Salvatore Luria (Torino, 1912 – Lexington (Usa), 1991) è, con Renato Dulbecco e Rita Levi Montalcini, uno dei tre premi Nobel allievi di Giuseppe Levi. Ha vinto il Nobel nel 1969. È considerato uno dei padri fondatori della moderna biologia molecolare.
È nato a Torino il 13 agosto 1912 in una famiglia benestante di origine ebraica. Ha studiato presso il liceo Massimo d’Azeglio del capoluogo torinese. Ha interesse sia per la medicina che per la matematica, ma all’università opta per la medicina, anche per assecondare il volere dei genitori. Senza tuttavia trascurare l’altra passione: diventa infatti amico del matematico Ugo Fano, che gli insegna sia la matematica sia la fisica superiore. Come studente di medicina entra nel gruppo di lavoro dell’istologo Giuseppe Levi. Si laurea nel 1935, discutendo una tesi in radiologia che, a suo dire, costituisce il ponte tra le sue due passioni, la medicina e la fisica.
Nel 1937, ultimato il servizio militare, è a Roma per studiare radiologia presso l’Istituto diretto da Enrico Fermi. Nella capitale l’incontro più importante dal punto di vista scientifico è quello con il giovane tedesco Max Delbrück, teorico della natura molecolare del gene. Un’intuizione che più tardi Luria definirà il “Santo Graal della biofisica”.
Nel 1938 mette a punto, con Rita Geo, i primi esperimenti con i batteriofagi (virus che infettano i batteri) per cercare di dimostrare l’ipotesi di Delbrück. Ma in quel medesimo anno è costretto a lasciare l’Italia a causa delle leggi razziali. Insieme a Delbrück chiede ma non ottiene una borsa di studio presso la University of California, a Berkeley. Si reca allora a Parigi e poi, nel 1940, quando i tedeschi stanno per arrivare in città, si imbarca precipitosamente da Marsiglia per gli Stati Uniti.
Grazie a Fermi, Salvatore Luria riesce a ottenere un incarico alla Columbia University di New York. Riallacciati i contatti con Delbrück e con lo stesso Ugo Fano, a sua volta emigrato, riprende i suoi studi radiologici con i batteriofagi. In particolare studia la resistenza che i batteri oppongono ai virus.
L’interesse cade ben presto sugli effetti delle radiazioni sui batteri e, in particolare, sulle mutazioni genetiche e sull’evoluzione dei batteri. Luria dimostra su base statistica che la risposta dei batteri alle mutazioni indotte dalla radiazioni segue la legge dell’evoluzione biologica per selezione naturale del più adatto di Charles Darwin. Luria sostiene di aver avuto la giusta intuizione osservando alcune persone che giocavano a una slot machine, le macchinette che ispireranno poi il titolo con cui Luria racconta la sua scoperta ("A Slot Machine, a Broken Test Tube: An Autobiography").
Inoltre, con un esperimento realizzato nel 1943 e noto come “Luria-Delbrück”, dimostra che sono le mutazioni casuali sottoposte a selezione naturale che consente la nascita e lo sviluppo di ceppi di batteri resistenti ai virus.
Ancora, il torinese (che nel 1947 ha assunto la cittadinanza americana col nome di Salvador Edward Luria) dimostra che gli stessi meccanismi di mutazione e di selezione naturale agiscono sui batteriofagi e, dunque, sui virus. Il primo studente che si laurea con Luria è James Watson, che di lì a qualche anno scoprirà, con Francis Crick, la struttura del DNA.
Intanto con Max Delbrück e Alfred Hershey costituisce il Phage Group, che si accredita come il migliore al mondo nello studio dei batteriofagi. Nel 1950 Luria diventa professore presso la University of Illinois di Urbana. Negli anni successivi scopre i fenomeni di restrizione e mutazione del DNA cellulare che porteranno, poi, alla scoperta degli enzimi di restrizione.
Malgrado i suoi successi scientifici e la cittadinanza americana, all’inizio degli anni Cinquanta Luria fu messo sotto accusa da zelanti maccartisti, a causa delle sue idee socialiste.
Negli anni a seguire Luria si concentra sull’attività universitaria, trasferendosi anche al Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Boston. Nel 1969 per i suoi studi sui batteriofagi ottiene, insieme a Delbrück e Hershey, il Nobel per la medicina. Devolve parte della sua quota al movimento pacifista.
Di notevole importanza sono stati anche i suoi studi sulla proteina solicinis, che ha consentito un forte progresso nella comprensione della biochimica delle membrane cellulari. Dal 1974 si impegna, come direttore del centro di ricerca del MIT sul cancro, nello studio dei tumori. Al suo gruppo fa capo David Baltimore, che vincerà a sua volta il Nobel. Nel 1974, infine, ottiene un premio, il National Book Award, come scrittore, grazie al libro "Life: an Unfinished Experiment".
Gran parte dell’attività scientifica di Luria si è svolta negli Stati Uniti. E, infatti, il suo è considerato un “Nobel americano”. Tuttavia la sua formazione con Giuseppe Levi (ma anche la sua collaborazione con Ugo Fano e il gruppo Fermi a Roma) hanno avuto un ruolo decisivo nella sua vicenda scientifica.
Rita Levi Montalcini disse a Dulbecco che Salvador Luria stava lavorando alla University of Indiana a Bloomington nel settore in rapida espansione della genetica. Come Dulbecco, Luria voleva capire come le leggi della fisica influenzano le molecole biologiche, incluse le molecole di cui sono fatti i geni (Lisa Yount)
Salvatore Luria (destra) e Max Delbrück (sinistra)