newsletter finesettimana #67
finesettimana #72 / 29 maggio 2022 a cura di Chiara Sabelli
Buona domenica,
questa settimana facciamo una sintesi della conversazione sulla mortalità in eccesso
che abbiamo organizzato il 18 maggio e a cui hanno preso parte sei tra esperte ed esperti.
Quali sono i diversi approcci che si possono seguire per stimare quante persone sarebbero morte
negli scorsi due anni se la pandemia non ci fosse stata? Quanto è rischioso fidarsi di modelli
elaborati che si basano su dati incerti, parziali o ricostruiti?
Chi sono le persone morte di Covid-19 in Italia? Quanto sono affidabili i certificati di morte e quando verranno digitalizzati?
La sintesi prova a rispondere a queste e altre domande.
Poi alcuni suggerimenti di lettura dai giornali internazionali.
Buona lettura (per segnalare questa newsletter agli amici ecco il link per l'iscrizione) |
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Stimare l'eccesso di mortalità generale per capire l'impatto di Covid-19
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La mortalità settimanale media del periodo 2015-2019 in rosso e la mortalità osservata nel 2020 in blu. Elaborazione di Scienza in rete su dati ISTAT.
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Una sintesi del webinar “Impatto Covid-19: quanto è difficile stimare l’eccesso di mortalità?” organizzata da Scienza in rete il 18 maggio.
L’ultima stima in ordine di tempo è quella pubblicata all’inizio di maggio dall’Organizzazione Mondiale della Sanità: tra il 2020 e il 2021 nei 194 paesi che fanno parte dell’OMS sarebbero morte 15 milioni di persone in più rispetto a quanto sarebbe successo se la pandemia di Covid-19 non ci fosse stata. Questa stima va confrontata con il numero di morti ufficialmente attribuiti a Covid-19 dai diversi governi nazionali, circa 5,5 milioni. La notevole differenza sarebbe in parte dovuta alle persone morte a causa dell’infezione con SARS-CoV-2 ma non diagnosticate e in parte al fatto che i sistemi sanitari sono stati sottoposti a una pressione tale da non poter garantire cure adeguate per tutte le altre malattie. Per questo, l'eccesso di mortalità generale è considerato una stima degli effetti diretti e indiretti di un’epidemia sulla popolazione.
«La differenza tra le morti in eccesso e quelle ufficialmente attribuite a Covid-19 non è uguale in tutti i paesi», ha spiegato Rodolfo Saracci, già presidente della International Epidemiological Association, «per l’Italia la stima dell’eccesso è di circa 160 mila morti da confrontare con le circa 136 mila associate a Covid dal sistema di sorveglianza integrata dell’Istituto Superiore di Sanità, una differenza del 20% circa simile a quella che si osserva nei paesi ad alto reddito dell’OMS».
La situazione è diversa se si considerano i paesi a basso reddito in cui non sono disponibili dati di mortalità di alta qualità. «I dati di mortalità mensili utilizzati per la stima dall’OMS sono disponibili solo per 74 dei 194 paesi che fanno parte dell’Organizzazione, per 84 paesi non ci sono dati e per i restanti 35 i dati sono parziali, si riferiscono cioè solo ad alcune regioni o ad alcuni periodi», commenta Saracci «per i paesi senza dati di mortalità si usano delle variabili che nei paesi in cui i dati di mortalità sono disponibili sono correlate con la mortalità. Queste variabili vengono usate poi anche per correggere le stime dei paesi che i dati li hanno. Insomma, si tratta di surrogati dei dati osservati».
