I numeri
parlano chiaro e, mai come nel caso della scoperta da Nobel del Bosone di Higgs
al Large Hadrom Collider (LHC) del Cern di Ginevra, raccontano il valore
fondamentale della ricerca scientifica di base nello sviluppo dell'uomo e della
civiltà.
L'acceleratore
LHC è la più grande macchina mai costruita dall'uomo, un sogno cominciato negli
anni ottanta che inizia a concretizzarsi a partire dal 1994. Diciotto anni dopo
viene scoperto il Bosone di Higgs e la previsione teorica di 50 anni addietro trova
conferma nell'esperimento. Lo slancio del pensiero e l'impulso dell'ispirazione
prendono forma concreta in un'opera grandiosa. Venti
paesi europei e venti extraeuropei partecipano al progetto; 170 sono gli istituti coinvolti e 3000 i ricercatori, di cui 600 italiani. 27
km la lunghezza del tunnel sotterraneo circolare realizzato ad una profondità
tra i 50 e 175 m. Sono 1600
i magneti superconduttori utilizzati per collimare i fasci di particelle
utilizzati per le collisioni; la temperatura da raggiungere è estremamente
bassa, 1.9 gradi sopra lo zero assoluto, mantenuta grazie a circa 100 tonnellate
di elio; un consumo di energia elettrica a regime di circa 120 megawatt, di cui
28 solo per l'impianto criogenico. Sette
miliardi di euro il costo complessivo; solo l'Italia dal 1995 al 2008, come
terzo paese fornitore, riceve commesse per 337 milioni di euro. 10 TeV è
l'energia delle collisioni nell'LHC; 1000 miliardi il numero di protoni per
ogni fascio; il 99,9999996% della velocità della luce è il valore raggiunto
dalla velocità dei protoni; centinaia di milioni le collisioni al secondo.
Numeri da
capogiro per un progetto in cui ogni dettaglio è espressione concreta della
gran parte delle conoscenze della fisica, della tecnologia e dell'ingegneria.
Un mastodontico prodotto dell'ingegno e della perizia dell'uomo, costantemente
spinto dalla curiosità verso la conoscenza e l'esperienza di sé e del mondo.
C'è chi
si chiede perché mai spendersi in un investimento di tempo, denaro, energia
così ingente per studi che non hanno impatto sulla vita di nessuno che non sia
un fisico delle particelle elementari.
Il ben
noto fisico, genetista e filosofo Edoardo
Boncinelli, che è stato direttore della Scuola Internazionale Superiore di
Studi Avanzati di Trieste e attualmente è docente presso l’Università
Vita-Salute al San Raffaele di Milano, ribadisce che “passando dalla forza
muscolare alla forza delle macchine, l’uomo ha potuto liberare la forza della
creatività e dell’intelligenza”. “La miseria dei valori - continua Boncinelli -
genera miseria economica. Mettere al centro i valori della conoscenza e della
ricerca scientifica significa premiare il talento, dare più forza alle persone,
mettersi in discussione, sostituire la logica dello scontro e della violenza
con quella del confronto e del dialogo, significa unire invece di dividere. La
scienza è libertà, capacità di imparare dai propri errori. Senza scienza non ci
può essere sviluppo e crescita e senza scienza non ci può essere democrazia”.
Tornano
alla memoria le parole del fisico americano Robert Wilson che, interrogato nel 1969 dalla Commisione per
l'Energia Atomica in vista della costruzione del primo acceleratore al Fermilab, diede una risposta che è
passata alla storia. Gli fu
chiesto se il progetto scientifico che coordinava avrebbe contribuito alla
sicurezza del paese. Wilson rispose molto chiaramente di no, precisando “che
aveva a che fare solo con il rispetto degli uni per gli altri, la dignità
dell'uomo, l'amore per la cultura”.
Disse: “ha a che fare con quanto siamo
bravi come pittori, come scultori, come poeti, ossia con ciò che realmente
veneriamo nel nostro paese e per il quale siamo patriottici. Non ha niente a
che vedere direttamente con il difendere il paese, eccetto rendere il paese
meritevole di essere difeso”.
Francesca Federici