newsletter finesettimana #3
Buon venerdì,
questa settimana leggiamo del colosso dei big data Palantir che
sbarca a Wall Street, della proposta dell'India di un'unica sottoscrizione
nazionale con le maggiori case editrici scientifiche,
di promesse climatiche, di quanto è difficile denunciare le molestie
sessuali nell'ambiente accademico, di quesiti matematici sul nostro
personale rischio di contagio e dei venture capitalist che stanno
investendo sui computer quantistici prima che questi siano pronti.
L'approfondimento di questa settimana riguarda la tecnologia 5G, tra
tensioni internazionali, ordinanze comunali (illegali) che impediscono
l'installazione delle antenne, teorie cospirazioniste che lo associano
alla pandemia e nuovi strumenti giuridici e normativi per garantirne
la sicurezza.
Buona lettura e al prossimo venerdì (per segnalare questa newsletter
agli amici
ecco il link per l'iscrizione
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SEI PEZZI BELLI
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1 Palantir technologies quotata a Wall Street
Palantir Technologies è una delle più note società di big data
analytics al mondo, ma la sua fama reggerà la prova del mercato?
Qualcuno ha dei dubbi: pur avendo una quotazione di mercato di
15,6 miliardi di dollari, nel 2019 ha perso soldi per il secondo anno consecutivo.
Nata nel 2003 con l'obiettivo di raccogliere e analizzare dati
per individuare reti criminali, in particolare terroristiche,
è diventata nel tempo uno dei principali fornitori di servizi informatici
delle agenzie di intelligence statunitensi.
[New York Magazine]
2 L'India vuole rendere accessibile gratuitamente a tutti la letteratura scientifica
Il governo indiano vuole negoziare con i più grandi editori scientifici del mondo
un abbonamento a livello nazionale, piuttosto che diversi accordi con le singole
istituzioni che sarebbero utilizzabili solo dai ricercatori
[Nature]
3 Promesse climatiche
×
Xi Jinping ha annunciato che la Cina intende raggiungere zero
emissioni di anidride carbonica entro il 2060. Se mantenesse la
promessa la temperatura globale aumenterebbe tra 0,2°C e 0,3°C
in meno rispetto alle previsioni. Ma parla sul serio? Ci sono
buoni motivi per credergli
[Foreign Policy]
×
Alla vigilia della conferenza dell'ONU sulla biodiversità, i governi
di 64 Paesi più l'Unione Europea si impegnano a intraprendere
una serie di azioni per intervenire sulla perdita di biodiversità
[Le Monde €]
4 Nessuno si appella al regolamento della National Academy of Sciences contro le molestie nell'università
La National Academy of Sciences denuncia che nessuno ha usato il
sistema di segnalazione messo in atto lo scorso anno, anche se esistono ben noti
molestatori sessuali in diverse università americane
[Nature]
5 Qualche trucco matematico per leggere criticamente i dati sulla pandemia di COVID-19
Sono stata invitata a una festa in giardino a cui parteciperanno 20 persone. Nella
nostra zona vengono trovati in media 1 caso positivo ogni 500 persone
sottoposte a test randomicamente. So che interagirò da vicino con
5 persone, moderatamente da vicino con altre 5 e solo da lontano con
gli altri 10 invitati. Qual è la probabilità che io venga infettata?
Questi e altri piccoli quesiti matematici per interpretare i dati
comunicati dalle istituzioni e per calcolare il nostro rischio personale
di essere contagiati o di morire
[Quanta Magazine]
6 La commercializzazione dei computer quantistici è cominciata prima che siano pronti
Quest'anno i fondi di venture capital hanno investito 495 milioni
di dollari nel settore della computazione quantistica.
