Nel 1929,
ad appena sei anni dalla sua costituzione, il CNR nominò il Comitato nazionale
per l’Agricoltura che (insieme a quello per l’Ingegneria) andò ad aggiungersi
ai dieci Comitati di Consulenza indicati dalla legge istitutiva: astronomico,
geodetico-geofisico, matematico, fisico, radiotelegrafico, chimico, geografico,
biologico, medico, geologico. Da allora, la ricerca in campo agro-alimentare ha
costituito un elemento portante del CNR, seguendo le vicende legate allo
sviluppo del settore nel nostro Paese. In
particolare, a partire dalla metà degli anni Sessanta, si assistette a una
progressiva espansione della rete di ricerca CNR in campo agro-alimentare.
Dalla
fine degli anni Settanta il Comitato di Scienze agrarie predispose i primi
piani per i “progetti finalizzati”, progetti che fino alla metà degli anni
Novanta hanno rappresentato una svolta e un punto di riferimento nelle
politiche della ricerca nazionali e un momento particolarmente felice della
storia del CNR. Favorendo una interazione sistematica fra tutti gli attori del
sistema ricerca pubblico agroalimentare, una collaborazione fattiva con il
mondo produttivo
e un colloquio intenso tra ricercatori e decisori politici, hanno determinato
una nuova governance del sistema ricerca in agricoltura e l’implementazione del
concetto, allora innovativo e oggi attualissimo, di “sistema agroalimentare
sostenibile”. Allo stesso tempo, si intensificarono i rapporti internazionali,
in particolare con le strutture della Commissione Europea, della FAO, e della rete
CGIAR.
All’inizio
del 1999, il governo diede al CNR un nuovo assetto istituzionale, e con esso
terminò l’attività dei Comitati di Consulenza.
I 27 Istituti (formati con solo
personale CNR), e 17 Centri (nei quali operava personale CNR e universitario) che
afferivano al Comitato Agraria, furono riorganizzati in 12 nuovi Istituti, al
fine di concentrare e razionalizzare le risorse umane,strumentali
e finanziarie esistenti.
Agli inizi del corrente decennio, gli Istituti, in base a una nuova riforma,
attuata con il decreto legislativo 4 giugno 2003 n. 127, afferirono al
Dipartimento Agroalimentare (uno degli 11 dipartimenti istituiti) che
esercitava compiti di programmazione, coordinamento e controllo della attività
di ricerca. Di nuovo,
in un’ ottica di ulteriore razionalizzazione, nel marzo 2012 il Consiglio di
Amministrazione del CNR stabilì che le attività dell’ente fossero organizzate
in 7 dipartimenti, tra cui il nascente Dipartimento di Scienze
Bio-Agroalimentari.
Il ruolo e l’organizzazione del DiSBA
Il
Dipartimento di Scienze Bio-Agroalimentari (DiSBA) sostituisce il precedente
Dipartimento Agroalimentare (DAA), assumendone le funzioni e la missione e
integrando ulteriori competenze di biologia-metodologiche, tecnologiche e
scientifiche al fine di sviluppare conoscenze e ricerca di frontiera e
incrementare il progresso scientifico nell’area delle scienze agrarie e delle
sue interazioni con i settori dell’alimentazione, della salute e della difesa
dell’ambiente.
Il DiSBA si propone in tal modo di contribuire al progresso
delle conoscenze scientifiche e tecnologiche utili per lo sviluppo e la
valorizzazione di un sistema agroalimentare sostenibile e innovativo,
possedendo un portafoglio di attività in grado di realizzare la sua missione, e
fornire risposte alle grandi sfide a livello planetario.
In particolare:
1) come far fronte dal
punto di vista alimentare all’aumento della popolazione nel mondo;
2) come
diminuire l’uso delle risorse e soprattutto di quelle che stanno rapidamente
diventando limitanti per l’agricoltura del terzo millennio e per l’intero
pianeta (risorse idriche, risorse energetiche);
3) come mitigare il cambiamento
globale e produrre in maniera sostenibile risorse food e non-food con organismi
adattati all’ambiente.
