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Tre messaggi dal Premio Galileo

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Con la vittoria di Alex Bellos e del suo frizzante Il meraviglioso mondo dei numeri, edito da Einaudi, si è conclusa ieri a Padova la sesta edizione del Premio Galileo per la divulgazione scientifica. Il giornalista britannico, con una laurea in matematica, ha preceduto Carlo Alberto Redi, accademico dei Lincei e autore, come sanno i lettori di Scienzainrete, dello sferzante Il biologo furioso, edito da Sironi. Terzo si è classificato il fisico Gian Francesco Giudice, con Odissea nello zeptospazio, Un viaggio nella fisica dell’LHC, edito da Springer; quarto, il filosofo della scienza Telmo Pievani, con La vita inaspettata. Il fascino di un’evoluzione che non ci aveva previsto, edito da Raffaello Cortina; quinto Niccolò Guicciardini, con Newton, edito da Carocci.

Ma non è solo e non è tanto per il meritato riconoscimento ai cinque (bravissimi) autori che conviene parlare della giornata di ieri. Quanto per il contesto in cui quel riconoscimento è potuto emergere. A decretare la vittoria tra i cinque finalisti, infatti, sono stati quasi 3.000 ragazzi che frequentano le scuole medie superiori. Tutti questi giovani hanno letto i cinque libri e li hanno giudicati. Non sono molti i libri di scienza che possono vantare tanti lettori e così giovani. Il Premio, dunque, ha raggiunto un primo obiettivo niente affatto banale.

Ma quei 3.000 giovani non si sono limitati a leggere e a esprimere un giudizio. Molti tra loro hanno recensito e, dunque, espresso in maniera articolata la loro critica. Le loro recensioni sono state pubblicate in varie modalità in rete e sono state a loro volta valutate. Insomma, c’è stato un coinvolgimento pieno dei ragazzi. Chiamati sia a svolgere un ruolo di attori e non di spettatori, sia a confrontarsi in maniera creativa con tutti i mezzi di comunicazione: quelli più antichi (il libro) e quelli più moderni (i social network sul web).

Un aspetto non meno importante è che i 3.000 ragazzi della giuria frequentano le scuole medie superiori di 108 (su 110) provincie italiane. Rappresentano l’intera comunità nazionale. Ben 700 tra loro, provenienti da ogni angolo dello stivale, si sono ritrovati ieri a Padova per partecipare alla proclamazione del vincitore del Premio Galileo. Ancora una volta, dunque, la scienza si è proposta come importante collante culturale del paese.

Il merito di questa iniziativa va soprattutto a colui che l’ha ideata e la sostiene: il sindaco Flavio Zanonato. Avvisiamo il lettore che chi scrive è in conflitto di interesse. Perché è membro della giuria scientifica che selezione la «cinquina» da proporre ai giudici finali, i ragazzi. E tuttavia ci sembra importante che in un momento di pesanti tagli ai bilanci, il sindaco di una grande città italiana lanci almeno tre messaggi decisivi per tentare di uscire dalla condizione di declino (non solo economico) dell’Italia.

         1. Non si taglia la cultura. Neppure – anzi, soprattutto – nei momenti di difficoltà. Per il suo valore intrinseco. Ma anche perché è il filo di Arianna che può guidarci fuori dal labirinto.

         2. Si promuove la cultura scientifica. Perché senza scienza e senza innovazione non c’è sviluppo. Men che meno sviluppo sostenibile.

         3. Coinvolgendo i ragazzi di tutte le 110 provincie italiane (solo due non hanno risposto), il sindaco Zanonato ha voluto lanciare un preciso messaggio: l’Italia o si salva tutta insieme o non si salva. 

Gli applausi e l’entusiasmo manifestato dai 700 ragazzi presenti fisicamente ieri alla chiusura della sesta edizione del Premio Galileo sono un segnale – magari piccolo, ma significativo – che i tre messaggi possono essere colti. Che su queste indicazioni il paese può (deve) far leva per avviare il suo non facile rilancio. 


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