newsletter #77
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Un
articolo pubblicato sui Proceedings della Royal
Society B mette in discussione quello che
sappiamo sulla forma delle ossa del bacino femminile. Gli studi condotti finora si erano concentrati
solo sulle donne europee e avevano sostanziato l'ipotesi che la dimensione del bacino si
fosse ridotta per motivi evolutivi, per
favorire cioè la posizione eretta (questa
ipotesi è all'origine del cosiddetto "dilemma ostetrico"). Queste
conoscenze hanno inoltre determinato la pratica ostetrica al
momento della nascita, descrivendo la rotazione che il feto
deve compiere per attraversare il canale del
parto. Potrebbe essere questo uno dei motivi per cui le
complicazioni durante il parto sono più
frequenti tra le donne
nere rispetto alle bianche. I ricercatori
hanno analizzato i resti di 348 donne risalenti a
epoche variabili tra 2000 anni a.C. e il secolo
scorso, osservando grande variabilità a seconda
della regione di provenienza, più di quanto
non accada per la lunghezza degli arti o di altre parti
del corpo. Lo studio sembra
indicare che la forma del bacino femminile sia frutto
di fluttuazioni casuali dei geni, più che il
risultato del processo di selezione naturale, e
suggerisce un approccio più
"personalizzato" alla nascita. Nell'immagine: uno schema della pelvi
femminile. Incisione in un manuale di ostetricia.
Credit: Wellcome Images / Wikipedia. Licenza: CC BY
4.0.
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DOVE RESPIRARE FA MALE
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Il
98% dei bambini sotto i 5 anni in
Italia è esposto a livelli di
particolato sottile (PM 2.5)
superiori a quelli considerati
sicuri dall'Organizzazione Mondiale
della Sanità (OMS). La media
mondiale è del 93%. Nel
2016 l'inquinamento dell'aria ha
causato la morte prematura di 4,2
milioni di persone, di cui
300 000 bambini sotto i 5 anni. Questi
i dati inquietanti contenuti nel
rapporto "Air
Pollution and Child Health"
pubblicato il 29 ottobre e
presentato in occasione della prima
Conferenza globale sull’inquinamento
dell’aria e la salute che si
è conclusa ieri a Ginevra.
[World Health Organization; Air
Pollution and Child Health]
La Cina si trova davanti a
scelte difficili: riportare i
livelli di inquinamento dell'aria
sotto i valori di guardia
continuando a far crescere la sua
economia. Nel 2016 la città di
Shijiazhuang, capitale della
provincia settentrionale di Hebei a
300 chilometri da Pechino, si
è classificata
quattordicesima nella lista delle
città più inquinate
del mondo secondo l'OMS. Nelle
prime 25 posizioni si trovano altre
quattro città della stessa
provincia. Shijiazhuang
ospita i maggiori centri di produzione di
acciaio del Paese, la maggior
parte dei quali sono alimentati a
carbone. Tra marzo 2017 e aprile
2018 la concentrazione di PM 2.5 ha
periodicamente superato il valore di
250 µg/m3, la
soglia di pericolo secondo l'OMS. L'incidenza delle malattie
croniche ostruttive polmonari
è molto elevata nella
regione.
Per rispettare il piano per l'ambiente
varato a luglio (che impone di ridurre i
consumi di carbone del 10%) e
contemporaneamente contribuire alla
crescita del Paese (la
Cina punta a raddoppiare il suo PIL
tra il 2010 e il 2020), gli
amministratori locali hanno richiesto alle
centrali e alle fabbriche di rallentare la
produzione e di
pianificare una serie di chiusure
per installare la
tecnologia necessaria a ridurre le
emissioni. I trasgressori sono
stati puniti
con multe fino a 350 mila dollari. Ai cittadini è
stato vietato l'uso delle stufe a
carbone. Il divieto è stato revocato
quando la popolazione ha protestato:
il carbone resta l'unico modo per
scaldarsi per migliaia di cinesi a
causa della limitata fornitura di gas naturale.
