fbpx LHC: obiettivo raggiunto, per il 2010 | Scienza in rete

LHC: obiettivo raggiunto, per il 2010

Primary tabs

Read time: 3 mins

Nella notte tra mercoledi' 13 e giovedì 14 ottobre l'obiettivo principale per il 2010 per l'operazione con protoni del Large Hadron Collider (LHC- grande collisore di adroni) al CERN (il Centro Europeo di Fisica delle Particelle situato vicino a Ginevra al confine tra la Francia e la
Svizzera) è stato raggiunto con due settimane di anticipo: è stata ottenuta una luminosità di picco di 1032 cm-2s-1.

La luminosità di picco è uno dei parametri fondamentali per caratterizzare le prestazioni di un collisore dal momento che il numero di collisioni visibili dagli esperimenti per unità di tempo è direttamente proporzionale alla luminosità.

Alla luminosità di 1032 cm-2s-1 il numero di collisioni "interessanti" per unità di tempo è di qualche milione per secondo. A questo passo, nel 2011, sarà possibile accumulare una messe di dati corrispondente (in termini di potenziale di scoperta per la fisica delle particelle) a parecchi anni di operazione del Tevatron, il collisore del Fermilab, il Centro di Ricerca di Fisica delle Particelle dedicato ad Enrico Fermi, situato vicino a Chicago negli Stati Uniti. Questo grazie alla più alta energia di collisione raggiunta all'LHC (7 milioni di milioni di elettron-volt rispetto a meno di 2 milioni di milioni elettron-volt al Tevatron).

L'impressionante progressione delle prestazioni dell'LHC (la luminosità è stata aumentata di più di centomila volte dalla fine del mese di marzo quando si sono registrate le prime collisioni ad un energia di 7 milioni di milioni di eletron-volt) è la conseguenza dell'elevatissima qualità del campo magnetico generato dai magneti superconduttori, dell'affidabilità degli impianti criogenici che mantengono i magneti alle bassissime temperature richieste (-271 gradi centigradi) per l'operazione in regime superconduttivo, dell'accuratezza  dei modelli teorici della macchina e dei controlli del fascio, della precisione della strumentazione necessaria per misurare le proprietà dei fasci di particelle.

La luminosità della macchina dipende fortemente dalla capacità di massimizzare la brillanza (ovvero la densità trasversa di particelle) nei fasci. Già da alcuni anni i fisici del CERN hanno dimostrato che la catena di acceleratori che alimentano l'LHC può produrre fasci di estrema brillanza (superiore a quella inizialmente prevista nella fase di progetto) e nell'ultimo mese considerevoli progressi sono stati fatti nella preservazione di tale brillanza nell'LHC superando le più ottimistiche previsioni a meno di un anno dall'inizio dell'operazione della macchina.

La luminosità di un collisore dipende anche dal numero di protoni che vengono fatti circolare nella macchina. Gli attuali record di luminosità sono stati ottenuti con fasci di protoni composti da più di 35 milioni di milioni di protoni. L'energia immagazzinata in tali fasci (20 milioni di joule) è tale da poter fondere circa 30 kg di rame ed è per di più concentrata nella piccola sezione trasversa del fascio (inferiore al millimetro quadrato). Per imbrigliare questa densità
elevata di energia all'interno dei 27 km di camera a vuoto (alla temperatura di -250 C) sono ovviamente necessari precisi sistemi di misura e di controllo del fascio.

Il raggiungimento di questo arduo obiettivo con due settimane di anticipo rispetto al previsto costituisce un motivo di orgoglio per i gruppi di fisici, ingegneri e tecnici che hanno contribuito al progetto e fa ben presagire per l'operazione nel 2011. Le due settimane che rimangono saranno dedicate ad aumentare ulteriormente le prestazioni della macchina e nel mese di novembre fasci di ioni piombo verranno iniettati ed accelerati per la prima volta nell'LHC.


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Il nemico nel piatto: cosa sapere dei cibi ultraprocessati

Il termine "cibi ultraprocessati" (UPF) nasce nella metà degli anni '90: noti per essere associati a obesità e malattie metaboliche, negli ultimi anni si sono anche posti al centro di un dibattito sulla loro possibile capacità di causare dipendenza, in modo simile a quanto avviene per le sostanze d'abuso.

Gli anni dal 2016 al 2025 sono stati designati dall'ONU come Decennio della Nutrizione, contro le minacce multiple a sistemi, forniture e sicurezza alimentari e, quindi, alla salute umana e alla biosfera; può rientrare nell'iniziativa cercare di capire quali alimenti contribuiscano alla salute e al benessere e quali siano malsani. Fin dalla preistoria, gli esseri umani hanno elaborato il cibo per renderlo sicuro, gradevole al palato e conservabile a lungo; questa propensione ha toccato il culmine, nel mezzo secolo trascorso, con l'avvento dei cibi ultraprocessati (UPF).