fbpx Neutrini e lezioni filosofiche dimenticate | Scienza in rete

Neutrini e lezioni filosofiche dimenticate

Primary tabs

Tempo di lettura: 2 mins

C’era un tempo in cui filosofia e scienza dialogavano in modo fruttuoso e i fisici (scienziati) sapevano di filosofia, anzi co-costruivano la filosofia della scienza (ricordate che dissero Ernst Mach, Pierre Duhem, Henri Poincaré, Norman Campbell, Percy Bridgman, Heinrich Hertz, Hermann von Helmholtz, Albert Einstein, Niels Bohr ecc.?). Poi venne il tempo in cui le discipline si separarono e nulla fu più come prima. Specie in Italia, quando la filosofia divenne storia della filosofia e i filosofi della scienza divennero storici della filosofia della scienza proposta dagli anglosassoni alcuni anni prima. Così cominciammo a parlare soprattutto di Karl Popper che, nelle mani di divulgatori superficiali e poco inclini alla creatività filosofica, divenne una specie di macchietta valida per ogni stagione; uno per il quale la scienza era unicamente falsificazione: tu hai una teoria scientifica (la relatività ristretta), trovi un risultato sperimentale (i neutrini che vanno più veloci della luce) e la teoria è falsificata. Amen.

Eppure le cose sono più sofisticate, come ci insegnò Pierre Duhem nel suo La théorie physique son objet et sa structure del 1906. Eppure non tutto è falsificazione. Non tutto è modus tollens, ossia quell’inferenza logica per la quale se T (teoria) implica p (conseguenza empirica) e p non si dà (l’esperimento dice no), allora T è falsificata. Tra l’altro, il modus tollens, per gli amanti delle curiosità, non fu inventato né da Popper, né dai popperiani italiani, ma è un modo valido di ragionare noto fin dall’inizio della storia della logica e usato lungo tutti i duemila e passa anni del cammino del pensiero che ha portato alla scienza (alla fisica) di oggi.

Ebbene Duhem, peraltro un fisico che si occupò soprattutto di idrodinamica e termodinamica (ricordate l’equazione di Gibbs-Duhem e l’equazione di Duhem–Margules?), nel libro su citato scrive a chiare lettere che mai una teoria scientifica è messa alla prova da sola. In realtà, vi è un intero corpus di sapere che è in gioco in un esperimento (la teoria in oggetto, le teorie che rendono conto del funzionamento di tutte le parti dell’apparato sperimentale, la teoria dell’errore e la statistica con cui si elaborano i dati, l’apparato sperimentale ecc.). Questo significa, continua Duhem, che sarebbe naïve pensare che, in caso di risultato sperimentale negativo, si debba immediatamente “scagliare la freccia del modus tollens” contro la teoria in oggetto. In realtà, prima di parlare e di azzardare un giudizio, si dovrebbero analizzare e controllare tutte le componenti del corpus di sapere in questione, apparato sperimentale incluso.

Certo, Duhem faceva filosofia quando diceva questo; ma forse un pizzico di filosofia, se ben fatta, non sarebbe male nemmeno ai giorni nostri, così apparentemente smaliziati. 


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Siamo troppi o troppo pochi? Dalla sovrappopolazione all'Age of Depopulation

persone che attraversano la strada

Rivoluzione verde e miglioramenti nella gestione delle risorse hanno indebolito i timori legati alla sovrappopolazione che si erano diffusi a partire dagli anni '60. Oggi, il problema è opposto e siamo forse entrati nell’“Age of Depopulation,” un nuovo contesto solleva domande sull’impatto ambientale: un numero minore di persone potrebbe ridurre le risorse disponibili per la conservazione della natura e la gestione degli ecosistemi.

Nel 1962, John Calhoun, un giovane biologo statunitense, pubblicò su Scientific American un articolo concernente un suo esperimento. Calhoun aveva constatato che i topi immessi all’interno di un ampio granaio si riproducevano rapidamente ma, giunti a un certo punto, la popolazione si stabilizzava: i topi più anziani morivano perché era loro precluso dai più giovani l’accesso al cibo, mentre la maggior parte dei nuovi nati erano eliminati.