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Ricominciamo con sguardo critico

Superato il torpore estivo che caratterizza l’agosto italiano, riprendiamo con slancio i discorsi interrotti. Discorsi senza dubbio attuali e di grande interesse. Basti aprire un qualsiasi quotidiano e state certi che si parlerà in qualche modo di clima, surriscaldamento globale, nuovi magici metodi al limite della credibilità per abbassare la quota di CO2 nell’aria e tanti buoni propositi. Alcuni esempi? Alberi artificiali (Corriere della Sera, 27 agosto 2009), sistemi di cattura della CO2 e specchi riflettenti (Corriere della Sera, 3 settembre 2009), per poi arrivare all'antologia dei falsi miti sulle energie rinnovabili (Sole 24 ore, 6 sttembre 2009). Tutto bello, naturalmente. Se non fosse per l’inevitabile frase di chiusura, che è sempre la stessa: il sistema migliore per limitare i danni è ridurre gli sprechi. Pertanto è difficile evitare che al lettore cadano le braccia. Che cadono a molti di quelli che navigano in rete (in forum e blog), dove già pullulano le discussioni sull’utilità di questi salvifici interventi. Con la ripetitiva, ma del tutto ovvia, conclusione di quelli che in fin dei conti sono gli utenti: ma perché investire milioni di dollari o di euro in sistemi che rimediano ai danni già prodotti anziché investirli per impedire il prodursi del danno, cioè nella riduzione delle emissioni alla fonte? In altre parole, non sarebbe più logico migliorare l’efficienza e contenere gli sprechi?

Nell’attesa di convincerci tutti che la soluzione spesso è la più semplice, possiamo cercare di capire come stanno realmente le cose. Pochi giorni fa è finalmente uscito su questo sito un articolo che mi stava particolarmente a cuore, perché chiarisce finalmente il ruolo effettivo delle foreste nella mitigazione della CO2 dell’atmosfera. Sono ancoro troppe le iniziative promosse in modo scorretto ed è importante avere uno sguardo critico verso gli eventi "a impatto zero", ma non solo. A questo proposito, anche il Corriere della Sera ha promosso in passato la politica della chiarezza (30 marzo 2009), promuovendo una piccola guida che raccoglie i punti fermi sulle conoscenze finora acquisite sui cambiamenti climatici (in inglese, scaricabile qui). La guida, prodotta dalla collaborazione tra diverse agenzie governative statunitensi, è destinata agli insegnanti di scienze ma è adatta a tutti (la sto leggendo, magari ne parleremo...).

La nostra intenzione è di proseguire il discorso commentando le nuove iniziative di geoengineering (è possibile vedere un esempio inglese), cui ho accennato prima, che sono ora sostenute perfino dalla super-prestigiosa Royal Society inglese. Poi però estenderemo il discorso al perché dei cambiamenti climatici, al loro succedersi nelle ere geologiche, al ruolo delle attività umane nella loro genesi, cercando di distinguere, in tutto questo gran parlare, la polpa dalla buccia.

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Laura Fedrizzi
Biochimica, Università degli Studi di Padova