilasciata, mettiamola accanto a quella del 1990. Per chi sa ancora stupirsi e giocare con la fantasia non sarà difficile accorgersi che dietro quelle manciate di pixel si nascondono quasi 25 anni della nostra vita. E sarà bello riuscire a scoprire se e quanto è cambiato quel piccolo grumo di polvere che noi chiamiamo casa e quanto sono cambiati i sogni che da sempre accompagnano tutti gli abitanti di questa minuscola scaglia di Universo.

Un gioco banale, forse, ma solo i vecchi non sanno più giocare e sognare. Forse perchè hanno permesso che ai sogni si sostituissero i rimpianti.


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

La COP29 delude. Ma quanti soldi servono per fermare il cambiamento climatico?

Il presidente della COP 29 di Baku, Mukhtar Babayev, chiude i lavori con applausi più di sollievo che di entusiasmo. Per fortuna è finita. Il tradizionale tour de force che come d'abitudine è terminato in ritardo, disegna un compromesso che scontenta molti. Promette 300 miliardi di dollari all'anno per aiutare i paesi in via di sviluppo ad affrontare la transizione, rimandando al 2035 la "promessa" di 1.300 miliardi annui richiesti. Passi avanti si sono fatti sull'articolo 6 dell'Accordo di Parigi, che regola il mercato del carbonio, e sul tema della trasparenza. Quella di Baku si conferma come la COP della finanza. Che ha comunque un ruolo importante da giocare, come spiega un report di cui parla questo articolo.

La COP 29 di Baku si è chiusa un giorno in ritardo con un testo variamente criticato, soprattutto dai paesi in via di sviluppo che hanno poca responsabilità ma molti danni derivanti dai cambiamenti climatici in corso. I 300 miliardi di dollari all'anno invece dei 1.300 miliardi considerati necessari per affrontare la transizione sono stati commentati così da Tina Stege, inviata delle Isole Marshall per il clima: “Ce ne andiamo con una piccola parte dei finanziamenti di cui i paesi vulnerabili al clima hanno urgentemente bisogno. Non è neanche lontanamente sufficiente.