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Halton Arp (1927-2013)

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Halton Arp nasce a New York il 21 marzo 1927. Con la laurea conseguita all'Università di Harvard e il dottorato al Caltech (entrambi cum laude) è quasi inevitabile che nel 1953 diventi membro del Carnegie Institute di Washington e possa condurre ricerche e osservazioni presso l'osservatorio di Monte Palomar, il più prestigioso di quei tempi. Due anni più tardi Arp entra definitivamente a far parte dello staff tecnico dell'osservatorio, una posizione che occuperà per 28 anni. Fin dall'inizio, l'ambito delle sue ricerche è quello delle galassie e il suo interesse è soprattutto rivolto a quei sistemi stellari che mostrano un aspetto irregolare o insolito. Il suo incredibile lavoro osservativo lo porta a individuare numerose galassie (moltissime portano il suo nome) la cui struttura appariva disturbata e distorta da qualche fenomeno allora sconosciuto. Nel 1966 Arp pubblica la prima edizione del suo Atlas of peculiar galaxies, un catalogo in cui vengono presentati ben 338 esemplari di tali galassie. Dalle immagini (in queste pagine ospitate dal California Institute of Technology è possibile consultare l'intero atlante redatto da Arp) si possono notare le evidenti asimmetrie, la presenza di anomali “collegamenti” tra galassie vicine oppure strane “intrusioni” nella struttura stessa della galassia. Per Arp, però, ciò che rendeva quelle galassie davvero particolari erano le misurazioni dello spostamento verso il rosso della loro radiazione.

Analogamente a quanto avviene per le onde sonore (effetto Doppler), anche le onde luminose sono influenzate dal movimento della sorgente che le genera. Quando una qualsiasi sorgente si allontana, infatti, la sua radiazione mostra uno spostamento verso il rosso (redshift, in linguaggio tecnico), dunque la misurazione di un tale spostamento è in grado di indicare la velocità di allontanamento. Le osservazioni compiute da Edwin Hubble nel 1929, però, indicavano che più una galassia era lontana e maggiore era il suo redshift. L'interpretazione che l'astronomo diede, confermandola un paio d'anni più tardi con dati più precisi raccolti ed elaborati grazie all'abilità di Milton Humason, fu che l'Universo si stava espandendo. Una simile espansione faceva ovviamente piazza pulita di tutti quei modelli matematici di Universo che lo descrivevano come un sistema statico non soggetto a nessuna evoluzione e apriva la strada a un nuovo modello, quello del Big Bang. Oggi non solo sappiamo che l'intuizione di Hubble era corretta, ma abbiamo precisi riscontri sia teorici che osservativi (primo fra tutti la radiazione cosmica di fondo) che lo scenario del Big Bang funziona. 

All'epoca della pubblicazione dell'Atlante delle galassie peculiari le idee non erano affatto così chiare e i dati osservativi erano incredibilmente più limitati di quelli attuali. Ciò che colpì Arp fu la presenza di un gran numero di oggetti che, pur mostrando redshift molto differenti, apparivano in mutua interazione. Queste contraddizioni spinsero Arp a contestare l'interpretazione cosmologica dello spostamento verso il rosso. Secondo l'astronomo americano, quegli oggetti che si voleva molto lontani nel tempo e nello spazio (oggi li conosciamo con il nome di quasar) erano in realtà oggetti espulsi da galassie particolarmente attive. Ora sappiamo che l'anomalia dei redshift discordanti è dovuta a semplice sovrapposizione prospettica di oggetti completamente slegati tra loro, ma in quegli anni la limitata qualità delle immagini - il confronto tra quelle fotografie e le immagini ottenibili con la strumentazione attuale lascia davvero senza fiato - rendeva davvero difficile poter ipotizzare che ci fosse in ballo un semplice gioco di prospettiva. Perfettamente comprensibile e apprezzabile, dunque, il dubbio avanzato da Arp.

Il guaio è che, col passare del tempo, Arp non abbandonò mai la sua idea. Neppure quando i dati osservativi cominciarono a mostrare come l'Universo fosse incredibilmente ricco di galassie. Talmente affollato che diventava quasi normale scoprire che, sullo sfondo di due galassie che stanno interagendo, potesse far capolino una galassia molto più distante. 

Le posizioni troppo intransigenti - in palese contrasto con ciò che l'evoluzione della ricerca cosmologica indicava - finirono col metterlo sempre più ai margini della comunità astronomica. La situazione precipitò definitivamente a metà degli anni Ottanta, quando Arp venne definitivamente tagliato fuori dall'utilizzo del telescopio di Monte Palomar. Da qui la sua decisione di trasferirsi a Monaco di Baviera presso il Max Planck Institut fur Astrophysik, dove riuscì a continuare le sue ricerche - non più con telescopi ottici, ma con quelli orbitanti dedicati alle alte energie - praticamente fino al giorno della sua morte.

Anche negli anni successivi a quella cocente esclusione Halton Arp rimase sempre fedele alla sua visione delle cose finendo però col cucirsi addosso l'abito del perseguitato, considerandosi cioè una sorta di martire messo in disparte per volere di una lobby di “Accademici” che aveva interesse a sostenere la teoria del Big Bang. Scrive Alberto Cappi (cosmologo dell'Università di Bologna): “Nel caso di Arp si è creato un piccolo 'effetto Galileo' in una parte degli appassionati che simpatizza con colui che si oppone alla 'scienza ufficiale', anche se, ironicamente, è il Big Bang la teoria rivoluzionaria e 'copernicana', mentre è Arp l'aristotelico che vorrebbe far regredire di un secolo la fisica e l'astronomia extragalattica, tornando a un rassicurante universo statico e immutabile che - sia detto per inciso - non è realizzabile né con la fisica newtoniana né con quella relativistica.” (Coelum, 173, 19; 2013)

Al di là delle sue posizioni intransigenti e la successiva deriva vittimista, Arp è stato comunque un astronomo eccellente, sicuramente da annoverare tra i più grandi astronomi osservativi del secolo scorso. Non è certo un caso che nel 1960 vinse l'American Astronomical Society's Helen Warner Prize, il prestigioso riconoscimento riservato agli astronomi che si sono particolarmente distinti per il loro contributo osservativo e teorico nel corso dei cinque anni precedenti.

Le idee controcorrente ed eretiche di Arp hanno certamente stimolato e favorito il progresso della cosmologia moderna, non così le sue ipotesi complottiste. Far passare l'idea che la scienza sia governata da una sorta di 'mafia' è il peggior servizio che le si possa fare. Il rischio di veder mescolate in un unico calderone ricerca seria e idee balzane proprio non ce lo possiamo permettere.

Per approfondire: 
Blog di Vincenzo Zappalà 
Arp's Articles - Official web site


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