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Eponimia e scienza

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Alla formulazione della legge fondamentale che descrive l’attenuazione della radiazione elettromagnetica da parte di un mezzo trasparente (nota ai più come legge di Lambert-Beer) hanno contribuito diversi Autori e c’è da scommettere che Stephen Stigler (Minneapolis, 1941) potrebbe verificare comodamente la sua legge dell’eponimia (1980).
In soldoni, essa afferma che “non c’è legge scientifica che porti il nome di chi l’ha scoperta per primo”.

Nel 1729, circa trent’anni prima che Johann Heinrich Lambert (1728-1777) esprimesse in termini moderni e precisi la legge dell’assorbimento mediante il calcolo differenziale (Photometria, 1760), Pierre Bouguer (1698-1758) aveva scritto che nell’attraversare un corpo trasparente la luce si attenuava secondo una curva logaritmica.
A sua volta, per quanto riguarda la diminuzione dell’intensità luminosa con la distanza, lo stesso Bouguer era stato preceduto da numerosi altri che, a partire dagli anni ‘30 del secolo XVII,  in maniera più o meno chiara, si erano espressi per un andamento secondo progressione geometrica.
Il contributo del tedesco August Beer (1825-1863) è di notevole importanza analitica perché riguarda il comportamento delle soluzioni. Fu pubblicato nel giugno 1852 e non è di immediata interpretazione. La sua legge non contiene esplicitamente il termine concentrazione ma solo la quantità di sostanza assorbente. Egli utilizzò lo spessore di soluzione attraversato per correlare tra loro i dati ottenuti a differenti diluizioni, individuando un fattore di proporzionalità. Meno di tre mesi dopo (agosto 1852) anche Félix Bernard (1816-1865) giunse a conclusioni analoghe con la Thèse sur l’absorption de la lumière par les milieu non cristallisés ma il suo nome, sebbene venga citato da alcuni storici, rimane perlopiù sconosciuto agli utilizzatori. L’unica fonte a disposizione per ricostruire la biografia di Félix Bernard (nulla a che vedere con il famoso fisiologo Claude Bernard, 1813-1878) è forse il discorso che Etienne Henry Brochon Figlio (1833-?)  tenne per commemorarne la scomparsa avvenuta il 23 novembre 1865. Il discorso fu pubblicato l’anno seguente sui Mémoires de la Societé des Science Physiques et Naturelles de Bordeaux, cui apparteneva lo stesso Bernard.

Il padre, valente architetto, morì prematuramente e Félix fu costretto ad abbandonare gli studi. Emigrò in Messico con l’intenzione di fondarvi una scuola ma poi preferì dedicarsi al giornalismo e curare, se così si può dire, gli interessi francesi. Al ritorno in patria a seguito dei noti eventi bellici, abbandonò la politica e nel 1841 lo ritroviamo alla scuola di Lecoutre de Beauvais intento a riprendere gli studi scientifici. Aveva finalmente trovato la sua strada e, senza rinnegare la passione per la musica e la pittura che coltivava fin da ragazzo, si dedicò in pieno alla nuova attività conseguendo anche i titoli di studio che gli mancavano. Prima il baccellierato, poi la licenza e infine il titolo di dottore in scienze che gli aprirà le porte dell’insegnamento al Liceo di Bordeaux come professore aggiunto. Ma intanto, grazie alle sue ricerche e pubblicazioni, saliva nella considerazione degli ambienti scientifici.
La Facoltà di Scienze di Clermont gli affidò prima dei corsi (1855) e poi lo chiamò come titolare della cattedra di fisica. La Thèse sur l’absorption de la lumière par les milieux non cristallisés presentata alla Facoltà di Scienze di Bordeaux e pubblicata sulle Annales de Chimie et de Physique si compone di tre parti che trattano rispettivamente:

  1. La trasmissione della luce attraverso sostanze non cristalline
  2. Le modifiche che subisce lo spettro per opera dei mezzi assorbenti
  3. La misura dell’assorbimento

Nell’ultima parte della Thèse, Bernard si richiama innanzitutto alla legge dell’assorbimento di Bouguer e poi precisa la sua terminologia. “…chiamiamo con ε il coefficiente di assorbimento, con e lo spessore del mezzo; l’intensità della luce omogenea trasmessa attraverso i corpi, a prescindere dalle riflessioni sulla superficie di incidenza e su quella di uscita, sarà espressa da (1-ε)e, assumendo unitaria la quantità di luce incidente sul primo strato, oppure come ae dove a è il coefficiente di trasmissione”. Si può ragionevolmente affermare che né Beer, né Bernard erano giunti a formulare la legge di assorbimento della radiazione elettromagnetica da parte delle soluzioni nella forma odierna. Entrambi però avevano contribuito al suo sviluppo in maniera decisiva. Bernard aveva presentato, forse, meno dati sperimentali di quelli che aveva ottenuto e sembra quasi che avesse sottovalutato l’importanza dei suoi stessi esperimenti. Anche la forma della sua esposizione (tesi, seppur pubblicata), confrontata con quella di Beer (articolo scientifico) gli ha nuociuto in termini di concisione e immediatezza del messaggio.
Anche oggi, estrarre dalla Thèse ciò che interessa di più ai fini della valutazione è un’impresa che richiede una buona dose d’impegno. Il breve lasso di tempo (circa tre mesi) fra le pubblicazioni ha fatto il resto, senza dimenticare che, probabilmente, Beer poteva contare su una fama che il professore di liceo e Bernard non aveva.

Oggi che siamo più informati, sarebbe bene non trascurare il francese e ricordare che i nomi delle leggi non sono esaustivi.


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