Il perseguimento
degli obiettivi di rilevanza strategica del DiSBA avviene attraverso lo
sviluppo di ricerche condotte in 9 Istituti CNR afferenti al Dipartimento, nei
quali sono presenti 600 unità di personale dipendente, di cui circa 380
ricercatori/tecnologi. Il DiSBA raccoglie circa il 9% delle risorse umane e
delle risorse finanziarie dell’ente e realizza le sue attività sotto la
governance di una task force permanente costituita, oltre che dal direttore del
DiSBA, da esperti di politica della scienza, di gestione progettuale e di
valutazione della produttività. Questo organismo flessibile, perché formato da
studiosi consultati per le rispettive aree di competenza, collabora
strettamente con il direttore, con la Giunta dei direttori degli Istituti e il
Consiglio scientifico di Dipartimento, proponendo, in maniera condivisa la
politica e le linee guida del Dipartimento, la gestione di progetti strategici
e finalizzati coordinati dal Dipartimento, l’armonizzazione di banche dati biologiche
e bio-informatiche, per un’offerta completa e facilmente fruibile, e il
supporto agli Istituti nel coordinamento della ricerca e nell’organizzazione
delle attività al contorno.
L’intera
attività di ricerca condotta dagli istituti afferenti al DiSBA attualmente si
articola in tre progetti dipartimentali: Genomica, Agricoltura sostenibile e
Alimentazione.
Il
Dipartimento inoltre gestisce un progetto finalizzato “Conoscenze Integrate per
Sostenibilità e Innovazione del Made in Italy Agroalimentare - CISIA” e un
progetto premiale MIUR “Biologia dei sistemi produttivi vegetali”.
La ricerca
prodotta ha risultati di eccellenza in settori di punta e di grande impatto
sociale quali la caratterizzazione, protezione e valorizzazione della
biodiversità agraria e forestale, la metagenomica del suolo, la difesa
integrata delle piante dalle avversità, l’impatto dei cambiamenti climatici
sull’agricoltura e le foreste, la qualità e sicurezza alimentare. Il
Dipartimento si è distinto negli ultimi anni per una crescente produttività
scientifica su riviste di prestigio internazionale, sia di livello generalista
(Nature, Science, PNAS) sia specialistiche. Grande attenzione è infine rivolta
alla valorizzazione dei risultati ottenuti e al conseguente trasferimento
tecnologico, anche come indirizzo e stimolo alla creazione di nuove realtà
produttive. Il portafoglio di brevetti di cui il DiSBA è titolare comprende una
cinquantina di titoli che rappresentano i risultati più rilevanti delle
ricerche sviluppate in diversi campi tecnologici del settore agroalimentare.
Circa la metà di essi ha già incontrato l’interesse attivo e specifico delle
imprese attraverso contratti di licenza di sfruttamento o un loro utilizzo per
programmi di ricerca e sviluppo pre-industriale.
Risultati raggiunti e nuove sfide
L’offerta di ricerca proveniente dagli Istituti afferenti al DiSBA consente di rispondere adeguatamente alla grande sfida globale di raddoppiare le produzioni agroalimentari dimezzando le risorse necessarie. Si tratta di una sfida visionaria, alla quale il DiSBA dovrà concorrere con le proprie strutture scientifiche, impegnandosi a rafforzare il collegamento alla ricerca di eccellenza e strategica nel settore agro-alimentare a livello mondiale. Il DiSBA dovrà fornire contributi alla soluzione di problemi di rilevanza planetaria, quali l’aumento delle produzioni agricole e l’ottimizzazione dell’uso delle risorse limitati, in un mondo in cui fame e mancanza di acqua costituiscono già adesso fattori di enorme importanza. Il Dipartimento dovrà inoltre contribuire alla soluzione di problemi locali e regionali, ottimizzando anche la già eccellente capacità delle proprie strutture nel collaborare alla valorizzazione delle risorse produttive, alla disseminazione dei risultati e al miglioramento delle conoscenze degli addetti del settore. Una ulteriore strategia di sviluppo riguarderà azioni per favorire l’incremento della produttività scientifica e tecnologica, attivando linee di ricerca e collaborazioni con istituzioni internazionali e nazionali di riferimento, in un’ottica di cooperazione, scambio di competenze, e interazione in settori chiave quali la formazione del personale e la pianificazione di attività future (forward look).
