Nei periodi in cui i primi uomini uscirono dall'Africa, il Sahara non era la barriera insormontabile che appare oggi. Isla Castañeda, dell'Istituto oceanografico reale olandese (NIOZ), ha studiato gli idrocarburi prodotti dalla decomposizione di piante terrestri portati dalla polvere del Sahara e depositati sul fondo dell'oceano al largo delle coste dell'Africa occidentale negli ultimi 192.000 anni. Mentre oggi solo il 40 per cento del materiale deriva da piante dipendenti dalla presenza di acqua, la percentuale sale al 60 per cento in due periodi distinti, da 120.000 a 110.000 anni fa e da 50.000 a 45.000 anni fa, fasi in cui quindi probabilmente l'ambiente era più umido. Quanto basta almeno perché l'Homo sapiens riuscisse a migrare a nord. I primi fossili di umani moderni al di fuori dell'Africa risalgono infatti a 93.000 anni fa e sono stati trovati in Israele; ma non ci fu una grande diffusione fuori dal continente nero prima di 50.000 anni fa, proprio all'epoca del secondo periodo umido, che probabilmente riaprì le porte del Sahara.
La traversata del verde Sahara
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Ne abbiamo già parlato in diverse occasioni: il 5% circa delle immissioni in atmosfera di gas clima-alteranti di origine antropica è riconducibile ai servizi sanitari, un valore equivalente a circa il doppio delle immissioni legate all’intero trasporto aereo mondiale (si veda, per questi dati, il Lancet).
