newsletter #53
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Oggi, 14 marzo 2018, si
celebra in tutto il mondo il Pi Day, il giorno del
π (pi greco). La storia di π è ben raccontata
nel libro "Storia di π", scritto nel 2016 da Pietro
Greco e pubblicato da Carocci. Comincia nel II millennio
a.C. tra il Tigri e l'Eufrate, dove i Babilonesi ne
danno una stima piuttosto precisa utilizzando
metodi geometrici. Continua poi in epoca ellenistica
con Archimede, che fornisce un metodo esaustivo per
il calcolo di π, introducendo il concetto di
limite. La matematica di Archimede ed Euclide arriva
agli Europei quasi 1500 anni dopo, solo grazie ai matematici
islamici, che traducono dal greco all'arabo le loro
opere arricchendole di elementi indiani e
cinesi. Infine vede come protagonisti Fibonacci, Newton
e Liebniz. Nell'immagine il rompicapo matematico proposto
da Alex Bellos nella sua consueta rubrica del
lunedì sul Guardian. Quale fiammifero occorre
spostare per rendere l'equazione approssimativamente
corretta? ( Qui la soluzione). Credit: Alex Bellos and Chris Smith /
The Guardian.
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SMETTIAMOLA DI CHIAMARLE 'FAKE NEWS'
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Smettiamola di chiamarle 'fake
news'. Questo il primo messaggio
contenuto nel rapporto, pubblicato
il 12 marzo, del gruppo di lavoro sulla disinformazione istituito dalla Commissione Europea. Il fenomeno è molto più complesso di quello che l'espressione 'fake news' lascia intendere.
Gli autori del documento (accademici, giornalisti, rappresentanti
delle società tecnologiche e della
società civile) affermano poi che è
necessario basare qualsiasi
intervento su delle prove
scientifiche. A questo scopo
chiedono a compagnie come Google,
Twitter e Facebook, ma anche alle
istituzioni europee, di condividere
maggiormente i loro dati. È forte
però la difesa della libertà di
espressione e dunque viene
scoraggiato qualsiasi intervento
normativo che controlli i contenuti
online.
[Medium; Clara Jiménez Cruz, Alexios Mantzarlis, Rasmus Kleis Nielsen, & Claire Wardle]
Il giornalista
scientifico francese Sylvestre Huet
aggiunge alcuni punti interessanti contenuti nel rapporto
della Commissione Europea. In primo
luogo la necessità di
avere accesso agli algoritmi di ranking
delle notizie che ne determinano il
livello di diffusione sui diversi
social network. In secondo luogo il
ruolo che i governi dovrebbero avere
nel
favorire una stampa pluralistica e
indipendente (i giornalisti sono
sempre meno e sempre più
precari). Infine Huet sottolinea
come il rapporto affermi che
i governi non dovrebbero intervenire
direttamente sulle piattaforme di
condivisione di contenuti digitali, come Facebook e
Twitter, ma piuttosto favorire la
costruzione di codici di
auto-regolazione che i dipendenti di
queste aziende si impegnino a rispettare.
[Le Monde; Sylvestre Huet]
Un'analisi condotta su 126,000 notizie circolate su Twitter tra il
2006, data della sua apertura, al
2017, rivela che le notizie false si
diffondono più velocemente e
raggiungono più utenti di
quelle vere. Lo studio
mostra inoltre che i bot, account
Twitter gestiti da computer, non
sono i colpevoli di questo fenomeno,
poiché diffondono notizie false e vere nello stesso modo. La
responsabilità sarebbe dunque tutta nostra e una delle
spiegazioni, sostengono gli autori, potrebbe essere la maggiore
componente di novità contenuta nella condivisione di una
notizia falsa rispetto a una vera. L'analisi, condotta da tre
scienziati dei dati esperti di processi sociali e in particolare di
comunicazione digitale, ha considerato tutte le notizie circolate su
Twitter catalogate come 'false' o 'vere' da sei agenzie di fact
checking indipendenti. I risultati sono stati pubblicati
sull'ultimo numero di Science.
