Report incontro del 15 febbraio 2007 (barattolini)
La maestra Pina chiede ai bambini cosa fa lo scienziato
Omar: scopre le cose,
Rebecca: fa delle cose speciali
Jacopo: analizza le cose che trova
Marco: per esempio il maestro Alfredo è uno scienziato perché studia
FilippoL. Prova a fondere le cose per vedere cosa succede
Maestra: e perché vogliono vederlo?
Marco: perché sono curiosi; anche i piccoli sono curiosi.
Alessia: per esempio la mamma era curiosa di vedere che cosa c’era in un pacchetto bianco (forse un anello) che però non era destinato a lei.
Maestro Alfredo: come si fa a conoscere che cosa c’è dentro senza rovinare la confezione del pacchetto?
Marco: si prende la macchina che vede dentro la pancia per vedere che cosa c’è dentro
Filippo A: si può prima segare e poi ricucire tutto.
Riprende la discussione generale
Giorgia: lo scienziato trova cose strane e scopre cosa sono
Marco: riesce a fare funzionare qualcosa che non funziona, studiando fino in fondo
Giorgia: per esempio hanno certe macchine che trovano delle cose sotto terra. Una volta tirate fuori cerca di capire che cosa sono.
Maestra Pina: vi siete mai sentiti scienziati?
Alessia: una volta ho alzato una lampada che non funzionava più e questa si è accesa!
Giorgia: Faccio spesso esperimenti: metto insieme delle cose per vedere cosa succede.
Enrico: A casa della nonna: trovo delle cose mentre cammino e penso a cosa ci posso fare. Per esempio, ho la sabbia, una certa polvere, un mestolo solo mio, poi ho messo l’acqua e ho fatto il cemento
Filippo C. Con mio fratello abbiamo fatto un laboratorio, in mansarda, dove facciamo le prove e mescoliamo le cose, per esempio acqua e aranciata
Jacopo: anche io mescolo l’acqua con la mollica di pane, foglie di limone ecc.
Rebecca: Una volta ho cercato due soldini che erano scomparsi e con la lente di ingrandimento li ho trovati.
Dalla discussione emerge una prevalente concezione positiva del “mestiere di scienziato”. Sorprende il fatto che lo scienziato non si distingue tanto per il possesso di macchine che estendono la sua capacità di osservare ed esplorare, ma per l’uso che egli sarebbe in grado di fare di tali evidenze per studiarle e raggiungere conclusioni più o meno profonde, per risolvere problemi. Ovviamente i bambini non hanno idea di come si svolga tale studio, ma ritengono questa la funzione più specifica e impegnativa dello scienziato. Anche sulle motivazioni (la forte curiosità, la tendenza a esplorare cose nuove, la soddisfazione di fare cose apparentemente impossibili, senza alcuna confusione con la magia) sembrano avere le idee chiare. In seguito abbiamo spiegato il significato del premio Nobel per giustificare l’attestato “Buona Idea Scientifica” che avremmo assegnato per la migliore idea per risolvere il problema sperimentale. Contestualmente abbiamo detto che il premio Nobel consiste anche in una grossa cifra in denaro e chiesto ai bambini se secondo loro gli scienziati compiono i loro sforzi nella speranza di tale premio, messo in palio una volta all’anno. Loro hanno confermato che non può essere questa la motivazione. Stranamente nessuno sapeva nulla di Einstein (l’attestato è una stampa a bassa risoluzione del certificato del Nobel ad A. Einstein). Le uniche immagini negative della figura dello scienziato e degli scienziati in generale sono state portate da Rebecca che ha riferito di un cartone animato in cui il nome Einstein sarebbe stato associato ad un personaggio malvagio.
Abbiamo quindi diviso la classe in tre gruppi da cinque bambini e presentato il problema secondo la traccia che ci eravamo dati.
“I barattolini contengono un chiodino, un bullone, una pallina di gomma, un cucchiaino di zucchero e un bottone, ma non sappiamo dove è contenuto ognuno di questi oggetti. Come facciamo a scoprire dove si trovano?” Abbiamo disegnato i cinque oggetti alla lavagna e mostrato un bullone, visto che non tutti sapevano cosa fosse.
I tre gruppi hanno elaborato le loro strategie per il riconoscimento del contenuto lavorando isolatamente. I gruppi di centro e destra hanno avuto all’inizio difficoltà a comprendere che la sequenza con cui erano stati indicati i cinque oggetti non era la stessa in cui si presentavano i barattolini.
Dopo la discussione iniziale, una volta accordati per una risoluzione, i gruppi di ricerca sono stati intervistati separatamente, uno alla volta, fuori dall’aula, e le loro “dichiarazioni” sono state registrate.
Tutti i gruppi hanno stabilito che avrebbero riconosciuto gli oggetti scuotendoli, in base al rumore, e anticipando in qualche modo, con suoni onomatopeici, i risultati che avrebbero ottenuto. Nessuno si è posto il problema di dover contrassegnare i barattolini, una volta riconosciuti. Un bambino del gruppo centrale, alla richiesta di come fare per non dimenticare il contenuto dei barattolini, ha proposto di collocarli abbastanza lontani uno dall’altro.
Quindi, un gruppo alla volta, i bambini hanno agitato i barattolini e indicato, disegnandolo sul quaderno, il contenuto supposto del proprio contenitore. Solo nel caso del bottone e chiodino è stato necessario comparare i suoni per risolvere l’incertezza. Il rumore del chiodino era più acuto mentre quello del bottone più forte e grave. Man mano che i bambini riconoscevano il contenuto, i tappi dei barattolini venivano numerati, affinché si potesse poi comparare i risultati con quelli ottenuti dagli altri gruppi.
Infine a ciascun gruppo è stato chiesto cosa ci fosse nel barattolo 1, nel 2 ecc. e man mano i barattoli erano aperti e il loro contenuto mostrato alla classe, nell’entusiasmo generale.
I vari gruppi concordavano tra loro e le loro previsioni sono risultate esatte
A questo punto si è deciso di premiare per la migliore idea tutta la classe, visto che tutti avevano proposto la stessa strategia basata sul rumore. Comunque il gruppo di sinistra era apparso più deciso e preciso anche nel prevedere da subito i diversi rumori che sarebbero stati prodotti.
Perciò il premio è stato consegnato a tale gruppo, anche se a nome di tutta la classe.