fbpx Il picco è alle spalle? | Page 2 | Scienza in rete

Il picco è alle spalle?

Primary tabs

Read time: 2 mins

I casi di influenza cominciano a diminuire. Con un mese di anticipo rispetto alle previsioni, che prevedevano il picco della pandemia a cavallo tra la metà di dicembre e quella di gennaio, nella settimana tra il 16 e il 22 novembre il numero di italiani che è stato messo a letto dal virus H1N1 è sceso: 680.000 nuovi casi, 100.000 in meno rispetto alla rilevazione della settimana precedente. E’ calato anche il numero di accessi al pronto soccorso per disturbi respiratori e si è più che dimezzato il consumo di farmaci antivirali. Se il picco è davvero passato, e non arriveranno nuove ondate di contagio, l’incidenza della pandemia 2009, che ha sfiorato i 13 casi su 1000 abitanti, si piazzerà ai primi posti tra quelle degli ultimi anni, ma non supererà  i valori dell’influenza stagionale dell’inverno 2002-2003 e soprattutto quella del 2004-2005, che colpì quasi 15 persone su mille. Il record di quest’anno riguarda solo la fascia di età dei bambini tra i 5 e i 14 anni, più di 36 casi su 1000, una diffusione mai raggiunta negli ultimi tempi.

Non è ancora il momento però di abbassare la guardia, perché il virus continua a circolare e colpire i soggetti più a rischio. Finora sono state vaccinate quasi 500.000 persone: meno del 10 per cento delle donne al secondo e terzo trimestre di gravidanza e solo il 7 per cento dei malati cronici risultano perciò a oggi protetti nei confronti dell’infezione che, come è noto, si accanisce con particolare violenza su queste categorie.

Flu News, bollettino settimanale dell’Istituto superiore di sanità

Autori: 
Sezioni: 
Influenza

prossimo articolo

Sanità più sostenibile: le raccomandazioni SIAARTI per una anestesia green

Immagine di una sala operatoria con un anestesista e un paziente addormentato sullo sfondo di elementi vegetali

Nel contesto della campagna Green Choosing Wisely, sostenuta da Slow Medicine, con la finalità di rendere i sistemi sanitari più sostenibili, la Società italiana di anestesia ha pubblicato le cinque raccomandazioni per rendere le attività legate all’anestesia e all’analgesia meno impattanti sull’ambiente. A partire dalla scelta dei gas utilizzati per addormentare i pazienti, di cui alcuni hanno un effetto serra che supera di migliaia di volte quello della CO2.

Ne abbiamo già parlato in diverse occasioni: il 5% circa delle immissioni in atmosfera di gas clima-alteranti di origine antropica è riconducibile ai servizi sanitari, un valore equivalente a circa il doppio delle immissioni legate all’intero trasporto aereo mondiale (si veda, per questi dati, il Lancet).