newsletter finesettimana #15
Buon venerdì,
e buon 2021. Questa settimana parliamo
di dove ci porterà il nuovo anno pandemico, delle implicazioni
dell'accordo sulla Brexit per la ricerca scientifica,
del primo progetto finanziato in Africa con il fondo verde per il clima dell'ONU,
del sindacato fondato dai dipendenti di Google,
dell'entrata in vigore del Plan S sull'open access e diamo gli
aggiornamenti sulla situazione dell'epidemia di COVID-19
(in particolare sulle campagne vaccinali in Europa e sulla nuova variante B.1.1.7).
La notizia che approfondiamo oggi è la sentenza emessa dal tribunale di
Bologna che ha definito discriminatorio l'algoritmo utilizzato da Deliveroo
per l'accesso al servizio di prenotazione delle sessioni di lavoro da parte dei rider,
condannando l'azienda al pagamento di un risarcimento di 50 mila
euro e delle spese legali. Buona lettura (per segnalare questa newsletter
agli amici
ecco il link per l'iscrizione)
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SEI PEZZI BELLI
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1 Dove ci porterà il secondo anno della pandemia?
Su The Atlantic, il giornalista scientifico Ed Yong fa un bilancio del primo anno della pandemia e di quello che ci aspetta per il secondo. Abbiamo davanti a noi una campagna vaccinale di proporzioni inedite, che pone sfide industriali (produzione di un numero di dosi sufficiente), logistiche (raggiungere le zone rurali distanti dai centri clinici) e culturali (l'esitazione e la resistenza alle vaccinazioni si concentrerà in certi gruppi e regioni geografiche e questo potrebbe ridurre l'efficacia del vaccino nel contenere la trasmissione del virus nella comunità), oltre a mettere alla prova la resistenza del personale sanitario, già stremato dalle ripetute ondate del contagio. Ci sono poi le incertezze
sulla durata dell'immunità conferita dai vaccini e sull'efficacia che avranno
sulle nuove varianti che sono già emerse e su quelle che emergeranno in futuro.
Se saremo fortunati, e la diffusione dell'infezione tornerà sotto
controllo nel corso del 2021, ci dovremo confrontare con la cura delle
altre patologie che sono state trascurate,
oltre agli effetti di lungo termine della COVID-19, anche sulla salute mentale.
E dovremo poi analizzare quanto è accaduto, dove abbiamo fallito. I sistemi sanitari occidentali
si sono specializzati in cure
costose e tecnologiche dimenticando gli interventi di prevenzione.
Paesi con molti meno mezzi dei nostri hanno dimostrato di saper gestire meglio
il contagio.
Una lezione da non dimenticare soprattutto quando potremo cominciare a preparaci alle prossime epidemie,
sperando di fare meglio
[The Atlantic]
2 Cosa vuol dire l'accordo sulla Brexit per la scienza
Il 24 dicembre il Regno Unito e l'Unione Europea hanno raggiunto
un accordo commerciale post Brexit, diventato valido dal 1 gennaio.
L'accordo ha una serie di implicazioni sia per l'accesso ai fondi per la ricerca
che per il movimento dei ricercatori tra Paesi dell'Unione e Regno Unito,
molte delle quali hanno fatto tirare un sospiro di sollievo agli scienziati
britannici ed europei.
Il Regno Unito avrà accesso al nuovo programma quadro di finanziamento
della ricerca della UE, Horizon Europe, anche se con lo status di Paese associato.
Sempre con lo stesso status continuerà a fare parte del programma di ricerca
sull'energia nucleare Euratom e del progetto ITER per la costruzione del primo
reattore a fusione. Continuerà anche a far parte del programma Copernicus,
il sistema di satelliti per l'osservazione della Terra che raccoglie dati
per il monitoraggio del clima e per le previsione meteorologiche. Non verranno applicati
dazi sugli strumenti e le forniture di laboratorio importate dall'UE.
