Dona
 
 
Dona
 
newsletter finesettimana #67

finesettimana #70 / 1 maggio 2022
a cura di
Chiara Sabelli


Buona domenica,
questa settimana facciamo il punto sul Digital Services Act, il regolamento proposto dalla Commissione Europea un anno fa per regolare i servizi digitali di cui usufruiscono i cittadini dell'Unione e approvata sabato scorso dal Parlamento europeo con alcuni emendamenti. Poi, alcuni suggerimenti di lettura dai giornali internazionali.
Buona lettura (per segnalare questa newsletter agli amici ecco il link per l'iscrizione)
 

Cosa dice il Digital Services Act approvato dal Parlamento europeo

Immagine di Huzaifa Abedeen (CC BY-SA 4.0).

All’alba di sabato 23 aprile il Parlamento europeo insieme al Consiglio dell’Unione Europea ha pubblicato il suo rapporto sul Digital Services Act (DSA), il regolamento proposto un anno fa dalla Commissione europea per regolare i servizi digitali che agiscono come intermediari tra i cittadini dell’Unione e prodotti, contenuti o servizi. Si tratta delle piattaforme per gli acquisti online, dei social network o dei motori di ricerca. Nell’ambito del DSA rientra anche l’utilizzo di algoritmi da parte delle istituzioni pubbliche, come forze dell’ordine, tribunali, amministrazioni e servizi sanitari.

«Insieme a Dragoş Tudorache abbiamo lavorato per inserire nella bozza i punti su cui c’era già un forte accordo», ha dichiarato Brando Benifei, europarlamentare socialdemocratico durante l’AI summit organizzato da POLITICO poche ore prima che il documento venisse pubblicato. Benifei è relatore della proposta di regolamento insieme all’eurodeputato rumeno Tudorache del gruppo liberale Renew Europe.

La novità più grande introdotta dal Parlamento è la messa al bando dei sistemi di polizia predittiva. «Ci sono altri punti su cui non abbiamo raggiunto un accordo ma che intendiamo discutere in questa ultima fase di revisione. Tra questi c’è la possibilità di introdurre ulteriori restrizioni sull’uso di algoritmi per la sorveglianza in luoghi pubblici». Benifei si riferisce all’uso di tecnologie biometriche per il riconoscimento facciale, un argomento che già un anno fa era stato molto controverso. Gli attivisti per i diritti digitali avevano infatti criticato la scelta del termine “identificazione” al posto di “riconoscimento”. La prima bozza prevedeva infatti che le forze dell’ordine non potessero usare sistemi di sorveglianza negli spazi pubblici per individuare per esempio persone sospettate di aver commesso un crimine, ma lasciava spazio alla possibilità di usarli per riconoscere comportamenti anomali allo scopo di individuare e sventare attentati o atti di violenza.

«La scelta di usare “identificazione” e “non riconoscimento” è motivata dal criterio per cui gli utilizzi vietati sono solo quelli che non presentano, allo stato attuale, alcun potenziale beneficio», ha risposto Kilian Gross, responsabile dello sviluppo e del coordinamento delle politiche in materia di intelligenza artificiale all’interno del direttorato generale su reti di comunicazione, contenuti e tecnologie della Commissione. «Per esempio, gli algoritmi che permettono il riconoscimento delle emozioni possono essere utili a persone con disabilità visive per interagire meglio con la loro controparte».

Gross ha poi ribadito che questa scelta è in linea con l’impianto generale del regolamento che prevede la classificazione degli algoritmi in base al rischio che il loro uso pone per la salute, la sicurezza e i diritti fondamentali dei cittadini dell’Unione. «Per esempio, l’impiego di algoritmi per il riconoscimento delle emozioni nella selezione del personale è ad alto rischio perché contribuisce a decisioni che hanno un grande impatto sulla vita delle persone e dunque deve essere vigilato con la massima attenzione».

Questo approccio, secondo Gross, garantisce che il regolamento difenda i diritti fondamentali dei cittadini favorendo allo stesso tempo l’innovazione digitale.

