MOTIVAZIONI DELLA NOSTRA COMUNITA' |
|
In ogni esperienza con i bambini dovrebbe esserci una componente di gioco e una componente di veicolazione di concetti scientifici. Prima dei concetti scientifici veri e propri cerchiamo di uniformarci nell’uso e di insegnare quelli “pro-scientifici” (concetti di sistema, interazione, proprietà, ecc.) e nell’esplicitazione degli atteggiamenti scientifici da acquisire. Per quanto riguarda questi ultimi, è diffusa la convinzione che l’aggettivo “scientifico” sia sinonimo di “rigoroso” (ai limiti della pedanteria), preciso, indubitabile e non questionabile. Invece siamo convinti che gli aspetti affettivi connessi all’approccio scientifico siano altrettanto importanti di quelli relativi al “metodo scientifico”. Quindi sensazioni come il provare stupore e curiosità, il desiderio di utilizzare l’esperimento per divertire e divertirsi, comunicare questa gioia agli adulti e agli amici, fanno parte degli atteggiamenti della scienza e possono, devono essere insegnate. Non c’è nulla di rigoroso in tutto questo. La precisione non è un valore in sé. Nella scienza si sono compiuti errori madornali operando nella massima precisione. Il vero valore è sapere quando occorre e quando non occorre essere “precisi” nell’osservare, misurare, assemblare. Operare sempre con precisione significa anche ridurre la variabilità dell’esperienza, che è un altro bene prezioso. Un altro valore scientifico è la dialettica delle diverse interpretazioni, che vanno tutte considerate e soppesate: imparare che non ci si deve affezionare ad esse, poiché il bello è che alla fine si riesce a selezionarne poche o anche solo una soddisfacente. Chi è bravo a proporre ipotesi e teorie deve essere anche capace di smontarle e questo è un principio di vera democrazia, prezioso in questi tempi. Il “metodo scientifico” comporta anche osservazione accurata e sistematica, analizzando i fenomeni, classificandoli e definendoli, cosa che richiede di mettere in relazione fatti ed eventi separati nel tempo e nello spazio e di associare questi ai concetti che si hanno nella propria mente. La verbalizzazione evidenzia che ogni bambino descrive in modo diverso l’esperienza. Infatti il modo particolare di rievocarla dipende in misura preponderante dalle conoscenze che il bambino possiede al momento in cui si cimenta con essa e molto meno dai termini che l’insegnante ha impiegato nel designare fenomeni e spiegazioni. Questo conferma l’importanza del lavoro preparatorio a monte di un esperimento, per avere ragionevoli speranze che l’azione “veicolante” di concetti nuovi, associati a quell’esperienza, abbia successo. Troppo spesso alle superiori si effettuano complessi laboratori alla fine dei quali la comprensione concettuale non fa alcun passo avanti. Il lavoro preparatorio in questione consiste in una conversazione che porti alla luce le concezioni spontanee degli allievi. I fatti e i fenomeni che si osserveranno dovranno essere misurati in modo esplicito tramite tali concezioni. I nuovi termini vanno introdotti dopo aver preparato il terreno in questo modo e poi fatti usare in molti contesti. Non riteniamo che esistano ricette metodologiche per coordinare la didattica delle scienze, ma abbiamo recentemente scoperto e adottato dal sito www.mapmonde.org i seguenti sei punti che riportiamo per esteso. La qualità e la quantità della mediazione dell’insegnante con gli alunni deciderà il successo o meno di ogni strategia o mix di strategie. L’insegnante mediatore negozia i significati, deduce ed esplicita le concezioni degli alunni, “avvicina” queste agli elementi di realtà e restituisce adeguato feedback.
Approccio all'insegnamento in 6 principi
1. I bambini osservano un oggetto o un fenomeno appartenente al loro mondo reale e percepibile e sperimentano con esso.
2. Durante le loro sperimentazioni i bambini argomentano e ragionano, focalizzano e discutono le loro idee e i risultati, costruiscono le loro conoscenze, poiché la sola attività manuale è insufficiente.
3. Le attività suggerite dall'insegnante sono organizzate in sequenze per un apprendimento progressivo. Esse sono idonee al livello dei bambini e si dedicano estensivamente a sviluppare la fiducia dei bambini in se stessi.
4. Si dedica allo stesso tema una programmazione di due ore settimanali, per diverse settimane. Si garantisce continuità alle attività e ai metodi di insegnamento per tutti gli anni dell'istruzione.
5. Ogni bambino custodisce un fascicolo-diario degli esperimenti sul quale registrare le proprie annotazioni, con le proprie parole.
6. L'obiettivo primario è l'acquisizione dei concetti scientifici e delle tecniche operative da parte del bambino, di pari passo con il consolidamento dell'espressione scritta e orale.
Antonietta Lombardi Alfredo Tifi Luciano Mancinelli Natale Natale
|