Riguardo agli studi clinici che coinvolgono ospedali in Paesi dell'Unione
e del Regno Unito, la situazione è ancora incerta. Sono stati riconosciuti reciprocamente
gli standard di qualità richiesti sui farmaci, ma l'Unione deve ancora
decidere se il trattamento dei dati personali nel Regno Unito è adeguato.
La nota più amara riguarda il programma Erasmus+, da cui il Regno Unito ha deciso
di uscire per finanziare il Turing Scheme che permetterà ai suoi studenti
di andare a studiare all'estero, ma non riguarderà gli studenti che dall'estero
vorranno recarsi nel Regno Unito. L'immigrazione di personale
altamente qualificato sarà regolata da un sistema a punti,
mentre gli scienziati britannici che vorranno spostarsi nei Paesi dell'Unione
si troveranno davanti un panorama di regole ancora molto frammentato
[Nature]
3 In Ruanda il primo progetto africano di adattamento al cambiamento climatico finanziato col fondo verde dell'ONU
Nella provincia nordoccidentale di Gicumbi è in corso di sviluppo da
poco più di anno il primo progetto del continente finanziato con circa
27 milioni di euro del Fondo Verde messo a disposizione dalle Nazioni Unite
all'interno della convenzione quadro sul cambiamento climatico.
La popolazione, principalmente agricoltori, è stata coinvolta
nelle operazioni prima di terrazzamento dei territori colpiti
da numerose frane e alluvioni, e poi di riconversione delle colture.
Si tratta di un progetto pilota che, se si dimostrerà efficace,
dovrebbe essere applicato su scala nazionale per permettere al Paese
africano di rispettare l'impegno di riduzione delle sue emissioni di
gas a effetto serra del 38% entro il 2030. Ma per raggiungere questo
obiettivo il governo ruandese
dovrà trovare 11 miliardi di finanziamento e probabilmente
sarà costretto a cercare investitori stranieri
«L'ecosistema complessivo della finanza verde è proibitivo.
Eppure dobbiamo affrontare problemi urgenti», ha commentato un
consulente del progetto di Gicumbi, spiegando che le procedure
di accesso al Fondo verde sono estremamente lunghe e complicate
e rischiano di lasciare fuori i Paesi in via di sviluppo
[Le Monde]
4 I lavoratori di Google hanno fondato un sindacato
Il 4 gennaio 220 dipendenti di Google hanno annunciato
di aver fondato un sindacato, la Alphabet Workers Union,
aperto a tutti i lavoratori di Google e della compagnia
che lo controlla, Alphabet. L'organizzazione
non ha lo status giuridico di un vero e proprio sindacato,
non ha cioè il potere di negoziare con i manager dell'azienda e non
intende richiederlo per ora. Punta prima di tutto a ottenere
la maggiore adesione possibile tra i dipendenti della società,
che in tutto sono 100,000 in tutto il mondo, e concentrarsi
soprattutto su temi di natura etica, come per esempio la
sottoscrizione da parte di Google di contratti in ambito militare,
i casi di molestie sessuali sul luogo di lavoro e l'equità del salario.
È la prima grande azienda tecnologica in cui i lavoratori si organizzano
in un sindacato e questo accade in un momento particolarmente delicato
per Google, accusato di detenere una posizione illegittima di monopolio
dal Governo degli Stati Uniti. Google finora si era differenziato
dalle altre società del settore per una filosofia più aperta nella gestione
dei suoi dipendenti, ma le cose sono cambiate e ne è prova la recente
controversia sul licenziamento di Timnit Gebru, responsabile del
gruppo di ricerca sull'etica nell'intelligenza artificiale
[Vox]