[Science; Katie Langin]
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CONTROLLO DELLE ARMI NEGLI STATI UNITI
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A gennaio, durante un'audizione di fronte al
Congresso, il capo dello United States
Department of Health and Human Services ha
dichiarato che i Center for Disease Control and
Prevention (C.D.C.) dovrebbero ricominciare a
fare ricerca sulla violenza da armi da
fuoco. Dall'entrata in vigore del Dickey
Amendment nel 1996, l'agenzia di protezione
della salute statunitense ha di fatto interrotto
le sue indagini sull'argomento. Il Dickey
Amendment proibisce il finanziamento pubblico di
ricerche scientifiche che sostengano la
limitazione dell'utilizzo delle armi da
fuoco. Non esistono dunque prove scientifiche
aggiornate prodotte dallo Stato
del fatto che la possibilità di avere
pistole in casa renda più sicure le
famiglie americane, come sostiene la National
Rifle Association, né del contrario, che
questa renda i cittadini americani più
vulnerabili (l'ultimo studio risale
al 1993). Restano dunque molte domande insolute
e mancano i dati per rispondere a queste
domande. La proposta di Trump, successivamente
ritirata, di alzare l'età minima per
l'acquisto di un certo tipo di armi da 18 a 21
anni sta però rivitalizzando il dibattito.
[The New York Times; Sheila Kaplan]
I media tendono a dare maggiore risalto
alle sparatorie di massa che avvengono nelle
scuole, quelle in cui l'attentatore è motivato
ideologicamente o proviene dal Medio Oriente. Ma
la maggior parte di questi episodi di violenza
è causato da uomini bianchi di mezza età e raramente ha un movente ideologico.
Questa è la conclusione di uno studio pubblicato a febbraio sul "International Journal of Comparative and Applied Criminal Justice", in cui due criminologi americani hanno analizzato la copertura mediatica di 314 sparatorie di massa avvenute negli Stati Uniti tra il 1966 e il 2016.
[Undark Magazine; Robin Loyd]
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RICERCA E SOCIETÀ
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Gli scienziati italiani dovrebbero diventare 'scienziati a vita', estendere cioè l'approccio scientifico anche fuori dal laboratorio e lontano dalle lavagne. Dovrebbero estenderlo nel rapporto con le altre classi dirigenti italiane. Inoltre dovrebbero abbandonare il punto di vista individuale, alla 'Io speriamo che me la cavo', in favore di uno collettivo.
Questa è la strategia che Roberto Defez, ricercatore del CNR, suggerisce nel suo ultimo libro "Scoperta. Come la ricerca scientifica può aiutare a cambiare l’Italia", pubblicato da Codice Edizioni.
[Scienza in rete; Pietro Greco]
Il nuovo rapporto dell'OCSE "Getting
Skills Right: Italia", dipinge una situazione
paradossale per l'Italia. Da una parte un piccolo numero di
grandi imprese che fatica a trovare competenze
di alto livello, soprattutto nel settore
digitale, dall'altra un gran numero di piccole e
piccolissime imprese che richiede competenze
molto basse. Così il 18% dei lavoratori
italiani possiede un titolo di studio inferiore
a quello richiesto per la sua mansione, mentre
il 35% è impiegato in ambiti distanti da
quello di formazione ed è
sovra-qualificato. A differenza di Paesi come
Finlandia, Svezia, Danimarca ma anche Estonia o
Norvegia non abbiamo ancora avviato il processo
di riorganizzazione del lavoro necessario
perché domanda e offerta di competenze si
allineino a un livello più alto.
[La Voce; Fabio Manca]
Elizaldo Carlini, scienziato brasiliano
pioniere della
ricerca sugli
effetti terapeutici
della marijuana,
è oggetto di
un'indagine da parte
della Polizia di San
Paolo. La notizia ha
generato proteste
da parte della
comunità scientifica
brasiliana,
preoccupata che
l'intervento delle
autorità
possa costituire una
minaccia alla
libertà di
ricerca in un
periodo in cui i
finanziamenti
pubblici alla
scienza hanno subito
tagli sostanziali.
[Nature; Claudio Angelo]
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