16 08 2004 CHAVEZ NO SE VA
Alfredo Tifi
Questa felice notizia merita un commento.
Una sonora lezione per il mondo neoliberista, che si professa democratico. Un
preludio al congedo dei due B del momento. Bando alla scaramanzia, bisogna
crederci.
Ci sono due strade per per ridurre la forbice della diseguaglianza della
distribuzione della ricchezza, a livelli di tollerabilità umana, quando si
prende in mano una nazione devastata. La via intelligente è quella del
neoliberismo arraffone: chi ha in mano le poche ricchezze, ne polarizza su di sé
altre, fino a divenire competitivo nel "mercato". A questo punto i benefici
dovrebbero ricadere su tutta la popolazione e anche sulle strutture sociali.
Finora non mi è mai capitato di vedere un esempio concreto di tale riscatto
sociale "di ritorno", cosa che rende alquanto sospetta la teoria neoliberista e
infido chi la professa (o la impone con la forza). L'altra strategia, bieca,
populista e ottusa, consiste nel dare la precedenza ai beni di prima necessità,
senza scoraggiare gli investimenti e impedendo le fughe di capitali con leggi
ferree. Chavez ha scelto questa soluzione e la sua idea continuerà certamente a
vincere, finché in Venezuela ci sarà un 80% di peones, e forse lo farà anche in
seguito, quando dall'interno di tale 80% nascerà una nuova classe capace di
produrre reddito, con uno sviluppo che rispetti criteri di misura, onestà,
principi morali e democrazia, memore dei sacrifici da cui proviene.
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