5 Entra in vigore il Plan S sull'open access: sarà in grado rivoluzionare l'editoria scientifica?
Nel 2018 un gruppo di enti di finanziamento della ricerca, principalmente europei,
ha lanciato il Plan S: gli scienziati che riceveranno fondi da questi enti
dovranno rendere i risultati della loro ricerca liberamente accessibili a tutti dal
momento della pubblicazione. Nonostante il consenso mostrato da molte
grandi agenzie di finanziamento nel mondo, alla fine l'adesione al Plan S
è stata piuttosto limitata e a oggi comprende solo le istituzioni responsabili
per il 6% degli articoli pubblicati nel 2017. Se alcuni sostengono che
l'impatto del piano sarà comunque importante perché sottoscritto dalle
agenzie che pubblicano almeno un terzo dei lavori che appaiono sulle riviste
più prestigiose e dunque il loro esempio avrà un grande impatto,
altri ritengono che il meccanismo è troppo costoso per università e ricercatori
e che molti non potranno permetterselo
[Science]
6 Aggiornamenti COVID-19
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Il 27 dicembre è cominciata in tutta Europa la somministrazione
del vaccino Pfizer/BioNTech. Al 7 gennaio l'Italia ha ricevuto 438 750
dosi e ne ha somministrate 407 044 dosi, di cui 340 959 al personale sanitario
e sociosanitario e 24 182 agli ospiti delle RSA. I dati, distinti per regione,
categoria, sesso e fascia di età, vengono aggiornati quotidianamente
e pubblicati qui
[Report Vaccini Anti COVID-19]
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Le vaccinazioni sono cominciate dal personale sanitario, ma per ora
gli specializzandi non le riceveranno perché non
hanno un contratto di lavoro dipendente con gli ospedali.
Il personale amministrativo invece ha già potuto prenotarsi
[La Repubblica]
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I dati sulle vaccinazioni a livello internazionale possono essere consultati qui
[Our World in Data]
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Nel frattempo il 30 dicembre l'agenzia del farmaco del Regno Unito ha autorizzato,
prima al mondo, il vaccino sviluppato da Oxford e AstraZeneca e
le prime dosi sono state somministrate il 4 gennaio
[BBC]
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E il 6 gennaio l'agenzia europea del farmaco ha autorizzato
il vaccino prodotto da Moderna
[Le Monde]
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I dati sulla sua efficacia sono stati pubblicati il 30 dicembre sul
New England Journal of Medicine
[NEJM]
× A metà dicembre le autorità sanitaria inglesi
hanno reso noto che una nuova variante del SARS-CoV-2, denominata B.1.1.7,
rappresentava una parte sempre maggiore delle nuove infezioni registrate
nel Regno Unito, in particolare in alcune regioni. Allo stato attuale,
gli scienziati sembrano concordare che la variante non è più letale,
ma è più contagiosa, con un Rt superiore del 50% rispetto a quello
della variante principalmente diffusa in Europa finora. Queste stime
si basano su dati epidemiologici
[Imperial College London]
× La diffusione di questa nuova variante
è causa di preoccupazione tra gli scienziati, che temono possa
rapidamente diventare la variante prevalente a livello globale e portare
l'epidemia in una nuova fase, dalle caratteristiche imprevedibili
[Science]
× La gravità dell'epidemia nel
Regno Unito
ha spinto il 4 gennaio il primo ministro Boris Johnson a ordinare un nuovo lockdown a livello nazionale.
Inoltre, le autorità sanitarie stanno considerando di ritardare
fino a 12 settimane la somministrazione del richiamo ,
per far sì che il maggior numero di persone riceva la prima dose
il prima possibile.
La farmaceutica BioNTech ha risposto che questa decisione
non è supportata dai dati raccolti durante gli studi clinici,
in cui i pazienti hanno ricevuto il richiamo a distanza di tre settimane dalla prima dose
[Financial Times]
×
Il 5 gennaio le autorità cinesi hanno bloccato l'ingresso nel Paese del gruppo
di esperti dell'Organizzazione Mondiale della Sanità incaricati
di investigare l'origine della pandemia, sostenendo che i loro
visti non sono validi
[The Guardian]
×
Da mesi sappiamo che i numeri relativi ai nuovi casi di infezione
sono sottostimati rispetto a quelli reali, in particolare durante la prima ondata.
