fbpx Città della Scienza di Roma: lieto fine in vista | Scienza in rete

Città della Scienza di Roma: lieto fine in vista

Primary tabs

Read time: 3 mins

Piccoli musei scientifici, di qualità, già esistono a Roma, ma spesso sono poco noti, poco valorizzati, e restano esclusi dal grande circuito turistico più classico. Altri sono da tempo in gestazione ma la carenza di risorse adeguate e di giusta lungimiranza politica ne fanno dei progetti di serie B.
Eppure la fame di scienza è alta da sempre, e viene registrata puntualmente ogni volta che la città organizza mostre ben fatte su temi anche apparentemente di nicchia. Ciò che certamente manca alla capitale d’Italia è una città della scienza vera e propria, una struttura di nuova generazione al pari – se non migliore – di quelle da decenni già presenti nelle principali metropoli europee e internazionali. Da lungo tempo Roma riflette e lavora per dotarsi di una struttura all’altezza del suo ruolo, e nonostante a inizio millennio ci sia andata molto vicina, fino ad oggi non si è mai giunti ad un risultato compiuto.

Finalmente, però, i tempi sono maturi per portare a buon fine l’iniziativa. Partendo dall’ottima esperienza avviata in passato, Roma potrà progettare una realtà davvero innovativa, un luogo che sia anche spazio sociale e che renda più fruibile, quindi che potenzi, la cultura scientifica. Lo farà sfruttando anche ciò che altre città non possiedono, ossia quel patrimonio archeologico e artistico che rende la capitale italiana unica.
Nel 1998, un enorme impulso al progetto iniziale derivò dalla lungimiranza e dalla volontà di una figura di spicco come quella di Antonio Ruberti, che creò uno specifico settore della Sovrintendenza comunale dedicato ai Musei Scientifici e all'avanzamento della cultura scientifica, nominò una commissione di esperti di altissimo livello per delineare le linee guida del progetto e approntò un procedimento amministrativo caratterizzato da una stringente logica operativa. Tutt’oggi, l’iter procedurale seguito allora resta un esempio di buona pratica e un patrimonio a cui attingere con generosità.
L’importante novità delle ultime ore è l’identificazione di una location disponibile, che ospiterà la struttura all’interno di un’area più ampia, protagonista di un progetto articolato di rigenerazione urbana. In passato, un punto di impasse fu proprio la mancata disponibilità di uno spazio adatto.
La Città della Scienza di Roma sorgerà al posto di una ex caserma, un tempo sede di un centro produttivo di materiale elettronico e di precisione, in zona Flaminio, un’area cittadina di grande fascino, che già vanta importanti presenze culturali come l’Auditorium e il MAXXI. Qui, 27mila metri quadrati saranno destinati agli spazi espositivi che si conta di inaugurare entro il 2017.
Nella progettazione della struttura, oggi come in passato, si inizierà dai contenuti, per dedicarsi solo in un secondo tempo alla veste architettonica.
La museologia scientifica a cui fare riferimento per la pianificazione di una nuova struttura è quella che valuta realisticamente gli obiettivi, misurando l’impatto di un nuovo museo su più fronti: personale, sociale, politico, economico. La ECSITE (European Network of Science Centres and Museums) ha raccolto studi che quantificano l’influsso di simili centri museali, in termini di potenziamento e diffusone della cultura scientifica, di impatto durevole sul comportamento e sulle attitudini dei visitatori rispetto ai temi trattati, sull’apprendimento intergenerazionale e sul miglioramento del rapporto fra pubblico e comunità scientifica.

La Città della Scienza di Roma sarà di un polo scientifico di rilevanza internazionale in grado di accogliere, esporre e rendere accessibile al grande pubblico il sapere scientifico e tecnologico in tutte le sue evoluzioni e articolazioni, ma anche di promuovere la conoscenza scientifica, di sperimentarla e di diffonderla, stimolando la curiosità dei giovani e risvegliando l'interesse delle generazioni adulte. Insomma, una Città della Scienza per tutti.


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Trump mette il miliardario Isaacman a dirigere la NASA. Cosa succederà?

Rompendo la tradizione che vuole che la scelta dell’Amministratore della NASA cada su un politico oppure su un astronauta di lungo corso, Trump ha nominato un miliardario di 41 anni che è stato nello spazio due volte come astronauta privato. Ecco la storia rocambolesca di questo outsider che probabilmente ci stupirà. Nell'immagine, l’equipaggio di Inspiration4 da sinistra Chris Sembroski, Sian Proctor, Jared Isaacman e Hayley Arceneaux, la prima astronauta con una protesi.  (credito Inspiration4)

Tra le nomine annunciate della prossima amministrazione Trump ce n’è una assolutamente fuori dagli schemi che però sta ricevendo apprezzamenti da più parti. Rompendo la tradizione che vuole che la scelta dell’Amministratore della NASA cada su un politico oppure su un astronauta di lungo corso dell’agenzia, il presidente eletto ha annunciato che la poltrona sarà occupata da Jared Isaacman, un imprenditore miliardario di 41 anni, che è stato per due volte nelle spazio come astronauta privato.