fbpx Le società scientifiche italiane sulla sigaretta elettronica | Page 6 | Scienza in rete

Le società scientifiche italiane sulla sigaretta elettronica

Primary tabs

Read time: 2 mins

In base all’emendamento 4.25 presentato dal presidente della commissione Cultura della Camera Giancarlo Galan (Pdl) e approvato dai deputati il 23 ottobre scorso, è stata stralciata l’ultima parte del comma 10-bis dell’articolo 51 della legge Sirchia, con la quale erano state applicate alle sigarette elettroniche le norme “in materia di tutela della salute dei non fumatori”.

Con il decreto Istruzione, convertito in legge quindi, sarà possibile per i “tabagisti elettronici” poter utilizzare la sigaretta elettronica nei luoghi tradizionalmente off-limits per le sigarette tradizionali come uffici, ristoranti, cinema e bar. La bionda elettronica rimane vietata però nelle scuole.

Su questa vicenda hanno espresso la propria preoccupazione le Società Scientifiche di Sanità Pubblica (AIE,SITI, FIP, SITAB). Attraverso una lettera aperta, inviata qualche giorno fa al ministro della salute, ai presidenti delle commissioni sanità di camera e senato, ai presidenti del Consiglio Superiore di Sanità e dell'Istituto superiore di sanità, hanno sottolineato come l'abrogazione del divieto dell'uso nei luoghi chiusi possa contribuire alla ri-normalizzazione del fumo del tabacco rischiando di annullare i progressi nella lotta al tabagismo in Italia degli ultimi anni.
Proprio perché meno rischiosa, c’è il rischio che la sigaretta elettronica possa diventare la prima tappa del percorso di iniziazione al tabagismo dei giovani, e che possa rappresentare l’escamotage adottato dai fumatori per continuare ad assumere nicotina nei luoghi vietati dalla legge Sirchia. 

Lettera Aperta delle società di Sanità Pubblica sulla sigaretta elettronica

Autori: 
Sezioni: 
Sanità pubblica

prossimo articolo

Di latticini, biotecnologie e latte sintetico

La produzione di formaggio è tradizionalmente legata all’allevamento bovino, ma l’uso di batteri geneticamente modificati per produrre caglio ha ridotto in modo significativo la necessità di sacrificare vitelli. Le mucche, però, devono comunque essere ingravidate per la produzione di latte, con conseguente nascita dei vitelli: come si può ovviare? Una risposta è il latte "sintetico" (non propriamente coltivato), che, al di là dei vantaggi etici, ha anche un minor costo ambientale.

Per fare il formaggio ci vuole il latte (e il caglio). Per fare sia il latte che il caglio servono le vacche (e i vitelli). Cioè ci vuole una vitella di razza lattifera, allevata fino a raggiungere l’età riproduttiva, inseminata artificialmente appena possibile con il seme di un toro selezionato e successivamente “forzata”, cioè con periodi brevissimi tra una gravidanza e la successiva e tra una lattazione e l’altra, in modo da produrre più latte possibile per il maggior tempo possibile nell’arco dell’anno.