Ma di quanto? Un nuovo studio pubblicato su Nature, relativo all'epidemia in Francia
tra metà maggio e fine giugno, ha stimato che
nei periodi di alta incidenza i casi ufficiali potrebbero
essere stati il 10% di quelli effettivi
[The Conversation]
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L'ALGORITMO DI DELIVEROO È DISCRIMINATORIO SECONDO IL TRIBUNALE DI BOLOGNA
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Il 30 dicembre il tribunale di Bologna
ha emesso un'ordinanza, firmata dalla giudice Chiara Zompì, che definisce discriminatorio l'algoritmo
utilizzato da Deliveroo, piattaforma di consegna del cibo a domicilio, per gestire le prenotazioni delle sessioni di lavoro
da parte dei rider, condannando l'azienda a pagare 50 000 euro di risarcimento
alle organizzazioni sindacali che hanno fatto ricorso oltre a sostenere le spese legali
(il testo dell'ordinanza è consultabile
qui).
«È probabilmente il primo caso in cui un algoritmo viene chiamato a comparire in tribunale
e ritenuto illegittimo in Europa nel rapporto tra privato e privato»,
commenta Mario Guglielmetti, legale presso lo European Data Protection Supervisor (EDPS),
l'autorità europea indipendente per la protezione dei dati personali.
E aggiunge «esistono diversi precedenti riguardanti algoritmi utilizzati da soggetti pubblici,
come ad esempio
il sistema SiRy
che stimava la probabilità dei cittadini olandesi di commettere frode ai danni dello Stato, sospeso a febbraio dalla corte distrettuale dell'Aia
perché accusato di violare i diritti umani.
Il pronunciamento del tribunale di Bologna è il primo
in cui un sistema automatico viene considerato illegittimo
nel rapporto tra due soggetti privati, come sono da considerarsi
Deliveroo e i riders, che l'azienda inquadra come collaboratori autonomi»1.
L'algoritmo su cui si è espressa la giudice Zompì è quello che
stabilisce le priorità di accesso al sistema di prenotazione delle sessioni di lavoro.
Il funzionamento di questo algoritmo non è chiaro e durante il
procedimento è stato ricostruito solo grazie alle testimonianze
di alcuni fra i ciclofattorini che si sono rivolti alle associazioni sindacali per
ricorrere contro l'azienda. Deliveroo non ha infatti fornito alcun dettaglio
a riguardo. «Questo rende particolarmente significativa questa
ordinanza: l'opacità dei sistemi automatici di assistenza alla decisione
non è più sufficiente a proteggere le aziende e sollevarle
dalle loro responsabilità nei confronti dei lavoratori»,
afferma Massimo Durante, professore associato all'Università di Torino,
filosofo del diritto ed esperto di
governance algoritmica (il suo ultimo libro in italiano
è 'Potere computazionale', edito da Melteni).
Ma come funziona l'algoritmo in questione e in che modo è discriminatorio?
Si tratta del sistema che assegna le priorità di accesso al "self-service booking",
la prenotazione delle sessioni di lavoro settimanali. Ogni lunedì i rider iscritti alla
piattaforma hanno la possibilità di prenotare le sessioni di lavoro della settimana.
Ma non lo fanno tutti nello stesso momento. Coloro che hanno un punteggio
reputazionale maggiore, infatti, possono accedere alla prenotazione dalle 11 del lunedì.
Chi è in posizione intermedia vi accederà dalle 15, i rider che occupano
i posti più bassi della classifica solo dalle 17 in poi.
Chi accede più tardi ha meno possibilità di scelta. Secondo uno dei testimoni
accedendo alle 11 si possono prenotare fino a 40 ore settimanali,
alle 15 ci si assicura tra le 13 e le 17 ore settimanali, mentre
alle 17 le sessioni settimanali ancora disponibili superano difficilmente le due ore.
Le prime sessioni a essere prenotate sono quelle del weekend,
in cui il numero di consegne è sensibilmente più alto e dunque
le possibilità di guadagno maggiori. Molto, insomma, dipende dal punteggio
reputazionale che, nella ricostruzione del procedimento, viene stabilito
dall'algoritmo
in base a due indici: affidabilità e partecipazione.