Quasi il doppio rispetto allo scorso anno. Anche se le macchine esistenti
sono ancora instabili e di piccola scala, c'è chi sta scommettendo
che potrebbero già essere utilizzate dall'industria a patto di imparare
a usarle. Per questo i finanziamenti non hanno raggiunto solo le startup
che lavorano sull'hardware, ma anche quelle che si concentrano sullo
sviluppo di software di diverso livello. La speranza è quella di ripercorrere
la storia dei computer classici: la prima generazione era sufficientemente
semplice da usare, tanto che la loro commercializzazione ebbe successo e
permise di finanziare lo sviluppo della seconda generazione
[The Economist]
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A CHE PUNTO SIAMO COL 5G?
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Mercoledì il segretario di stato americano Mike Pompeo è arrivato
a Roma e ha incontrato il primo ministro Giuseppe Conte e il
ministro degli esteri Luigi Di Maio. Al centro dei due colloqui
la posizione italiana
sull'impiego di componenti elettroniche del colosso cinese
Huawei nella costruzione della rete di telecomunicazioni mobile
di ultima generazione. Conte e Di Maio hanno rassicurato Pompeo:
l'Italia si allineerà all'Unione Europea, mettendo al centro
delle sue scelte la sicurezza nazionale e comunitaria.
A luglio
la Commissione Europea aveva richiamato gli Stati membri a
diversificare i fornitori della filiera 5G, pochi giorni dopo
l'annuncio del governo inglese
che ha imposto il divieto di utilizzo della tecnologia Huawei nella parte
core della rete e un limite del 35% sul suo impiego
nelle parti periferiche.
Intanto diversi Paesi europei stanno lanciando la rete 5G
servendosi di componenti
della svedese Ericcson
che commercializza stazioni radio base già abilitate per la trasmissione 5G dal 2015.
Tuttavia
uno studio ha recentemente stimato che un bando alle componenti Huawei comporterebbe in
Italia un aumento dei costi di costruzione della rete del 19%,
ovvero quasi 300 milioni di euro in più ogni anno per dieci anni
(lo studio, bisogna dirlo, è stato realizzato dalla società Oxford Economics su
commissione di Huawei stessa).
Il bando a Huawei si inserisce in un dibattito più ampio sui
rischi che la quinta generazione di comunicazioni mobili avrà
in termini di sicurezza, sia personale che collettiva.
Le Monde
ha raccolto
le voci che sembrano circolare maggiormente sul 5G classificandole
in 'vero', 'falso' e 'non si sa'. Molte di queste riguardano
gli effetti sulla salute umana, l'argomento che senz'altro desta
la maggiore preoccupazione tra i cittadini. I quesiti a cui
Le Monde prova a dare una risposta possono essere raggruppati in tre categorie:
rischi per la salute, rischi per la sicurezza e rischi per
l'ambiente, tra cui spicca quello per l'accuratezza delle previsioni
meteorologiche.
I rischi per la sicurezza. Per raggiungere velocità di trasmissione
fino a 10 Gbps, tempi di latenza dell'ordine del millisecondo e connettere
fino a 1 milione di dispositivi per chilometro quadrato†, la
rete 5G sfrutterà una nuova infrastruttura di rete che sarà
gestita grazie a un impiego di software molto più massivo
rispetto a quanto succede con l'attuale 4G.
Proprio la sua maggiore dipendenza
dal software, rende il 5G più vulnerabile a potenziali intrusioni e
attacchi hacker ed è servita in parte come pretesto per l'amministrazione
USA nella sua
crociata contro Huawei,
culminata con la messa al bando delle sue componenti per la
costruzione della rete 5G sul proprio territorio ma anche
con l'imposizione alle aziende americane fornitrici di Huawei
di interrompere i loro rapporti commerciali con l'azienda cinese.
Alla base dei sospetti del Governo USA ci sarebbero dei presunti
legami di Huawei col Partito Comunista Cinese che, tuttavia,
non sono mai stati dimostrati.
Strumenti normativi per evitare il bando a Huawei.
In Italia il bando a Huawei non è ancora esplicito, anche se
a settembre 2019 l'appena insediato governo Conte-bis aveva
esercitato il cosiddetto golden power
su contratti e acquisti di cinque compagnie telefoniche.
