È
ufficiale. Il più grande acceleratore di particelle del mondo, il Large Hardon
Collider (Lhc), ha già un erede: l’International Linear Collider (Ilc). Dopo il bosone
di Higgs, i fisici del Cern hanno avuto l’ok per procedere con la costruzione
del nuovo acceleratore, il cui scopo sarà quello di approfondire e ultimare le
scoperte avutesi con il Large Hardon Collider, aprendo così le porte a quella
che in molti definiscono la “nuova fisica”.
Infatti,
l’International Linear Collider sarà utilizzato per definire le “lacune” del
modello standard, con il quale si delineano tre delle quattro forze fondamentali
note: le interazioni forti, elettromagnetiche e deboli, assieme a tutte le particelle
elementari correlate. Le sue congetture però, nonostante siano state per lo più
verificate e accettate, e che fungono da teoria quantistica dei campi, non
includono la forza gravitazionale, per la quale, a oggi, non sussiste una
teoria quantistica coerente. Pertanto, non può essere ritenuto un modello completo
delle interazioni deboli, non prendendo in considerazione, inoltre, l’esistenza
della materia oscura che rappresenta, in gran parte, la materia stessa dell’universo.
L’Ilc, a
differenza dell’Lhc, sarà dotato di un’energia più o meno ridotta, circa un
quattordicesimo dell’energia di collisione del precedente acceleratore. In
aggiunta, rispetto al Large Hardon Collider, in cui l’energia si suddivide
equamente tra tutte le componenti degli androni, qui l’energia che sarà
impiegata dagli elettroni per la collisione è quella totale. Le collisioni, di
conseguenza, saranno soggette a un minor numero di disturbi, in modo da
ottenere misurazioni delle particelle decisamente più precise. In effetti, entrambi
gli acceleratori risultano speculari. Ma come è
fatto l’International Linear Collider?
L’Ilc è
costituito da due acceleratori lineari paralleli, ciascuno lungo trentuno
chilometri, dove sono in grado di scontrarsi fasci di elettroni (o positroni) al
centro, a temperature che sfiorano lo zero assoluto. Ciò significa che sarà una
macchina fondamentale, poiché in essa viaggeranno abbondanti fasci di
particelle, contenenti circa venti miliardi di elettroni (o positroni)
ciascuno, incamerati in un’area talmente ristretta che è addirittura paragonabile
a un capello umano. Il gran numero di collisioni che saranno prodotte, si verificheranno
a un ritmo di settemila particelle al secondo e all’energia di cinquecento
miliardi di elettronvolt (500 GeV), generando, così, nuove particelle. Il
progetto, che consta di cinque volumi, è stato presentato il 12 giugno 2013 a
Tokyo, al Cern di Ginevra e nel Fermilab
di Batavia, e coinvolge una squadra di ricerca internazionale che comprende
oltre mille tra ricercatori e ingegneri appartenenti a più di cento Università
e laboratori di circa venti Paesi.
La
collaborazione Linear Collider ha scelto come sito il Kitami, catena montuosa
al nord del Giappone, all’interno della prefettura di Iwate, poco distante dalla
prefettura di Miyagi, epicentro del terremoto di Tohoku del 2011.
La località,
dall’aspetto lussureggiante e degno di nota, è caratterizzata da diversi
vantaggi geologici, tra cui la stabilità verso i terremoti. Nonostante sia
molto vicino alla zona in precedenza colpita dal sisma e dal successivo
tsunami, il Kitami è protetto naturalmente dalle montagne. In più, nelle
vicinanze dell’Ilc, sono presenti le principali linee di trasporto ferroviarie
che collegano la capitale giapponese alla costa settentrionale. Sendai,
capoluogo di Miyagi e sede della Tohoku University, è a solo dieci minuti di
treno. Sorprendente,
poi, è il comitato di sostegno per l’Ilc fondato dai residenti di Iwate e
Miyagi, i quali nell’ultimo anno hanno ospitato i fisici del luogo per offrire
lezioni pubbliche riguardanti il futuro acceleratore, nonché corsi di lingua
giapponese in inglese, cinese e coreano. A queste iniziative si aggiungono i
dettagliati volantini contenenti un elenco dei diversi modi per raggiungere il
sito dell’Ilc, tempo incluso.
Il
progetto, che avrà un costo complessivo di circa dieci miliardi di dollari,
sarà realizzato nel 2015 e secondo Tim Meyer, responsabile della pianificazione
strategica e comunicativa di TRIUMF (Laboratorio Nazionale del Canada per le
particelle e per la fisica nucleare), l’Ilc sarà una “fabbrica di Higgs” e
potrebbe essere in grado di rivelare i misteri della prima particella della Natura
di spin - zero. Hitoshi
Murayama, professore di fisica all’Università di Berkley, afferma, inoltre, che:
“Il principale problema è questo: abbiamo mai visto una particella elementare
senza spin? Tutte le particelle hanno spin. Il bosone di Higgs potrebbe avere
effetti concreti, ma sta girando in
dimensioni dello spazio che non possiamo
vedere. Abbiamo davvero bisogno di conoscere la reale natura e il contesto di
questa particella appena scoperta”. Ed è proprio per rispondere a questa e ad
altre domande che il Large Hardon Collider sarà affiancato dall’acceleratore
lineare. Non a
caso “L’Ilc potrebbe aiutarci a realizzare il sogno di Einstein di unire tutte
le teorie della fisica”, sostiene Brian Foster, Direttore Europeo per l’Ilc. Era,
infatti, il lontano 1916, quando il giovane Albert Einstein si accingeva a
ultimare il suo programma ionico: unificare il campo gravitazionale e il campo
magnetico in una sola, portante teoria.
E forse, dopo circa un secolo, il sogno del lungimirante Einstein sta per diventare realtà.
Mariarosaria Mazzacane