In questi dati vengono sintetizzati i 3 nodi essenziali del mondo accademico italiano, che rientrano ora in un contesto più internazionale dopo la conclusione del processo VQR2004-2010.
In questi dati vengono sintetizzati i 3 nodi essenziali del mondo accademico italiano, che rientrano ora in un contesto più internazionale dopo la conclusione del processo VQR2004-2010.
Ho intitolato questo post Italian universities: ranking, scientific prestige and politics. Con questo vorrei sintetizzare i 3 nodi essenziali del mondo accademico italiano, che rientrano ora in un contesto più internazionale dopo la conclusione del processo VQR2004-2010. Abbiamo infatti a disposizione, per la prima volta in Italia, i dati ufficiali di una valutazione sistematica della produzione scientifica ed altre attività dei vari atenei ed istituti di ricerca nel paese. I dati nella tabella sul post si riferiscono solamente alle aree 5 (Biologia) e 6 (Medicina) - secondo la nomenclatura del CUN ripresa dall'ANVUR. Quindi producono un ranking degli atenei focalizzato sulle scienze biomediche, che sono quelli di cui ho diretta competenza e comunque producono il maggior numero di Top Italian Scientists e citazioni. In Italia, ci sono in tutto una quarantina di università che hanno una completa scuola di medicina. Le sole due private si collocano fra i primi posti del ranking di biomedicina basato solo sulla produzione scientifica. Su questa pagina trovate invece la classifica generale di tutti gli atenei sulla base dell'indicatore integrato IRFS1 presentato nella relazione aggiornata della VQR, che ho rielaborato con una semplice normalizzazione ed ho comparato con la classifica della Gran VIA, pubblicato precedentemente insieme al collega Geraci. Questa classifica riassume le componenti principali che producono il posizionamento delle università italiane nei rankings internazionali: il prestigio scientifico ed il profilo nazionale. Il prestigio scientifico è direttamente collegato alla qualità della produzione scientifica ed al suo accumulo nel tempo. Per cui vecchie grandi università come Roma, Milano e Bologna risulteranno sempre fra i primi atenei italiani nelle classifiche internazionali, in cui il prestigio scientifico conta molto. Il profilo nazionale, invece, dipende da vari fattori a carattere nazionale, soprattutto riguardo agli studenti (qualità dei servizi, possibilità di trovar lavoro una volta laureati, etc.) e alla società (technology transfer, consulenze, radicamento nel territorio, etc.). Spesso il profilo nazionale non coincide con prestigio scientifico, poiché quest’ultimo richiede tempo e critical academic mass che atenei giovani non hanno, mentre hanno strutture nuove o sono focalizzati su certe aree professionali, per cui possono avere un forte profilo nazionale. Una considerazione che sinora valeva per università specializzate, come i Politecnici e la Bocconi, che sono efficientissime ad introdurre i loro laureati nel mercato del lavoro, ma non si collocano quasi mai nei primi 10 posti fra le italiane nei rankings internazionali mentre sono sempre nelle posizione top nei rankings nazionali. L’indicatore globale IRFS1 della VQR dovrebbe tener conto di entrambe le componenti principali suddette, ma in pratica favorisce atenei giovani e/o specializzati come Trento ed il Politecnico di Torino, che non insegnano medicina. La tabella che vi presento qui fornisce quindi il primo panorama della qualità 'biomedica' degli atenei italiani. Si basa solo sui risultati della produzione scientifica anche perchè le laureate in medicina, come pure in certe aree biomediche, non hanno problemi a trovar lavoro. Per loro conta sapere se ha più prestigio laurearsi a Padova che a Roma - ed i dati VQR che vi presento offrono una chiara risposta a questa domanda. Gli stessi dati indicano anche delle nuove realtà accademiche nelle scienze biomediche, soprattutto riguardo a giovani atenei che risultano avere un’ottima produzione scientifica, anche se son troppo giovani e/o piccoli per posizionarsi nei rankings internazionali. Riportammo tempo fa il caso virtuoso dell’università di Catanzaro, che i dati VQR ora collocano davanti a varie vecchie grandi università come Pisa. Ci sono poi altri giovani atenei del Sud che confermano di essere anche meglio di Catanzaro nelle aree biomediche, contro il gradiente Nord-Sud mostrato dalle grandi università. Questo suggerisce l’importanza della politica, non solo accademica, ma pure regionale e nazionale. Siccome costruire una nuova università dipende da scelte politiche, locali e nazionali, ora sappiamo dove son state fatte delle scelte valide che stan creando prestigio scientifico in aree biomediche: Piemonte Orientale, Verona, Foggia, Ancona (sede del politecnico delle Marche), Catanzaro e Salerno. E sappiamo pure quelle scelte che si sono rivelate ben poco virtuose, come lo sdoppiamento degli atenei di Roma e Napoli. E chi ci sta a Roma? Il governo, of course! E che cosa sta facendo il governo attuale, in particolare il ministro Carrozza - il primo TIS alla guida del MIUR? L’altro giorno a Genova, dove ero presente, il ministro Carrozza ha risposto “non lo so” alla domanda se sarà costretta a chiudere certe università agli ultimi posti nelle classifiche VQR, come suggerito da un articolo di Giavazzi. Non ha neppure chiarito quando e come distribuirà la quota premiale del fondo nazionale alle università ed istituti, che da dichiarato dovrà rispettare i dati emersi dalla VQR. Sinora, quindi, il processo di valutazione iniziato due anni fa ha prodotto tanti bei dati, ma nessuna conseguenza pratica nel mondo accademico. E questo non dipende dagli accademici – ma dalla politica!
Fonte: Via-Academy
Realizzazione grafica: redazione Scienzainrete dai dati forniti dall'autore fonte: Via-Academy