L'affidabilità decresce quando il lavoratore non esegue l'accesso
alla piattaforma entro i primi 15 minuti dall'inizio della sessione di lavoro
localizzandosi nell'area per cui ha dato disponibilità a eseguire
il servizio di consegna, tranne nel caso in cui l'abbia cancellata almeno 24 ore
prima. La partecipazione invece aumenta con il numero di
sessioni di lavoro in cui il rider ha prestato il suo servizio
durante i periodi di picco, dalle 20 alle 22 di venerdì, sabato e domenica.
Se un rider non cancella la sua prenotazione con sufficiente anticipo
per via di uno sciopero a cui vuole prendere parte o per motivi
di salute o di cura dei figli minori, l'algoritmo comunque
lo giudicherà meno affidabile e lo farà scendere nella
classifica reputazionale mettendo a rischio la sua priorità di accesso alle prenotazioni.
In sostanza l'algoritmo tratta in maniera uguale tutte le
cancellazioni avvenute troppo tardi, considerando cioè
irrilevanti i motivi della mancata partecipazione alla sessione prenotata.
In questo consiste, secondo la giudice, la discriminazione indiretta,
un comportamento che a causa della sua uniformità
riserva un trattamento ingiusto a un determinato gruppo di soggetti
(in questo caso i lavoratori che legittimamente desiderano partecipare a uno sciopero
o che hanno problemi di salute che gli impediscono di
rispettare l'impegno preso).
La giudice ha sottolineato che l'algoritmo è in grado di
contemplare delle eccezioni, nel caso in cui si verifichi
un incidente nel turno precedente a quello a cui il rider
non partecipa o nel caso in cui la piattaforma che
gestisce i rider si blocchi e diventi inaccessibile.
In queste due circostanze infatti la mancata partecipazione
del lavoratore alla sessione prenotata non viene considerata
ai fini del calcolo delle statistiche reputazionali.
Sarebbe, dunque, bastata la volontà da parte dell'azienda
di tenere in considerazione il diritto allo sciopero,
diritto costituzionalmente garantito, per adeguare di conseguenza
l'algoritmo. L'ordinanza potrebbe avere rilevanza nazionale,
visto che il sistema con cui Deliveroo ha gestito le
priorità di accesso alle prenotazioni da parte dei rider
è stato in uso su tutto il territorio nazionale.
«L'altro elemento estremamente interessante di questa sentenza
è che inverte, seppur parzialmente, l'onere della prova nell'ambito
di un giudizio antidiscriminatorio che si applica al funzionamento di un algoritmo»,
commenta ancora Durante,
«la giudice ha infatti accettato le testimonianze delle parti ricorrenti
a prova degli effetti discriminatori dell'algoritmo sui lavoratori
chiedendo all'azienda di provare l'insussistenza della discriminazione».
Deliveroo, dal canto suo, non ha fornito a riguardo alcun dettaglio,
a parte dichiarare che il sistema non è più utilizzato dal 2 novembre 2020
e che anche prima di quella data i rider hanno sempre avuto un'alternativa
alla prenotazione, quella del cosiddetto free login.
«L'azienda ha accettato la ricostruzione del funzionamento
del sistema automatizzato emersa in corso di causa,
piuttosto che dimostrare il contrario svelando la cosiddetta
black box della intelligenza artificiale utilizzata»commenta ancora Guglielmetti,
«questo ha impedito di condurre
un vero audit tecnologico sull'algoritmo», conclude.
Non sappiamo infatti se l'algoritmo sia un sistema di machine learning,
i cui risultati cambiano a seconda della base di dati su cui vengono
allenati e i cui effetti possono essere difficili da valutare
a priori, o piuttosto si tratti di un più semplice software pre-programmato
secondo un sistema di regole scelte dall'azienda per massimizzare
i suoi obiettivi di profitto e di cui è molto più semplice
prevedere i difetti e i limiti. Ma è ormai sempre più evidente
che anche sistemi molto semplici possono generare discriminazione e ingiustizia.
