fbpx Issues Brief - Green Jobs and social inclusion | Scienza in rete

Issues Brief - Green Jobs and social inclusion

Primary tabs

Read time: 2 mins

Il documento Rio 2012 Issues Brief 7  guarda ai lavori green cercando sinergie tra questioni occupazionali, energetiche e ambientali.

Nonostante gli obiettivi dichiarati in passato (Millennium Developmente Goals) di ragggiungere occupazione piena e produttiva per tutti, l'attuale tendenza va nella direzione opposta. Anche a causa della crisi finanziaria, il mercato del lavoro è recentemente deteriorato, e un maggior numero di lavoratori vive in estrema povertà.
Spesso la creazione di green job è vista come un beneficio collaterale all'applicazone di politiche ambientali e non come obiettivo primario. La maggior parte degli impegni sono a livello nazionale e il dibattito è focalizzato sul settore energetico attraverso sussidi e incentivi.
Paradossalmente il supporto alle energie pulite può risultare però in una perdita di opportunità di lavoro. Per le rinnovabili, il fattore di occupazione per ogni milione di dollari spesi è di 1.6/6.5 posti di lavoro, più basso che nella maggior parte degli altri settori.
Emergono comunque anche aspetti positivi: efficienza energetica competitiva, biocarburanti, soluzioni contro la povertà. I programmi contro la povertà creano circa 1000 posti di lavoro per milione di dollari spesi, molto più che i programmi per le energie pulite.
Un report UNEP/ILO stima che nel mondo i posti di lavoro green possano passare da 2.3 a 20 milioni dal 2006 al 2030 con un aumento di 750.000 all'anno (59% in biocarburanti, 31% in fotovoltaico). Considerando il costo crescente dell'energia il tasso netto di crescita occupazionale a livello globale sarà minore, ma comunque potenzialmente sostanziale.
Alcune nazioni ne beneficeranno più di altre. Dipenderà dalla produzione nazionale, dal livello di ricerca e sviluppo, dalle risorse naturali, dalle politiche energetiche ed economiche. I lavori green non potranno però rappresentare da soli una risposta alla sfida di creare 63 milioni di posti di lavoro ogni anno fino al 2050.

Articoli correlati

Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

La salute di giovani transgender in mani transfobiche?

A metà maggio il ministro della Salute e la ministra della Famiglia, natalità e pari opportunità hanno firmato un decreto che istituisce un tavolo congiunto sulla disforia di genere i cui 29 membri dovranno effettuare «una ricognizione delle modalità di trattamento». Un paio di giorni dopo la ministra ha esplicitato che per lei l’identità sessuale deve rimanere binaria, come vuole la biologia, dimostrando di ignorare quello che la biologia riconosce da tempo: un ampio spettro di identità di genere. Abbastanza per temere che l’approccio di lavoro di questo tavolo possa essere guidato più dall’ideologia che dalla ricerca scientifica.

Crediti: Foto di Katie Rainbow/Unsplash

Suona davvero un po’ beffardo. Solo pochi giorni fa il ministro della Salute Orazio Schillaci e la ministra della Famiglia, la natalità e le pari opportunità Eugenia Roccella hanno firmato un decreto che istituisce un tavolo tecnico di approfondimento sulla disforia di genere «per una ricognizione delle modalità di trattamento di tale condizione nel territorio nazionale».