fbpx Libertà di ricerca e responsabilità | Scienza in rete

Libertà di ricerca e responsabilità

Primary tabs

Read time: 2 mins

La libertà è un elemento fondamentale della ricerca. E' connaturata alla scienza e all'indagine scientifica. La nostra stessa Costituzione recita, all'articolo 33: "L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento". Proprio la "libertà accademica" è il tema di un documento diffuso a fine 2010 da LERU, la Lega Europea delle Università di Ricerca che riunisce 22 Università europee tra le più prestigiose e gloriose come Cambridge, Oxford, Lovanio (http://www.leru.org), a elevata intensità di ricerca (vedi documento correlato). L'Italia è rappresentata all'interno di LERU dall'Università degli Studi di Milano.

Ma cosa significa "libertà accademica", oggi, nel XXI secolo e all'alba del Terzo Millennio? Significa, innanzitutto, responsabilità. Nella ricerca scientifica non può esistere libertà senza responsabilità. LERU sviluppa la propria riflessione proprio su questo concetto: responsabilità delle proprie azioni, che significa trasparenza e rendere conto di ciò che si fa, ossia di come si utilizza la libertà. Diversamente da quanto spesso si intende, "la libertà non è uno spazio libero", come cantava Giorgio Gaber. Liberta è anche partecipazione, ai problemi e alle responsabilità della società.

Nel settore biomedico, in particolare, libertà di ricerca significa trasparenza, responsabilità, disponibilità dei dati generati nell'interesse comune, per la salute di tutti. Ma significa anche ricerca clinica indipendente. E' essenziale, infatti, che accanto alla ricerca sponsorizzata e sostenuta da interessi industriali e farmaceutici - peraltro assolutamente legittimi - vi sia una forte ricerca, transazionale e clinica, indipendente. Un elemento, questo,fondamentale. La ricerca clinica infatti è estremamente costosa, e non può esservi libertà nell'interesse dei pazienti se il sistema di ricerca pubblico, italiano ed europeo, non sostiene questo tipo di ricerca indipendente con finanziamenti adeguati a suoi costi reali. 

Articoli correlati

Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Allarme AIFA sull’antibioticoresistenza, rischia di diventare la prima causa di morte in Italia

Immagini e testi della campagna dell'ECDC sull'uso corretto di antibiotici

In occasione della Giornata europea degli antibiotici, il 18 novembre, l’AIFA ha reso pubblico un dossier che denuncia nuovamente il grave rischio dell’antibioticoresistenza, che ci lascia privi di armi per combattere infezioni pericolose. Tra le cause il consumo improprio ed eccessivo di antibiotici, che vede l’Italia messa tra i peggiori in UE: oggi consumiamo più antibiotici e abbiamo più decessi legati a infezioni da batteri resistenti di qualsiasi altro paese europeo. E nell’ultimo anno il consumo di antimicrobici è aumentato del 6,3%. Nell'immagine: campagna ECDC sull'uso corretto di antibiotici.

Iniziamo dai numeri, tratti dal dossier sull'antibioticoresistenza pubblicato da AIFA nella giornata mondiale degli antibiotici, che si celebra il 18 novembre di ogni anno (puoi leggere in calce all'articolo la versione completa del rapporto, mentre nel sito Epicentro dell'Istituto Superiore di Sanità trovi le iniziative relative alla giornata e settimana mondiale d