Lo scorso anno le polveri sottili hanno sforato la soglia limite di 50 microgrammi per 80 giorni a Milano, che insieme a Torino è la capitale dell’inquinamento dell’aria in Italia. Apparentemente un buon risultato, se si paragonano questi valori con i 120 giorni del 2011 e i 100 del 2012! Non è però il caso di rallegrarsi troppo, perché valori simili erano stati già registrati nel 2010 (circa 80 giorni di sforamento), suggerendo che gli anni favorevoli siano legati alle condizioni atmosferiche (piovosità e vento) più che al reale miglioramento dell’altissimo livello di motorizzazione privata delle aree metropolitane della pianura padana. Va poi sottolineato che 80 giorni di polveri oltre i limiti consentiti dalle norme dell’Unione Europea (molto più generosi di quelli dell’OMS) sono pur sempre assai nocivi per la salute dell’uomo, perché i picchi d’inquinamento sono quelli pericolosi per lo sviluppo acuto di malattie cardiovascolari (infarti, ictus, aritmie) e respiratorie (polmoniti, asma).
Cosa è stato fatto per migliorare Milano? A parte i tentativi ancora embrionali di favorire il car sharing e l’uso della bicicletta (troppo poche e poco sicure le piste ciclabili!) alcuni dati ottenuti dal compianto Giovanni Invernizzi indicano chiaramente l’utilità delle restrizioni del traffico automobilistico privato, introdotte prima con Ecopass e poi con Area C. Nel 2012 la diminuzione media del traffico automobilistico privato del 34% (46.133 veicoli in meno sono entrati nell’Area C) ha ridotto del 18% le concentrazioni di PM10, e del 10% quelle dagli ossidi d’azoto.
Ma il dato più importante è il marcato miglioramento della qualità dell’aria attraverso la riduzione della componente del particolato chiamata black carbon, che è considerata la più nociva per la salute dell’uomo per la sua elevata capacità di superare la barriera polmonare ed entrare nella circolazione ematica. Anche durante le domeniche senza traffico, tanto criticate per la loro inefficacia nel ridurre le concentrazioni globali di PM10, è stata ottenuta una riduzione del black carbon del 78% in paragone a precedenti domeniche con traffico normale e simili per condizioni meteorologiche.
Non esiste quindi alcun dubbio sull’utilità di zone a traffico limitato come Ecopass e Area C, che possono essere criticate solo per essere troppo limitate in estensione!
Oltre ai dati riguardanti la derelitta città di Milano, quali novità scientifiche ha portato il 2013 riguardo gli effetti dell’inquinamento sulla salute dell’uomo? All’inizio dell’anno la rivista Lancet (2013;380:2053) ha pubblicato 7 poderosi studi epidemiologici finanziati dalla World Bank che hanno valutato la distribuzione delle malattie e delle cause di morte in 50 paesi del mondo intero, compresi 26 paesi in via di sviluppo.
Nell’anno 2010 considerato dal Global Burden of Disease sono state registrati 53 milioni di morti in tutto il pianeta, di cui ben 3.3 milioni causati dall’inquinamento dell’aria nell’ambiente esterno! Questi numeri impressionanti non sono sorprendenti, se si considera un altro recente studio (Lancet 2011;337:732) sui fattori scatenanti l’infarto acuto del miocardio.
Un gruppo di ricercatori del Belgio (una regione che rivaleggiava con la pianura padana per il grado di inquinamento, ma che ha recentemente registrato clamorosi miglioramenti) ha analizzato con elaborate tecniche statistiche 36 studi sulle cause scatenanti (trigger) dell’infarto acuto, calcolando la percentuale di casi che si sarebbero potuti evitare nella popolazione generale (population attributable fraction) se il corrispondente fattore scatenante fosse stato rimosso.
La classifica mette in testa proprio l’inquinamento dell’aria, davanti all’attività fisica eccessiva, alcol, emozioni intense, pasti abbondanti, attività sessuale, infezioni respiratorie e assunzione di cocaina.
Emerge chiaramente da questi dati che il peso di ciascun fattore di scatenamento dell’infarto cambia a livello di popolazione rispetto all’individuo in rapporto al numero di soggetti esposti al fattore di rischio. Per questo motivo la cocaina, ultima in classifica nella popolazione generale, ha un peso assai maggiore nell’individuo, mentre l’inquinamento ha un peso più elevato nella popolazione generale perché molto più individui sono esposti a questo fattore scatenante l’infarto.
Un’altra importante (e sorprendente) osservazione dei ricercatori del Global Burden of Disease è che nel mondo un numero elevato di morti (3.6 milioni annui) è causato dall’inquinamento delle abitazioni domestiche, legato soprattutto alle polveri sottili e a gas generati da biomasse utilizzate per cucinare i cibi e riscaldare la casa (carbone, legna e residui dell’agricoltura e dell’allevamento). Anche se questo fenomeno è rilevante soprattutto nei paesi in via di sviluppo, anche in Regione Lombardia vi sono più di un milione di caminetti a legna: che riscaldano e rallegrano le case con le loro fiamme scoppiettanti, ma che sono una fonte importante di inquinamento domestico, generalmente ignorata.
Nel 2013 sono stati inoltre pubblicati su Lancet Oncology (2013:14:813) dati conclusivi derivanti dallo studio Europeo ESCAPE (con contributi importanti del gruppo di Forastiere e Stafoggia di Roma) che dimostrano ciò che si sospettava da molti anni: l’inquinamento dell’aria ambiente causa tumori del polmone e probabilmente anche della vescica.
Sulla base di questi dati, nell’ottobre 2013 l’OMS e l’International Agency for Research on Cancer (IARC) rilasciavano un comunicato stampa congiunto in cui per la prima volta l’inquinamento dell’aria, e in particolare il particolato, veniva incluso nel gruppo 1 delle condizioni carcinogeniche. Infine, sempre nel 2013 e ancora come frutto dello studio ESCAPE, è stato dimostrata un’associazione positiva tra l’esposizione di donne gravide a concentrazioni crescenti di particolato e la nascita di neonati di basso peso corporeo (Lancet Respiratory 2013).
Con tutto ciò, cosa si può fare? Non ho nessuna particolare ricetta se non quella semplicistica, ma non semplice della riduzione del traffico automobilistico: che altre regioni altamente inquinate dell’Europa, come i Paesi Bassi, hanno implementato da tempo. E quella di considerare il ruolo non trascurabile dell'inquinamento nelle case di abitazione.
Per approfondire:
Qualità dell’aria e salute
Aria da morire di Margherita Fronte Pier Mannuccio Mannuccix