[Undark Magazine; Xiaoxue Chen]
Delle 10 città più
inquinate secondo l'OMS, nove sono
in India. L'imprenditore indiano
Jai Dhar Gupta ha visto i suoi
profitti aumentare rapidamente: la
sua società, Nirvana Being,
vende online mascherine contro
l'inquinamento. Negli ultimi quattro
anni gli ordini sono passati da duecento
a migliaia al giorno. Colpa
dell'aria sempre più
inquinata di quasi tutte le
città indiane. Le cause sono
diverse. Da una parte gli agricoltori del Punjab
bruciano i rifiuti agricoli per
preparare i campi per la stagione
successiva, i venti spingono il fumo
200 miglia a sud e coprono i cieli
di Nuova Delhi. Dall'altra la costruzione di
nuove infrastrutture e palazzi viene
condotta senza rispettare le regole
che limitano l'inquinamento. Il
Governo indiano ha preso dei
provvedimenti per limitare queste
pratiche, ma fatica a farli
rispettare.
[The New York Times; Kai Schultz, Jeffrey Gettleman, Hari Kumar and Ayesha Venkataraman]
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IL FUTURO QUANTISTICO
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Annunciati
a Vienna i primi
progetti finanziati
nell'ambito della
Quantum
Flagship della
Commissione Europea. 132
milioni assegnati a
20 consorzi
internazionali per
realizzare, nei
prossimi tre anni,
dei prototipi che
mostrino la
maturità
tecnologica di certe
applicazioni
quantistiche. Il
programma
distribuirà
in tutto un miliardo
di euro, una cifra
che per molti
laboratori non
farà la
differenza. Ma
alcuni ricercatori
sono convinti che
questi finanziamenti
saranno fondamentali
a costruire reti di
collaborazione in
Europa. Nel
frattempo la
Germania ha
annunciato un piano
di investimenti di
650 milioni di euro,
e il Congresso deli
Stati Uniti sta
considerando la
possibilità
di stanziare 1,2
miliardi di dollari
per il quantum computing. Il Regno Unito
è stato un
precursore, con 370
milioni di euro
dedicati al National
Quantum Technologies
Programme nel
2014. Sembra,
infine, che la Cina
costruirà un
centro di ricerca multimiliardario
dedicato al
quantum
computing nella
città di
Hefei.
[Nature; Davide Castelvecchi]
Su Nature Physics è stata dimostrata
l'affidabilità di un metodo, finora
considerato solo empirico, per dimostrare la
quantum supremacy, ovvero la
capacità di un computer quantistico di
risolvere un problema computazionale che sarebbe
impossibile da affrontare con un computer
classico in un tempo ragionevole. Lo studio, guidato da Umesh
Vazirani di UC Berkeley, ha mostrato che il metodo del
random circuit sampling ha solide basi
nella teoria della complessità computazionale. Potrebbe
dunque diventare lo standard per stabilire la
superiorità di un sistema quantistico
rispetto a uno classico. Questo stesso metodo
viene utilizzato dai ricercatori di Google per
dimostrare la quantum supremacy del
nuovo chip Bristlecone, contenente 72 q-bit,
presentato a marzo di quest'anno. I risultati su Brisltecone
dovrebbero arrivare entro la fine dell'anno e
il coordinatore del gruppo si è
dichiarato ottimista.
[Berkeley News; Sarah Yang]
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RICERCA E SOCIETÀ
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Un'analisi dei
dati raccolti da
RetractionWatch
suggerisce che la
pratica di ritirare
un articolo
scientifico potrebbe
essere il sintomo di una
crescente
capacità di
autoregolamentazione
della
comunità
scientifica. Sono
oltre 10 500
gli articoli
ritirati
analizzati da
Science, attingendo
al database
del blog
RetractionWatch
negli ultimi 15 anni
e reso pubblico la
scorsa settimana. Il
numero di articoli
ritirati è in
costante aumento, ma
cresce più
lentamente rispetto
al numero di
articoli
pubblicati. A
partire dal 2012
vengono ritirati
circa 4 articoli
ogni 10 000
pubblicazioni. Inoltre
il numero di
riviste che ritirano
articoli è
cresciuto
notevolmente,
sintomo di un
cambiamento delle
pratiche
editoriali. Il team
di Science ha
inoltre osservato
che un numero
relativamente
piccolo di autori
è
responsabile di una
parte sostanziale
delle
ritrattazioni. Infine
il 40% delle
pubblicazioni
contenute nel
database non sono
state ritirate a
causa di frodi
scientifiche o
cattiva condotta, ma
per errori o
problemi di riproducibilità.
