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In Italia i batteri resistono di più

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L’ECDC lancia l’allarme e la Commissione europea risponde con un programma in 5 punti da realizzare nei prossimi 5 anni: le infezioni da batteri resistenti agli antibiotici continuano ad avanzare, soprattutto nei paesi del bacino mediterraneo. La maglia nera purtroppo tocca all’Italia. La Grecia infatti, che detiene il record europeo per consumo di antibiotici e conseguente tassi di ceppi batterici resistenti, ha registrato almeno nell’ultimo anno un  calo nell’incidenza di infezioni da MRSA (Meticillin Resistent Staphylococcus Aureus), la più comune di queste patologie tipicamente nosocomiali, ma che ormai stanno varcando la soglia degli ospedali per emergere sempre più spesso sul territorio.

 In Italia invece, non solo cresce il tasso di MRSA, ma in un solo anno, dal 2009 al 2010 c’è stata una preoccupante impennata dei casi di infezione da Klebsiella pneumoniae resistente anche agli antibiotici della famiglia dei carbapenem, ultima spiaggia della terapia antimicrobica, oltre la quale non c’è altra strada che tornare a rispolverare prodotti scartati in passato per la loro tossicità, sperando che funzionino.

L’iniziativa della Commissione mira a sensibilizzare tutti gli attori in campo, dal pubblico che abusa dell’automedicazione ai medici che prescrivono questi farmaci con leggerezza, dai farmacisti che li vendono anche senza ricetta ai veterinari che chiudono un occhio sul loro abuso negli allevamenti, ma rivolgendosi anche e soprattutto al personale sanitario perché adotti tutte le precauzioni necessarie. Inoltre si sottolinea la necessità di sostenere la ricerca di nuovi medicinali e strumenti diagnostici e di stabilire nuovi accordi internazionali per contrastare la diffusione delle infezioni.

ECDC e Commissione europea. Bruxelles, 17 novembre 2011

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Infezioni

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Nell'immagine: Soldati italiani fatti prigionieri dai tedeschi a Corfù dopo l'8 settembre 1943. Foto di propaganda di guerra nazista proveniente dal Deutsches Bundesarchiv, nel settembre/ottobre 1943. Crediti: German Federal Archive/Wikimedia Commons. Licenza: Attribution Sharealike 3.0 Germany

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