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Anche Bresso dopo Nerviano

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Purtroppo neppure i successi scientifici garantiscono ai ricercatori il posto di lavoro. Dopo il salvataggio in extremis del Nerviano Medical Sciences, anche la sede di Cell Therapeutics a Bresso, sempre nell'hinterland milanese, rischia la chiusura. Come nel caso precedente, la Regione Lombardia si sta prodigando per cercare di mediare una soluzione alternativa, allo scopo di preservare 56 posti di lavoro da un lato e il patrimonio di conoscenze e di professionalità dell'azienda milanese dall'altro. A entrambi i centri non mancano i riconoscimenti internazionali: due molecole per la terapia mirata del cancro messe a punto a Nerviano, prima l'inibitore del cdc7 e ora quello della proteina PLK-1, hanno avuto l'approvazione per la sperimentazione sull'uomo da parte della Food and Drug Administration; il pixantrone, farmaco per i pazienti affetti da linfoma non-Hodgkin, messo a punto a Bresso e attualmente all'esame della stessa FDA, è stato già oggetto di uno studio clinico di fase III che sarà presentato il 2 e il 3 giugno all'American Society of Clinical Oncology (ASCO) Annual Meeting, la massima assise mondiale di oncologia, che si terrà a Orlando, in Florida.

Firma l'appello per salvare il centro

http://www.adnkronos.com/IGN/AziendeInformano/?id=3.0.3308344202

 

http://borsaitaliana.it.reuters.com/article/bondsNews/idITLF15704520090515?pageNumber=2&virtualBrandChannel=0

 

 

 

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Ricerca pubblica: un piano ventennale per un’Europa più equa e competitiva

Immagine di uno scienziato al microscopio con pile di monete e il simbolo dell'Unione europea sullo sfondo

Se la leadership statunitense non pare più credere nella ricerca, tanto da indurre molti ricercatori a pensare seriamente di abbandonare il Paese, forse è arrivato il momento per l'Europa di rafforzare finalmente la sua competitività nel campo della ricerca e dello sviluppo, finora oscurata dai Stati Uniti e Cina. Un gruppo di scienziati europei di primo piano – Ugo Amaldi, Roberto Antonelli, Luciano Maiani e Giorgio Parisi – ha proposto recentemente un Programma ventennale per la ricerca pubblica europea (2026–2045), con l’obiettivo di portare tutti i paesi membri a investire almeno lo 0,75% del proprio PIL in ricerca pubblica.

Se la leadership statunitense non pare più credere nella ricerca, tanto da indurre molti ricercatori a pensare seriamente di abbandonare il Paese, forse è arrivato il momento per l'Europa di rafforzare finalmente la sua competitività nel campo della ricerca e dello sviluppo, finora oscurata dai Stati Uniti e Cina. A dire il vero è da molto tempo che l'Europa accarezza l'idea di una società basata sulla conoscenza.