Ne
è un esempio recente
il caso
dell'algoritmo utilizzato per la
pianificazione delle campagne vaccinali contro COVID-19 all'ospedale di Stanford.
A metà dicembre un centinaio di medici, dipendenti dell'ospedale,
hanno manifestato davanti agli ambulatori dove venivano
effettuate le prime vaccinazioni. Solo 7
degli oltre 1300 medici della struttura erano stati inclusi
nella somministrazioni delle prime
5000 dosi. La decisione era stata presa in base ai risultati di un algoritmo che
considerava una serie di variabili per ciascun dipendente, tra cui l'età e il livello
di esposizione al contagio. Evidentemente, però, l'algoritmo faceva male
il suo lavoro, visto che aveva escluso gran parte del personale sanitario che
da mesi è impegnato in prima linea nel contrastare l'epidemia.
Come approfondito più avanti da
MIT Technology Review,
l'errore è stato non rivedere i risultati che l'algoritmo
produceva quando riceveva come input i dati relativi
ai dipendenti di quell'ospedale. Il problema, insomma,
non è usare una procedura
automatizzata ma piuttosto non essere disposti a rivederne
il funzionamento anche di fronte all'evidenza che questa
sia difettosa.
L'ordinanza del tribunale di Bologna è importante anche dal punto di vista del diritto del lavoro.
In un intervento sulla rivista Il Mulino,
Antonio Aloisi e Valerio de Stefano,
autori del volume 'Il mio capo è un algoritmo. Contro il lavoro disumano'
edito da Laterza, notano come autonomia e indipendenza dei lavoratori delle
piattaforme digitali siano di fatto virtuali e che questo sia stato ormai
riconosciuto da diversi tribunali in Europa
(tra gli ultimi esempi la sentenza del tribunale di Palermo
del novembre 2020 che ha imposto a Glovo di assumere a tempo indeterminato uno dei suoi ciclofattorini).
Tuttavia è importante, sottolineano i due giuristi, che l'ordinanza
del tribunale di Bologna consideri di fatto i rider di Deliveroo
come subordinati e si concentri su un altro aspetto, quello
della responsabilità dell'azienda riguardo le decisioni prese
automaticamente sulla base di valutazioni statistiche.
In altre parole la corte è andata oltre il formalismo dell'inquadramento del
rapporto di lavoro e ha affermato un principio:
è ora di guardare dentro alle scatole nere degli algoritmi
e correggerne i difetti se non si vuole incorrere in giudizi
come quello di Bologna. Nell'affermare questo principio
si comunica anche un altro concetto centrale al problema
della governance algoritmica: i sistemi automatici non sono
né neutri, né oggettivi. Come ha scritto la giornalista
Cathy O'Neil nel suo libro 'Weapons of Math Destruction':
«i modelli non sono altro che opinioni scritte nel linguaggio della matematica».
L'obbligo alla trasparenza e alla conoscibilità dei sistemi
automatici di assistenza alla decisione è stabilito anche
dagli articoli 14 e 22 del Regolamento europeo sulla protezione dei dati
personali (GDPR), entrato in vigore nel 2018. L'ordinanza di Bologna
non vi fa riferimento, probabilmente perché la questione non viene invocata
dalle parti ricorrenti, cioè le organizzazioni sindacali.
Esistono però altre cause in corso che si appellano proprio al GDPR,
come quella
intentata contro Uber dal sindacato britannico App Drivers & Couriers Union,
per conto di un migliaio di autisti che si sono visti
disattivare gli account ingiustificatamente. In questo caso
i ricorrenti sostengono che un sistema automatico ha preso una decisione
rilevante per la loro vita, li ha licenziati,
fatto considerato illegittimo proprio dall'articolo 22 del GDPR.
Note
1
Guglielmetti non conosce i dettagli del procedimento
e ha espresso le sue valutazioni a titolo personale e
non in qualità di dipendente dello EDPS.
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