Si tratta di una norma nata nel 2012 che
permette allo Stato di intervenire per proteggere aziende
e comparti ritenuti strategici dalle incursioni di operatori
stranieri, e che a marzo del 2019 era stato esteso anche alle
reti di quinta generazione. Nel luglio scorso l'Unione Europea
aveva accolto lo strumento del golden power italiano con favore,
ritenendolo un passo importante nell'implementazione della
cassetta degli attrezzi su 5G e cybersicurezza,
pubblicata a gennaio di quest'anno.
Rischi per la salute. I timori di effetti dannosi delle
onde a radiofrequenza utilizzate dal 5G sulla salute umana
sono alla base della resistenza che i cittadini e le amministrazioni
locali hanno mostrato in diversi Paesi del mondo. Sono ancora
oltre 400 i
comuni italiani che hanno emesso ordinanze stop 5G
nonostante queste siano state dichiarate illegali dal decreto
semplificazioni del luglio scorso. Non solo. Con la diffusione del
nuovo coronavirus, la diffidenza verso il 5G è andata in risonanza
con altre teorie del complotto e con il diffondersi dei contagi
a livello globale, in primavera si è andata diffondendo anche
la
convinzione che il 5G potesse trasportare nell'aria il virus.
Una delle preoccupazioni per la salute è dovuta al fatto che quando
gli operatori telefonici cominceranno a utilizzare la banda
a 24 GHz sarà necessario installare un gran numero di nuove
antenne, perché le onde a quelle frequenze viaggiano
su brevi distanze e sono facilmente assorbite dagli ostacoli,
come edifici, foglie o gocce di pioggia.
Tuttavia proprio perché dovranno servire porzioni
di territorio ristrette, le nuove antenne utilizzeranno potenze inferiori rispetto
a quelle a cui siamo esposti ora. Inoltre,
grazie alla tecnica del beamforming non diffonderanno
radiazione ugualmente in tutte le direzioni, ma solo
nella direzione di chi in quel momento sta trasmettendo o ricevendo
dati. Ci sono dunque buoni motivi per pensare che la nostra esposizione
alla radiazione diminuirà addirittura rispetto a quella attuale,
ma la verità è che non ne sappiamo ancora abbastanza.
Ne è prova il fatto che la Svizzera a febbraio
ha vietato
l'utilizzo del beamforming perché l'Ufficio Federale per l’Ambiente
ritiene sia ancora poco chiaro il metodo per calcolare l'esposizione in questa particolare
configurazione. Questo non vuol dire che in Svizzera il 5G è bloccato,
anzi. Il Paese svizzero è all'avanguardia, avendo installato solo nel 2019 oltre 2000
nuove antenne.
Per il resto, le paure sono le stesse che hanno sempre suscitato
le radiazioni elettromagnetiche a radiofrequenza.
Gran parte del dibattito si concentra sulla presunta connessione
tra esposizione alla radiazione e insorgenza di diversi tipi di tumori
(principalmente della testa e del collo, ma anche tumori benigni del nervo acustico).
Su questa presunta connessione si è pronunciata la IARC, l'agenzia
per la ricerca sul cancro europea, nel 2011. Ha assegnato i campi
a radiofrequenza alla categoria 2B, quella dei possibili cancerogeni,
sostanze per le quali si sospetta cancerogenicità ma non esistono
prove scientifiche sufficienti a sostegno di questa ipotesi.
Tuttavia, bisogna dire che non è facile condurre studi scientifici
per poter stabilire un nesso di causalità tra esposizione alla radiazione
elettromagnetica e sviluppo di tumori.
La giornalista Julia Belluz di Vox ha approfondito
l'argomento
in questo articolo.
Belluz sottolinea in particolare che non sono possibili gli studi randomizzati controllati,
e dunque si ricorre a studi osservazionali di due tipi, di coorte
o di caso-controllo. Entrambi hanno dei limiti, soprattutto riguardanti
il fatto che i livelli di esposizione (misurati in questo caso
dal grado di utilizzo dei cellulari) sono riportati dai partecipanti
allo studio o tramite sondaggi periodici (per gli studi di coorte)
o retrospettivamente (per gli studi caso-controllo).