Secondo Benifei un altro elemento centrale per favorire l’innovazione è quello di evitare l’incertezza legale. «Per questo abbiamo cercato di allineare il DSA con il GDPR», il regolamento sulla gestione e l’elaborazione dei dati personali promulgato nel 2016. Continua a leggere su Scienza in rete

 

Altre notizie

 

Il cambiamento climatico aumento la probabilità che virus nuovi o riemergenti saltino da altri mammiferi agli esseri umani
L'aumento è più elevato di quello che si potrebbe immaginare. Secondo uno studio pubblicato questa settimana su Nature, i prossimi decenni vedranno circa 300 000 incontri tra specie che normalmente non interagiscono, causando circa 15 000 spillover. Il cambiamento climatico forza le specie a spostarsi per trovare habitat più adatti. Specie che non hanno mai coesistito diventeranno "vicini di casa" favorendo il fenomeno del salto di specie [The Atlantic]

L'invasione dell'Ucraina minaccia le collaborazioni spaziali
Dopo che i paesi occidentali hanno imposto sanzioni contro la Federazione Russa, quest'ultima ha minacciato di interrompere le sue collaborazioni a bordo della Stazione Spaziale Internazionale. Non era successo neanche durante i momenti più delicati della guerra fredda. Il motivo potrebbe essere che a bordo della Stazione si sono creati dei "blocchi", che rispecchiano le alleanze geopolitiche a Terra ma che ostacolono la collaborazione tra singoli paesi. Inoltre, il diritto spaziale così com'è potrebbe non essere adeguato per le sfide di oggi. Questo limite potrebbe diventare ancora più evidente durante le due future missioni sulla Luna [The Conversation]

Un nuovo acceleratore di particelle sta per partire in Michigan
Si tratta del Facility for Rare Isotope Beams (FRIB), finanziata con un totale di 942 milioni di dollari. Sarà in grado di produrre isotopi rari e instabili per studiare le loro caratteristiche fondamentali, come il tempo medio di decadimento, e formulare delle ipotesi sui processi che hanno prodotto gli elementi chimici più pesanti della tavola periodica. FRIB sarà complementare ad altre infrastrutture per la fisica nucleare in costruzione nel mondo, come la Facility for Antiproton and Ion Research (FAIR) costata oltre 3 miliardi di dollari e che inizierà le sue attività nel 2027 presso il GSI Helmoltz Center a Darmstadt in Germania [Nature]

Dobbiamo preoccuparci delle nuove sotto-varianti di Omicron?
Due nuove varianti del SARS-CoV-2, appartenenti al ceppo di Omicron e chiamate BA.4 e BA.5, sono state identificate in Sudafrica e la loro prevalenza è cresciuta dal 5% al 50% in circa un mese. Le due varianti possiedono in particolare una mutazione sull'aminoacido 486 posizionato sulla proteina spike del virus e che potrebbe renderlo capace di eludere parzialmente la risposta immunitaria sviluppata dopo la vaccinazione o l'infezione naturale. Tuttavia, finora in Sudafrica non è stato registrato un aumento preoccupante di contagi, ospedalizzazioni e decessi. Proseguendo l'attività di monitoraggio, i ricercatori sudafricani chiedono di agire con cautela, soprattutto per evitare misure inutili e dannose come i divieti imposti sui viaggiatori provenienti dal Sudafrica alla fine del 2021 quando nel paese era emersa Omicron [Nature]


Spotify Facebook Instagram Twitter YouTube Telegram rss

Aiuta Scienza in Rete a crescere. Il lavoro della redazione, soprattutto in questi momenti di emergenza, è enorme. Attualmente il giornale è interamente sostenuto dall'Editore Zadig, che non ricava alcun utile da questa attività, se non il piacere di fare giornalismo scientifico rigoroso, tempestivo e indipendente. Con il tuo contributo possiamo garantire un futuro a Scienza in Rete.

Sostieni Scienza in rete
 

Ricevi questa email perché hai un'iscrizione attiva alla newsletter di Scienza in rete

Se non vuoi più ricevere la newsletter clicca qui per cancellarti 

Per suggerimenti e commenti scrivi qui