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Fondi militari: quelle risorse intoccabili

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Leggendo la finanziaria dell’attuale governo ci si accorge di come il settore della difesa continui a godere di una sorta di scudo che lo protegge da ogni cambiamento e che impedisce ogni tentativo di razionalizzare la spesa. Certo la nomina a Ministro della Difesa di un ammiraglio non faceva presagire alcunché di buono nell’ottica di un eventuale taglio al settore bellico.
Come si sa alla definizione delle spese militari italiane partecipano vari attori istituzionali:

  • il Ministero della Difesa ha il compito di definire tutte le spese necessarie a mantenere in efficienza il settore. I fondi gestiti dal ministero coprono il pagamento degli stipendi, la manutenzione dei mezzi acquisiti e l’acquisto di una parte dei sistemi d’arma;
  • il Ministero dello Sviluppo Economico (MSE) finanzia gran parte delle acquisizioni dei sistemi d’arma;
  • il Ministero dell’Economia e Finanze (MEF) finanzia le missioni all’estero.
  • lo Stato Maggiore stabilisce i programmi sulla base di strategie che tengono conto delle così dette minacce esterne e degli obiettivi di proiezione di potenza.

Va detto che, per rendere trasparente ed efficiente il settore della difesa, tutti i fondi dovrebbero essere destinati a un unico soggetto istituzionale, sia per migliorare la gestione sia per avere un quadro chiaro di riferimento.

La spesa militare italiana

Lo stanziamento complessivo, ascritto per il 2012, al Ministero della Difesa1 è pari a 21.342 milioni di €, in aumento di 785,2 milioni di €, pari allo 3,82% del totale, rispetto al 2011. Esso si compone di più voci:

  • funzione difesa, che riguarda le componenti terrestri, aeree e navali delle forze armate, e ammonta a 14.993,2 milioni di €, segnando un aumento di 632,9 milioni di € pari al 4,41% del totale rispetto al 2011;
  • funzione sicurezza del territorio, che riguarda l’arma dei carabinieri per le attività che ricadono all’interno delle competenze del dicastero della Difesa, che ammonta a 5.892,9 milioni di €, con un aumento di 123,1 milioni di € pari al 2,13% in più rispetto al 2011;
  • funzioni esterne, cioè quelle attività non direttamente collegate con i compiti istituzionali di difesa come l’approvvigionamento idrico per le isole minori o voli di Stato, ammonta a 99,9 milioni di €, segnando una contrazione di 0,7 milioni di €, pari al – 0,72%, rispetto al 2011;
  • trattamento di ausiliaria, cioè il trattamento di quiescenza del personale che ha cessato il servizio permanente ed è collocato in ausiliaria, prima che il relativo onore sia assunto dagli organi previdenziali, è pari ha 355,9mln di €, e  segna un aumento di 29,8 milioni di € pari a incremento dello 9,15% rispetto al 2011.

La funzione difesa si suddivide in tre voci: personale, esercizio e investimento; la ripartizione ottimale dei fondi si ha nel momento in cui essi risultino assegnati per il 50% al personale e per il restante 50% all’esercizio e investimento.
Nella tabella sottostante sono riportate le varie voci che compongono la funzione difesa e gli importi relativi al 2011 e al 2012.

SettoriEsercizio finanziario 2011Esercizio finanziario 2012Variazione monetariaVariazione %
Personale9.462,39.555,7+ 93,40,99
Esercizio1.444,21.512,4+ 68,14,72
Investimento3.453,73.925,1+ 471,413,65
Totale14.360,214.993,2+ 632,94,4
Dati ottenuti dalla Nota integrativa al disegno di legge di Bilancio del Ministero della Difesa per l’anno 2012. Le cifre sono in milioni di €. Questi dati non tengono in considerazione gli effetti dei decreti-legge n. 98/2011 e n.138/2011

Come si nota dalla tabella le spese militari italiane sono in gran parte assorbite dai costi per il personale.

Esercizio: con tale termine si indicano tutti i costi sostenuti per il funzionamento delle forze armate, incluse le spese per l’addestramento, per la manutenzione dei mezzi e dei materiali, per le infrastrutture, il casermaggio e altre spese minori. La partecipazione alle missioni internazionali ha notevolmente incrementato l’usura dei mezzi che richiedono manutenzioni sempre più particolareggiate e approfondite, ma la maggior parte delle volte non possono essere effettuate, per mancanza fondi. Nei rapporti degli anni passati, lo Stato maggiore evidenzia come i tagli costanti apportati a tale voce mettano a repentaglio il corretto funzionamento dei mezzi e l’addestramento del personale da inviare in missioni di pace. La componente politica, come evidenziano i tagli, ha preferito non ascoltare tali preoccupanti voci, privilegiando la via dell’acquisizione di nuovo armamento anziché quella della manutenzione. Per la prima volta da parecchi anni questa voce ha ottenuto un aumento dei fondi, certo i tagli lineari degli anni passati avevano ridotto la manutenzione dei mezzi all’osso e il lieve incremento fatto registrare non basta a colmare le deficienze accumulatesi in anni di sottofinanziamento. Dopo tutto bisogna ricordare che nella nota aggiuntiva alla difesa per il 2011, in riferimento ai tagli, leggiamo: “[…]va evidenziato che le organizzazioni quali la NATO e l’Unione Europea fissano precisi standard qualitativi, addestrativi e di efficienza da conseguire e mantenere per i reparti e le unità specificamente richieste o che ciascuna nazione partecipante, sulla base di intese e accordi periodici, rende disponibili. Il mantenimento di questi standard internazionalmente riconosciuti è conseguito con attività specificatamente definite e finalizzate a garantire la piena integrazione e l’immediata interoperabilità dei reparti nei dispositivi multinazionali, attività queste che devono essere preparate e sostenute nel tempo. Stante il livello di risorse previsto per il triennio 2011-2013, in assenza di specifici interventi, la prontezza operativa dello Strumento militare rimarrà al livello minimo necessario per far fronte agli impegni internazionali, con il rischio di veder aumentare le criticità che la caratterizzano”.