Per superare i limiti degli studi osservazionali, nel 1999 il National
Toxicology Program americano si è imbarcato in uno studio durato quasi
vent'anni usando modelli animali, ratti e topi. I suoi risultati,
sinteticamente, non trovano un rischio aumentato di sviluppare tumori
in conseguenza di un'aumentata esposizione a campi elettromagnetici a radiofrequenza,
seppure alcuni segnali contrastanti siano emersi e meritino un
approfondimento. Per ora, però, non avendo ottenuto prove di
un nesso causa effetto non esistono valori soglia indicati da
questi studi.
Per questo motivo, i limiti imposti dalla legge sull'esposizione
elettromagnetica non ionizzante (un sinonimo di radiofrequenza)
sono derivati dagli studi sugli effetti di breve termine,
cioè gli effetti di riscaldamento dei tessuti.
Il punto di riferimento per stabilire questi limiti sono le linee guida
della International Commission on Non-Ionizing Radiation Protection (ICNIRP),
che sono state aggiornate a marzo di quest'anno.
La normativa italiana per ora recepisce le precedenti linee guida,
come viene spiegato in dettaglio nel
documento conclusivo
redatto al termine dell'indagine conoscitiva su 5G e Big Data condotta
dalla Commissione IX della Camera tra il 2018 e il 2019. La
legge italiana stabilisce due quantità per le frequenze tra 3 e 300 GHz:
i limiti di esposizione pari a 20 V/m
misurati a 1,5 metri di altezza e mediate su intervalli di 6 minuti
e i valori di attenzione pari a 6 V/m da misurare a 1,5 metri di altezza e mediate su 24 ore.
I limiti di esposizione sono da rispettare sempre, mentre i valori
di attenzione si riferiscono a quegli ambienti in cui sono previste
permanenze lunghe. Questo valore di attenzione è 10 volte più basso della
soglia di sicurezza indicata da ICNIRP nelle precedenti linee guida allo scopo
di proteggersi da eventuali effetti di lungo termine di cui non siamo ancora a
conoscenza.
Interferenza con i satelliti per le previsioni meteo. Il rischio
a cui nessuno sembra prestare attenzione è molto più concreto
di quello sulla salute e riguarda
l'
accuratezza delle previsioni meteo.
L'interferenza tra le comunicazioni mobili nella banda ad altissima
frequenza, quella intorno ai 24 GHz, e i satelliti deputati
alla raccolta dei dati sul livello di vapore acqueo nell'atmosfera,
causerebbe una perdita di precisione nella previsione di eventi
meteo estremi, con conseguenze per la sicurezza di intere popolazioni.
Nonostante questo, l'ITU
ha stabilito
alla fine del 2019 un limite di emissioni fuori banda superiore a quello ritenuto sicuro dai meteorologi.
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†Cosa ha di nuovo il 5G? L'International Telecommunication
Union (ITU) ha individuato tre requisiti fondamentali che la nuova rete
5G dovrà soddisfare. Il primo è la possibilità di connettere
simultaneamente alla rete un gran numero di
dispositivi concentrati in zone di piccola estensione (fino a 1 milione
per chilometro quadrato). Il secondo è la velocità di trasmissione,
che deve essere tra i 50 e i 100 Mbps. L'ultimo riguarda la latenza,
il tempo di risposta della rete, che dovrà essere tra 1 ms e 4 ms,
a seconda del tipo di attività. Queste caratteristiche permetteranno
una vera e propria rivoluzione,
sia nel settore della comunicazione mobile
perché permetterà scambio di dati più veloce e una maggiore
copertura del territorio, sia perché consentirà la connessione di oggetti tra loro
abilitando il cosiddetto internet delle cose. La bassa latenza,
in particolare, sarà fondamentale per il settore
dei trasporti (un esempio sono le auto a guida autonoma che devono scambiarsi
informazioni sulla loro posizione in tempi sufficientemente brevi a evitare collisioni),
ma anche in quello della telemedicina.