Molto diverso l’approccio seguito da ISTAT e Istituto Superiore di Sanità per l’elaborazione del settimo rapporto sull’impatto dell’epidemia sulla mortalità totale. «Sono d’accordo con Saracci, la qualità di un modello dipende molto dalla qualità dei dati di input», ha commentato Sabrina Prati, che all’ISTAT dirige il servizio Registro della popolazione, statistiche demografiche e condizioni di vita. «Per questo ritengo che il processo di innovazione che ha riguardato i dati di mortalità in cui ISTAT è stata coinvolta, sia particolarmente importante. Oggi pubblichiamo dati di mortalità per comune, distinti per classi di età e sesso con 45 giorni di ritardo, prima l’attesa per questi dati era di dieci mesi», ha spiegato Prati. La disponibilità di dati prodotti con la stessa metodologia a partire dal 2011 e aggiornati tempestivamente permette di confrontare in maniera robusta la mortalità pre-Covid con quella osservata nel periodo Covid.
«Nel nostro rapporto abbiamo deciso di non fare modellizzazione, abbiamo usato un approccio statistico-descrittivo», ha spiegato Pezzotti, responsabile del sistema di sorveglianza integrata Covid-19 e direttore del Reparto di Epidemiologia, Modelli Matematici e Biostatistica del Dipartimento Malattie Infettive dell'Istituto Superiore di Sanità.
Il rapporto prende come riferimento il periodo 2015-2019, in cui la mortalità osservata è stata in media di 645 620 decessi all'anno, e lo confronta con i decessi osservati nel 2020, 746 146, e nel 2021, 709 035. L’eccesso è stimato come differenza e dunque è di 100 526 per il 2020 (+15,6%) e di 63 415 per il 2021 (+9,8%). L’eccesso di mortalità si concentra nel 2020, soprattutto nel primo semestre, mentre nel 2021, in particolare nel secondo semestre, si vede l’effetto delle vaccinazioni nel disaccoppiare l’aumento dei casi da quello dei decessi. Continua a leggere su Scienza in rete
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La ricerca sulla violenza con armi da fuoco negli Stati Uniti è ancora sottofinanziata
Nel 2019 il Congresso approvò un finanziamento annuo di 25 milioni di dollari divisi tra CDC e NIH, ma,
secondo Rebecca Cunningham, medica di pronto soccorso e ricercatrice sulla violenza con armi da fuoco,
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[Science]
Troppo hype intorno al nuovo software di DeepMind GATO
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reso pubblico il suo nuovo sistema di apprendimento automatico GATO, uno dei suoi autori ha scritto su Twitter "The game is over",
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[MIT Technology Review]
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"The Nature of the Physical World". Non è mai stata osservata alcuna violazione di questa legge, né se ne prevede alcuna.
Ma qualcosa della seconda legge preoccupa i fisici. Alcuni non sono convinti di averla compresa correttamente o che le sue basi siano solide. Sebbene sia chiamata legge, di solito viene interpretata in senso probabilistico: stabilisce cioè che il risultato di qualsiasi processo sarà quello più probabile.
Ora, alcuni gruppi potrebbero aver estratto la seconda legge dai principi fondamentali della meccanica quantistica. Secondo loro, la seconda legge non deriverebbe dalle probabilità classiche, ma da effetti quantistici come l'entanglement
[Quantamagazine]
I premi assegnati nell'ambito della matematica vanno quasi sempre a uomini. C'è un modo per cambiare?
Nonostante le donne abbiano guadagnato spazio nella ricerca matematica, i premi più prestigiosi
vengono assegnati ancora prevalentemente a uomini. Sono solo tre le donne che hanno ricevuto uno
tra i premi prestigiosi (tra cui la medaglia Fields, il premio Abel,
il premio Wolf per la matematica e il Breakthrough Prize). Per cercare di riequilibrare le cose,
alcuni stanno seguendo l'esempio dell'Accademia delle Scienze svedese nell'assegnare i premi Nobel:
scegliere comitati di valutazioni equilibrati dal punto di vista del genere e favorire rose di nominati altrettanto equilibrate.
Tuttavia, non sembra sufficiente in un campo in cui il concetto di "quota" è mal visto.
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anche se sul totale delle università circa un quarto degli affiliati a dipartimenti di matematica sono donne,
limitandosi alle 50 migliori università del paese le donne sono solo il 7%, una percentuale molto più bassa
di quelle di altre discipline dell'area STEM, come la fisica o l'ingegneria
[Nature]
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