Pochi giorni fa si è tenuto presso il Centro Congressi di Ferrara la presentazione dei risultati del progetto “AGER Innovapero: innovazioni di processo e di prodotto per una pericoltura di qualità”.
Un’attività di ricerca e sperimentazione triennale che a partire dal 2011 ha cercato di trovare nuove soluzioni per il sostegno della pericoltura italiana.
L’obiettivo principale del progetto è stato quello di sviluppare tecniche innovative, sia colturali che di produzione e di conservazione, che permettessero di contenere i costi e di rispettare la sostenibilità ambientale. Una produzione di quantità ma soprattutto di qualità.
Questi studi hanno potuto contare su un finanziamento triennale di oltre 3,5 milione di euro di cui 2,5 milioni a carico di 13 Fondazioni bancarie che, nell’ambito dell’iniziativa AGER (AGroalimentare E Ricerca), hanno sostenuto - oltre ad Innovapero - altri 15 progetti a favore del settore agroalimentare italiano. L’esperienza di AGER è molto interessante.
E’ il primo progetto di collaborazione tra Fondazioni finalizzato allo sviluppo del settore agroalimentare, attraverso il sostegno ad attività di ricerca scientifica. Un settore quello agroalimentare dove l’Italia eccelle: siamo i primi produttori a livello europeo di riso, tabacco, frutta fresca e ortaggi freschi; il secondo produttore di uova, pollame, vini e mosti; il terzo produttore di barbabietola da zucchero, di frumento, di carni bovine. Sul versante delle produzioni biologiche, nel Bel Paese sono presenti un terzo delle imprese biologiche europee e oltre un quarto della superficie “bio” dell'Unione.
I progetti di Ager sono stati selezionati attraverso 8 chiamate per idee e 8 bandi a invito successivi e hanno impegnato 56 valutatori internazionali provenienti da 24 paesi. Fra le proposte finanziate c’è appunto Ager Innovapero.
Gran parte delle coltivazioni di pero si trovano in Emilia Romagna, dove sono coltivati oltre 22.000 ettari, principalmente nelle province di Ferrara, Modena, Bologna e Ravenna, che corrispondono a circa il 70% della produzione nazionale.
Linee di ricerca
In questi tre anni sono state portate avanti dieci attività di ricerca coordinate da Stefano Musacchi del Dipartimento di Colture Arboree dell’Università di Bologna e recentemente da Guglielmo Costa proveniente sempre dall’Ateno bolognese, con un partenariato di tutto rispetto, che comprende le Università di Ferrara, Firenze, e Padova, il CReSO, la Fondazione per l’Agricoltura F.lli Navarra e il CER di Bologna.
- Difesa della pianta
- Irrigazione, potatura, forme di allevamento
- Divulgazione dei risultati
Particolare attenzione è stata rivolta alla messa a punto di strategie in difesa contro la Maculatura bruna. Questa grave fitopatia colpisce tutti gli organi verdi della pianta, ma è particolarmente dannosa per i frutti, sui quali determina lo sviluppo di marciumi, più o meno estesi. L’infezione, oltre a interessare la parte epidermica del frutto, penetra in profondità fino a invadere gran parte della polpa, che va soggetta a un vero e proprio processo di marcescenza. Questa grave affezione è causata dal microrganismo fungino Stemphylium vesicarium che durante la sua attività vegetativa elabora delle sostanze tossiche in grado di provocare lesioni sull’epidermide di alcune varietà di pero. In particolare si tratta di tossine di tipo ospite-specifico che provocano la necrosi degli stomi e delle lenticelle di alcune tipologie di pero.
Il primo passo dei ricercatori di Ager Innovapero è stato quello di analizzare mappe genetiche di quelle varietà di pero che hanno dimostrato resistenza alla maculatura bruna e alla Cacopsylla pyri per poter introdurre queste resistenze nelle varietà di interesse commerciale. Sono state individuate, inoltre, molecole di origine naturale estratte da residui di lavorazioni agro-industriali in grado di proteggere la pianta dai microrganismi fitopatogeni. Su i 126 estratti vegetali saggiati, 26 molecole sono risultate bioattive e 3 di queste hanno mostrato efficacia contro Maculatura.
Le ricerche sulla Psylla hanno evidenziato come il fattore della resistenza di alcune piante è da ricercare nel floema. Per contrastare invece la Cydia pomonella, il comune verme delle mele e pere, è stato utilizzato il metodo Alt Carpò.
Il sistema molto semplice ma allo stesso tempo molto efficace consiste in una rete a maglia stretta, permeabile ai trattamenti, in grado di avvolgere i frutteti e creare una vera e propria barriera meccanica che disturba "naturalmente" l’accoppiamento della carpocapsa. Le ricerche di un triennio hanno determinato un calo degli insetticidi pari a circa il 70% e di circa il 7% dei fungicidi, evidenziando l’effetto “benefico” che possono avere le reti. Sono stati sviluppati anche metodi per la messa a punto dell’automazione delle operazioni di apertura e chiusura delle reti, in modo da diminuire i costi della manodopera e migliorare la gestione di questa necessaria operazione.
Le ricerche finanziate dal consorzio Ager mettono al centro la sostenibilità ambientale. Su questa strada, gli studi per migliorare l’irrigazione delle piante sono stati incentrati sul risparmio dell’acqua e sulla riduzione dei costi di irrigazione. Altri risultati hanno riguardato l'architettura della pianta, la localizzazione delle sostanze di riserva presenti nelle principali formazioni fruttifere, dando una serie di indicazioni utili per orientare al meglio la potatura. Una altra linea di ricerca si è occupata degli aspetti legati alla maturazione dei frutti. E’ noto che il livello di maturazione raggiunto dai frutti alla raccolta ne condiziona la qualità e anche la durata della shelf-life: frutti raccolti troppo presto non sviluppano al meglio le caratteristiche organolettiche.
Su questo fronte il Dipartimento di Colture Arboree dell’Università di Bologna ha brevettato e messo a punto il DAMeter, uno strumento portatile dal costo contenuto.
Il DAMeter misura un indice che è in grado di monitorare le modificazioni fisiologiche che intervengono durante la maturazione del frutto di pero. Studi di pre- e post-raccolta hanno confermato che una maturazione omogenea dei frutti può essere ottenuta attraverso un adeguato connubio fra forme di allevamento e portainnesti.
Altro elemento caratteristico del progetto Innovapero riguarda l’intensa attività di disseminazione dei risultati.
Il gruppo guidato da Damiano Rossi dell’Università di Ferrara, attraverso l’utilizzo di numerose piattaforme di comunicazione, ha promosso i risultati ottenuti tra gli operatori del settore. Si è cercato di fare arrivare nel minor tempo possibile al maggior numero di operatori del settore i risultati. Ogni giorno sul sito del progetto si potevano trovare tutte le novità di Innovapero: dalle visite ai campi sperimentali, ai seminari fino alle pubblicazioni sulle riviste del settore.