Per soddisfare questi tre requisiti
il 5G si differenzierà rispetto al predecessore 4G prima di tutto
per le frequenze su cui avverrà la comunicazione tra gli utilizzatori
e le stazioni radio base, ciascuna al servizio di una singola cella.
Mentre il 4G si concentrava nella
banda tra 800 e 2600 MHz, il 5G si distribuirà su tre bande, una
a 700 MHz, una a 3,6 GHz e una 24 GHz. L'ampiezza di queste tre bande
non è uguale, in particolare la banda a 24 GHz ha un'ampiezza senza precedenti
pari a 800 MHz.
L'ampiezza delle bande è però solo uno degli ingredienti che permetteranno
la connessione di un'alta densità di dispositivi
(fonte:
questo rapporto
redatto dall'ufficio parlamentare di scienza e tecnologia
britannico a luglio del 2019).
Dirigere il traffico elettromagnetico. Altro elemento fondamentale sarà
la gestione del traffico elettromagnetico che si instaurerà tra
i dispositivi connessi e le stazioni radio base. Due strumenti
utili a questo scopo sono la tecnologia MIMO e il beamforming.
MIMO sta per Multiple Input and Multiple Output e consiste nell'utilizzo
di più di un'antenna su ciascuna stazione radio base per trasmettere
e ricevere segnale simultaneamente da più dispositivi limitando le
interferenze. Nel 4G si usa la tecnologia
MIMO con 2 o 4 antenne. Per la comunicazione 5G sarà fondamentale
il massive MIMO, che impiega decine (fino a 100) antenne per
ciascuna stazione radio base. La tecnica del beamforming
invece permette di ottenere segnali direzionali,
in cui cioè la radiazione elettromagnetica non si diffonde ugualmente
in tutte le direzioni, ma è collimata in una specifica direzione.
I segnali direzionali si ottengono mettendo in certe configurazioni
geometriche le antenne sulla stazione radio base e sfruttando l'interferenza
tra i segnali di ciascuna antenna
(In
questo video
di IEEE Spectrum viene schematizzato il funzionamento
di una rete mobile 5G).
Una nuova infrastruttura. Per permettere l'utilizzo
di queste nuove frequenze in maniera efficiente, impiegando
cioè le tecniche del massive MIMO e del beamforming, sarà necessario
costruire una nuova rete di telecomunicazioni, aggiornando in parte quella esistente.
Questo è vero in particolare per la banda a 24 GHz.
Le onde con questa frequenza si propagano su distanze
più brevi e vengono assorbite più facilmente dagli ostacoli,
come edifici, foglie o gocce di pioggia. Per questo sarà necessario
dividere il territorio in unità più piccole, le cosiddette celle,
e dotare ciascuna di queste unità di una stazione radio base con
antenne multiple. Le stazioni radio base
rappresentano però solo una parte della rete di telecomunicazioni,
quella che viene chiamata la access network.
Le stazioni
sono infatti connesse tra loro via cavo (ormai quasi solo fibra ottica)
tramite delle centrali di smistamento chiamate mobile switching centers.
Cavi e mobile switching centers costituiscono la parte core della rete.
Una gestione basata più sul software che sull'hardware.
Oltre che su una nuova infrastruttura di rete, il 5G potrà contare
sull'utilizzo massivo di software, che in parte rimpiazzeranno
componenti che finora erano state solo fisiche. Questo permetterà
di ammodernare la rete con minori interventi e anche di gestirla in
modo più efficiente. In particolare sarà cruciale per la nuova generazione
di telecomunicazioni l'utilizzo del network slicing, un software che
permette di dividere la rete in sotto-reti virtuali, chiamate slice
con diverse caratteristiche di velocità, latenza e ampiezza di banda,
secondo il tipo di attività che devono ospitare.
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