[Science; Rethinking retractions]
L'identificazione
di
un
soggetto
grazie
al
suo
DNA
è
resa
sempre
più
facile
dai
database
di alberi
genealogici
e
dati
genetici.
Due
studi
pubblicati
su
Science
e
Cell
all'inizio
di
ottobre
mostrano
che
la
nostra
privacy
è
a
rischio
a
causa
di
raccolte
di
dati
come
GEDmatch,
che
oggi
contiene
il
profilo
genetico
e
l'albero
genealogico
di
oltre
un
milione
di
persone. Lo
studio
pubblicato
su
Science,
coordinato
dal
genetista
Yaniv
Erlich,
mostra
che
per i
residenti
negli
Stati Uniti
con
discendenza
europea
c'è
una
probabilità
del
60%
che
un
cugino
di
terzo
grado
o meno
appaia
nel
database
di
MyHeritage,
una
delle maggiori
società
di
test
genetici
direct
to
consumer
che
Erlich
dirige. Una
percentuale
analoga
vale
per
GEDmatch,
che
invece è
liberamente
accessibile.
Utilizzando poi
informazioni
come
età
e
sesso,
i
ricercatori
hanno
trovato che
è
possibile
risalire
con
una
bassa
percentuale
di errore
all'identità
di
una
persona
che
non
ha
mai
condiviso
i
suoi
dati genetici,
a
partire
da
un
campione
del
suo
DNA.
Sulla
rivista
Cell
viene
invece
riportata
una
ricerca,
coordinata
da
Noah
Rosenberg
della
Stanford
University,
che
mostra
che
è
possibile
stabilire
dei legami
tra
database
genetici
mantenuti
dalle
forze
dell'ordine
e
quelli
di
natura
genealogica. Il
motivo
è
che
le
informazioni
contenute
nel
cosiddetto
junk
DNA
possono
essere
utilizzate
per
predire
le
parti
codificanti
del genoma.
[Le Monde; Catherine Mary]
Le 548 tonnellate
di cannabis
sequestrate in
Europa nel 2016
rappresentano il 70%
delle sostanze stupefacenti
requisite
nel nostro
continente in
quell'anno. Segue la
cocaina (80
tonnellate), mentre
l'eroina, in calo
fino al 2014, si
è
stabilizzata sulle
4,3 tonnellate
. Questi i dati
contenuti nella
Relazione europea
sulla droga 2018,
pubblicata dallo
European Monitoring
Centre for Drugs and
Drug Addiction,
l’agenzia UE di
monitoraggio sul
consumo e la
diffusione delle
droghe
d’abuso. Parallelamente
si evolvono anche i
metodi per testare
la presenza di
sostanze nei
campioni biologici,
dall'analisi delle
urine fino a quella
del capello, un vero
e proprio magazzino
di informazioni.
[Scienza in rete;
Valentina Meschia,
Anna Romano]
Esordisce su
Scienza in rete la
Rubrica “Vero o
Falso” di Ernesto
Carafoli ed Enrico
Bucci. La prima
puntata riguarda la
datazione della
Sindone. Ma più
che rispondere a un
quesito di cui si
conosce già la
risposta (l’origine
medievale della
Sindone) gli autori
vogliono spostare il
dibattito sulla
ricerca storica e
scientifica sull’uso
e sul significato
delle reliquie
dall’epoca
medioevale o
addirittura
paleocristiana in
poi, con i
contributi dei due
studiosi di reliquie
Francesco
Veronese e Andrea
Nicolotti.
[Scienza in rete;
Enrico Bucci,
Ernesto Carafoli] |
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