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Costruire ogni giorno pezzi di futuro

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Il 18 novembre 1923 veniva fondato il Consiglio Nazionale delle Ricerche. In quegli anni, sebbene affascinati dalle possibilità della scienza e della tecnica, molti non colsero pienamente il significato di quella decisione.
Nel sentire comune il Consiglio Nazionale delle Ricerche sarebbe stata un’istituzione pubblica al pari di tante altre, probabilmente con un’attenzione in più all’industria dominante e alla comunità scientifica internazionale.
Tanto che, istituito come ente morale, il CNR, sebbene andasse configurandosi secondo i contemporanei modelli organizzativi della ricerca, da essi se ne differenziava per la modestia del bilancio assegnato e la limitata autonomia riconosciuta. Nel corso degli anni, però, grazie al talento, all’autorevolezza, alla sagacia e ai sacrifici della comunità scientifica, il CNR avrebbe dimostrato la sua centralità e importanza nell’avanzamento delle conoscenze, nello sviluppo di tecnologie, nell’innovazione del tessuto imprenditoriale e nella nascita di nuova impresa.

Gli anni del boom economico e delle grandi sfide della ricerca scientifica trovano nel CNR un forte alleato.
Protagonista e artefice del cambiamento del Paese, il CNR si candida a esserne, attraverso i Comitati, gli Istituti, i laboratori, la dorsale delle competenze e dei saperi, tradizionali ed emergenti, faro per i giovani e le comunità scientifiche, interlocutore privilegiato dei settori produttivi più avanzati e competitivi.
Negli anni, al pari di tante altre istituzioni scientifiche, il CNR è stato coinvolto in processi di radicali – e spesso fin troppe ravvicinate – trasformazioni. Ciò è dovuto all’apertura di nuovi scenari scientifici e tecnologici, alla crescita dimensionale della rete e degli operatori, alle mutate esigenze gestionali, di autonomia e di sviluppo ma anche a interventi del legislatore dettati da più generali condizioni economiche, politiche sociali nazionali e internazionali.
Oggi il Consiglio Nazionale delle Ricerche è il più grande ente di ricerca italiano, investiga e studia su tutti i domini scientifici; dispone di strutture e laboratori sull’intero territorio nazionale e in alcune zone chiave del mondo: dall’Artico all’Antartico, dall’Everest all’Iraq. Vi lavorano oltre ottomila persone che a vario titolo sono impegnate in attività di ricerca, studio, trasferimento e innovazione tecnologica.
Nell’ultima edizione del World Report sulla qualità e produttività scientifica pubblicata nel 2012 dalla Scimago Institutions Rankings, il CNR occupa il ventunesimo posto a livello internazionale, mentre a livello comunitario e nazionale rispettivamente il quinto e il primo.
Durante questi anni il CNR ha dialogato con le imprese, con le istituzioni e le comunità scientifiche, nazionali e internazionali. Tantissime le linee di ricerca e i progetti di cui è ispiratore e attuatore: dalla bio-agricoltura alle energie alternative; dai beni culturali alla prevenzione ambientale; dai nuovi materiali alla linguistica; dalle scienze sociali a quelle matematiche, alle biotecnologie, al clima, alle ICT, alle neuroscienze, alla filosofia, fisica, chimica… e ancora molti altri. Altrettanto numerosi i brevetti depositati, le nuove imprese di cui ha concorso e facilitato la nascita, i progetti di innovazione e sviluppo seguiti con grandi aziende.

Sul versante internazionale il CNR è tra gli ispiratori e promotori del Global Research Network, la rete delle più grandi istituzioni di ricerca scientifica mondiale e della omologa Rete Europea. Ma la sua grandezza e il suo valore più che dalla conta dei risultati, dei progetti e delle relazioni internazionali e industriali, si devono alle persone che quotidianamente affrontano la sfida della conoscenza: dai ricercatori dei tempi di Vito Volterra ai giovani precari della ricerca di oggi. Sebbene negli anni siano cambiate, e spesso in peggio, le norme di riferimento, le opportunità e le modalità di accesso, le sicurezze e, spesso, anche le aspettative, restano immutate la passione, la voglia di studiare, capire, mettersi in gioco, farsi carico dei problemi che quotidianamente deve affrontare chi si occupa di scienze nel nostro Paese. Resta immutato l’orgoglio di appartenere a una comunità che si adopera per il bene e l’interesse comune, che costruisce quotidianamente pezzi di futuro, che sa di fare uno tra i mestieri più affascinanti e interessanti, dove creatività e rigore, metodo e libertà portano sempre a nuovi interessi e sfide.
Abbiamo, perciò, interpretato e proposto la ricorrenza del Novantennale come un periodo di riflessione e di confronto sui valori della ricerca scientifica, sulla sua importanza per la vita economica e sociale, ma anche sulle difficoltà da superare affinché essa venga sempre più percepita come investimento ineludibile e necessario per il futuro.

Nel 2012 la priorità del nostro Paese è stata la gestione della crisi finanziaria e di conseguenza è stato, ancora una volta, rinviato il lancio di un modello di sviluppo basato sulla conoscenza. Continuare in tale direzione sarebbe, però, un grave errore con effetti devastanti sul piano della competitività e della tenuta occupazionale in ogni settore. Per svoltare, oltre a rendere disponibili le necessarie risorse, andranno semplificate e meglio caratterizzate le norme per e sulla ricerca riconoscendo a tutte le strutture – Università, enti, istituzioni – pari autonomia di indirizzo, gestione, accesso e valutazione all’interno di un unico sistema nazionale integrato e coeso della ricerca scientifica e tecnologica. Il futuro dipende sia dalle infrastrutture e attrezzature sia, principalmente, dalla qualità e numerosità del capitale umano.
Attualmente l’età media del personale strutturato nelle istituzioni pubbliche di ricerca è fra le più alte d’Europa mentre il loro numero è decisamente inferiore a quello di omologhe realtà; di conseguenza, e inevitabilmente, tra le priorità dei prossimi anni dovrà rientrare un piano straordinario di assunzioni senza il quale il Paese rischierà di perdere il ruolo conquistato nei diversi settori scientifico-disciplinari, di non poterne assicurare continuità e crescita, né di poterne sanare le debolezze. A tal fine sarebbe auspicabile, sin da subito, affrontare alcuni problemi strutturali dell’organizzazione del lavoro scientifico affinché vengano riconosciute le particolarità e le specificità delle attività del personale della ricerca e si possano riconoscere agli enti preposti autonomia e agibilità tali da semplificare, modernizzare e innovare la gestione, il reclutamento, l’organizzazione nonché a incentivare la valorizzazione del merito, la formazione di nuovi profili professionali, il miglioramento delle prestazioni.

Se, nei prossimi mesi, come Paese, saremo in grado di assumere e sostenere almeno qualcuna di queste iniziative davvero sarà un bel modo di ricordare i novanta anni del CNR.

Tratto da Scienza & società - Novant'anni di CNR 1923-2013


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