Il 14 marzo scorso il Parlamento Europeo ha suggerito a tutti gli stati membri di optare per impianti di trattamento per l'amianto che ne modifichino la composizione chimica, ma a oggi in Italia, sebbene i brevetti non manchino, impianti di questo tipo non ce ne sono.
Smaltire l'amianto nel nostro Paese significa sostanzialmente sotterrarlo, trasportarlo in siti di stoccaggio, ovvero discariche speciali, dove il materiale viene isolato in celle dedicate e ricoperto con materiali appropriati in modo che non emetta tossicità.
Lo raccontano i dati Inail nel dossier Amianto pubblicato di recente, i quali mostrano che anche se in Italia vige il divieto di utilizzare l'amianto in edilizia dal 1992, siamo ancora ben lontani dal riuscire a estirpare questa fonte altamente tossica per la nostra salute, e anno dopo anno i rifiuti che vengono portati nelle discariche aumentano.
Nel frattempo però le discariche effettivamente attive sono sempre di meno e costruirne di nuove non è certo cosa che si può in breve tempo.
Discarica non significa bonifica
A oggi ancora nessun impianto in vista eppure la legislazione in merito non manca. Il DM 248 del 2004 incoraggia, infatti, la creazione di centri per il trattamento dell'amianto, in due modi: tramite la messa a punto di strutture per trattamenti che riducono il rilascio di fibre cancerogene senza però modificare la struttura cristallografica dell'amianto, e impianti invece che eliminano definitivamente la cancerogenicità del prodotto modificandone la struttura. Questi vengono detti anche impianti di inertizzazione, poiché trasformano l'amianto in composti inerti e tra questi ci sono gli impianti a trattamento chimico e idrotermico e quelli che funzionano tramite processo termico, come gli impianti di litificazione, vetrificazione e ceramizzazione.
Ci sono i brevetti, ma non ancora i progetti
Come raccontano i dati ISS-Assoamianto i brevetti attualmente attivi sono parecchi, ma nessuno in fase di costruzione. E pensare che nel periodo dal 2011 al 2013 i metri cubi di amianto stoccati in discarica sono via via aumentati, e di conseguenza sono diminuite le capacità dei singoli impianti di accogliere ulteriori rifiuti. Nel frattempo le discariche attive sono sempre meno – nel 2011 erano 22 e nel 2013 il numero si è ridotto a 19 – e le possibilità di costruirne a breve di nuove sono – si legge nel dossier – scarse.
A giugno 2013 sarebbero 6 le nuove discariche in attesa di autorizzazione e 5 quelle che avrebbero richiesto l’ampliamento della loro struttura. Tuttavia, secondo Inail a ben vedere solo quelle richieste come ampliamento delle strutture già esistenti pare sarebbero realisticamente realizzabili nel prossimo futuro con una volumetria complessiva stimata di soli 228.211 metri cubi, grosso modo i metri cubi accettati in tutta Italia nel 2011.
E geograficamente pare saranno le regioni del Centro a offrire una maggior disponibilità.
Solo una discarica su quattro è attiva
Precisamente 19 siti in esercizio su un totale di 73, di cui 42 chiusi, 6 in sospeso e 6, appunto, in attesa di autorizzazione. Eppure i siti contaminati individuati nel 2013 non sono pochi e interessano da nord a sud tutto lo stivale. La maglia nera va alle Marche con 14816 siti antropici contaminati, un numero altissimo se consideriamo che il secondo in classifica – la Provincia Autonoma di Bolzano – ne conta “solo” 3872.
Ancora molte le scuole contaminate
Nella categoria di edifici pubblici e privati a più alto rischio, al primo posto ci sono ancora una volta le scuole che rappresentano un terzo degli edifici contaminati con 116 siti su 319. Un lavoro sempre più urgente, quello della bonifica dei siti, e che per quanto riguarda le scuole si spera rientrerà all'interno di quel miliardo di euro per l'edilizia scolastica annunciato dal MIUR (ne abbiamo parlato qui). Dopo le scuole gli uffici delle pubbliche amministrazioni e le strutture sanitarie, ivi comprese le case di riposo.
I rifiuti previsti in arrivo nelle discariche nel prossimo futuro non saranno dunque pochi. Ma a oggi le discariche italiane saranno in grado di far fronte alla massa di rifiuti prodotti dalla auspicata messa in sicurezza delle aree ricche di amianto?
La risposta di Inail è negativa: per quanto si rispettino le condizioni di sicurezza, discarica non significa bonifica e nemmeno risoluzione del problema. Tuttavia il lato positivo c'è: i brevetti ci sono.
La ricerca italiana non sembra dunque impreparata ad accogliere i suggerimenti del Parlamento