Giorgio Salvini (Milano, 1920 – Roma, 2015) è noto, trai i fisici, per aver diretto, giovanissimo, la costruzione dell’elettrosincrotrone di Frascati e per essere stato Presidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare tra il 1966 e il 1970. Ma è noto anche, in ambiente politico, per essere stato Ministro dell’Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica durante il governo Dini, a metà degli anni Novanta del XX secolo.
Nato a Milano e laureatosi in Fisica presso l’università meneghina nel 1942, discutendo una tesi sul betatrone che aveva come relatore Giovanni Polvani. Va in guerra come sottotenente del Genio degli Alpini nel 1943. Tra il 1944 e il 1948 studia la fisica del nucleo atomico e, poi, la fisica delle particelle, interessandosi soprattutto di sciami etesi dei raggi cosmici. Nel 1949 parte per gli USA su invito della Princeton University.
Durante la permanenza negli Stati Uniti continua a occuparsi con buon successo, dei raggi cosmici (in particolare dei mesoni neutri) e della rivelazione di particelle. Nel 1951 torna in Italia per ricoprire incarichi di insegnamento a Cagliari, Pisa e, infine, a Roma. Alla Sapienza, a partire dal 1955, insegna Fisica Generale.
Intanto, nel 1953, è nominato Direttore del Progetto nazionale per la costruzione a Frascati di un elettrosincrotrone da 1.000 MeV (mega elettronvolt). Ha appena 33 anni. E si circonda di giovani, rivelatisi valentissimi, quasi tutti di età inferiore ai trent’anni. Al progetto partecipa un solo “adulto”, Enrico Persico, che ha 50 anni. La prova è superata con successo. L’elettrosincrotrone è la prima di una serie di macchine che consentirà ai Laboratori Nazionali che l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) ha creato a Frascati di elaborare una “via italiana alle alte energie”.
Salvini ne lascia la direzione nel 1960, ma continua a lavorare sia a Frascati, al sincrotrone e poi all’anello di accumulazione ADONE, sia al CERN di Ginevra. Tra il 1966 e il 1970 presiede l’INFN. Nel 1983 è parte del team internazionale di ricerca che al CERN rileva i bosoni intermedi W e Z˚. Scoperta per la quale Carlo Rubbia riceverà di lì a poco il premio Nobel.
Accademico dei Lincei dal 1959, giunge a presiedere l’Accademia dal 1990 al 1994. Diventa Ministro tra il 1995 e il 1996, nel governo Dini.
Giorgio Salvini è stato, con Edoardo Amaldi, uno dei grandi protagonisti della rinascita della fisica italiana nel dopoguerra.
Gilberto Bernardini e Giorgio Salvini, partiti in avanscoperta per gli Stati Uniti per sondare il terreno, tornarono con l’idea che un sincrotrone per elettroni poteva valere la pena se avesse raggiunto almeno 1000 MeV con un buon duty - cycle. Ma chi era in grado di costruire rapidamente, in Italia, una macchina siffatta? Era un tempo in cui la reciproca stima tra fisici raggiungeva il suo massimo e le decisioni anche coraggiose si prendevano concordemente e in fretta: quale energia? Quale focheggiamento? Fermi, a Varenna, raccomandò di non azzardare troppo
E qui avvenne il prodigio, per una convinzione di Giorgio Salvini che Amaldi e Bernardini assecondarono immediatamente: assumere giovani, neolaureati in fisica o in ingegneria a cui offrire un futuro che poteva essere gratificante se “ce la avessero messa tutta”: imparare, a vent’anni, qualsiasi cosa, è molto più facile che non da vecchi. Lo stesso Salvini, direttore dell’impresa, di anni ne aveva 33. Il suo staff ne avrà in maggioranza dieci di meno. L’entusiasmo guida le menti e l’impegno come un miracoloso peperoncino: la ricetta si rivelò perfetta. Eravamo poche decine di amici, pressoché coetanei, fisici o ingegneri da Roma, Pisa, Milano, Bologna, Cagliari, ingegneri e fisici: proprio come oggi dovrebbero essere capaci di fare le vere aziende coraggiose che volessero investire nel cosiddetto hitech (ma non è così: i manager non sono necessariamente maestri lungimiranti). Costituivamo molte cose eccezionali: una sfida, un miraggio, una speranza (Carlo Bernardini)