Investimento: con questa voce si coprono le spese per l’acquisizione dei sistemi d’arma. Negli ultimi anni il nostro Paese si è lanciato in una serie di programmi di acquisizioni di dubbio valore strategico. Un esempio su tutti è il programma F – 35 JSF, che sta subendo numerose critiche anche dal Pentagono. Il programma ha un costo finale ancora definito, che dovrebbe ammontare a 15 miliardi di € a cui vanno aggiunti:

  • 795,6 milioni di euro per la costruzione del Centro FACO a Cameri (Novara);
  • 1.028 milioni di dollari per la fase di sviluppo;
  • 900 milioni di euro per la fase di preindustrializzazione2.

Oltre ai costi proibitivi, che diventano davvero insensati in un periodo di grave crisi economica, qualcuno dovrebbe avere la bontà di spiegare cosa se ne fa l’Italia di 131 caccia bombardieri, con capacità di trasportare armi nucleari e studiati per ottenere la superiorità aerea in uno scenario bellico3? Il nostro Paese è impegnato, da anni, in missioni di Peacekeeping in cui un mezzo come questo non ha alcun senso operativo. Purtroppo, durante la puntata di “In mezz’ora” del 15 Gennaio, l’attuale Ministro della Difesa ha dato più l’impressione di voler ritardare i pagamenti, facendo slittare le consegne, anziché cancellare il programma4.
Per quanto riguarda i caccia interdittori noi già lì possediamo e si tratta degli EFA; aerei che hanno avuto un costo enorme e che al momento risultano fermi negli hangar a causa dei pochi fondi disponibili.
Per il 2012 il dicastero dell’economia e finanza stanzierà:

  • 1.400 milioni di € per la prosecuzione delle missioni di pace internazionali
  • 143,1 milioni di € si trovano nel fondo per le spese di organizzazione e finanziamento dei servizi di sicurezza. Tale cifra include le spese riservate.

Il Ministero dello Sviluppo Economico destinerà:

  • 1.538,6 milioni di € a interventi agevolativi per il settore aeronautico;
  • 135 milioni di euro a interventi per lo sviluppo e l’acquisizione delle unità navali della classe FREMM5.

Fatte le dovute somme il settore della difesa gode di stanziamenti pari a 24.888,4 milioni di €.
Conclusioni.
In tempo di crisi economica, quando a essere colpiti sono i ceti più poveri della popolazione, lo Stato dovrebbe prestare maggior attenzione a come si allocano i fondi. So bene che le spese militari non si possono eliminare da un giorno all’altro, quello che però mi auguravo era che il nuovo governo iniziasse un processo di razionalizzazione della spesa non basato su tagli lineari. Purtroppo a tutt’oggi non si è andati oltre le mere promesse.

1Dati ottenuti consultando la Nota integrativa al disegno di legge di Bilancio del Ministero della Difesa per l’anno 2012 gratuitamente scaricabile da internet; se invece si vuole avere una visione più sintetica si può consultare la contromanovra di sbilanciamoci disponibile gratuitamente sul sito www.sbilanciamoci.info.
2Per i costi del programm F – 35 JSF, cfr. Nota Aggiuntiva allo stato di Previsione per la Difesa per l’anno 2011, gratuitamente scaricabile da internet.
3Sugli F – 35 ottimi studi li sta conducendo archivio disarmo, il quale sta anche portando avanti una campagna contro l’acquisizione di questo strumento bellico del tutto inutile per il nostro Paese.
4Forse perché, come ha giustamente sottolineato la giornalista, il Ministro della Difesa è stato l’ammiraglio che più ha spinto affinché l’Italia entrasse a far parte del programma JSF.
5Le cifre sono state ottenute consultando la Tabella E della manovra finanziaria l. 183/2011, per avere un quadro sintetico sul settore della difesa cfr. la manovra di sbilanciamoci disponibile sul loro sito internet.

SIPRI Yearbook 2011 Armaments, Disarmament and International Security, Oxford University Press, Stoccolma 2011.
Nota aggiuntiva allo stato di previsione per la Difesa per l’anno 2011, presentata al Parlamento dal ministro della difesa on. Ignazio La Russa.
Legge di Stabilità (ex Finanziaria) 2012 183/2011
Rapporto di Sbilanciamoci sulla finanziaria 2012.
Links:
www.governo.it
www.sbilanciamocci.info
www.camera.it


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