La ricerca in Biologia, Genetica e Biotecnologie
Il DiSBA
ha una lunga tradizione nello studio della Biologia delle piante, a livello
molecolare, cellulare e di organismo, e nello studio della interazione delle
piante con l’ambiente. Molti dei lavori svolti all’interno del DiSBA tendono a
mettere in relazione i processi fisiologici di base, in particolare la fotosintesi,
con caratteristiche agronomiche o nutrizionali delle piante ponendo le
fondamenta per una migliore conoscenza del “sistema pianta” e dei meccanismi
che regolano la produttività. Un tema affrontato da diverse angolature è stato
quello del valore nutrizionale delle produzioni agrarie, riguardo sia i
macronutrienti, sia gli altri componenti della dieta.
Un esempio sono le ricerche sulle proteine di riserva dei semi, che sono la
principale fonte proteica per l’alimentazione umana e degli animali d’allevamento.
Diversi
studi hanno analizzato i meccanismi di accumulo di queste proteine, nella
prospettiva della selezione di varietà caratterizzate da una composizione aminoacidica
più bilanciata. Diverse attività hanno poi riguardato componenti come i micronutrienti
e gli antiossidanti, temi che vanno direttamente a intersecarsi con il rapporto
fra dieta e salute. Un esempio recente in questo settore è stato l’isolamento
di varietà di fagiolo biofortificate.
Altri
studi hanno poi riguardato la sintesi di composti fenolici (protoantocianidine,
flavonoidi) attraverso ricerche di Genetica e Biochimica che hanno questi
composti. Nel settore della Biologia cellulare hanno avuto un particolare rilievo
le ricerche sul trasporto intracellulare delle proteine e sul citoscheletro. Queste ultime hanno trovato una ricaduta
applicativa nello sviluppo di una metodologia molecolare di identificazione
delle specie vegetali.
Gli studi di genomica e di genetica applicata alle
piante agrarie e forestali costituiscono una parte importante delle attività
del DiSBA. Il DiSBA ha contribuito al sequenziamento del genoma del pomodoro,
partecipando a un consorzio internazionale il cui lavoro ha rivelato importanti
aspetti nell’evoluzione di questa specie. Nel settore delle piante forestali,
il DiSBA ha collaborato a diversi progetti che hanno migliorato la conoscenza
dei meccanismi coinvolti nelle risposte fisiologiche agli stress ambientali e
delle relazioni intercorrenti tra risposta fisiologica, variabilità genetica, e
adattamento ecologico.
Sempre per quanto riguarda gli studi di
genomica, è da segnalare il contributo fornito al sequenziamento del genoma del
tartufo, che ha rivelato importanti aspetti legati all’evoluzione di questa
specie, e alla sua simbiosi con la pianta.
Numerosi progetti all’interno del DiSBA
rientrano nella sfera della protezione delle piante. In questo settore, hanno
avuto un impatto particolare gli studi legati alla virologia vegetale, che
hanno coperto un ampio ventaglio di tematiche, dalla caratterizzazione molecolare
di virus e viroidi allo sviluppo di sistemi di diagnostica e di risanamento del
materiale vivaistico.
Nel settore della fisiologia e genetica animale, il DiSBA ha fornito diversi contributi
allo studio della citogenetica, della fisiologia dello stress, oltre che alla
diagnostica e alla conservazione delle risorse genetiche, anche con la costituzione
di una criobanca del germoplasma animale.
Sicurezza e qualità dell’alimentazione
La sempre più stretta centralità che
caratterizza il sistema agroalimentare globale richiede oggi la capacità di
mettere in atto strategie di sviluppo che non solo salvaguardino e valorizzino
le produzioni e le realtà agroalimentari tipiche del nostro Paese, ma siano in
grado di costituire un baluardo di protezione per la sicurezza e la salute del
consumatore. L’intima connessione delle diverse competenze scientifiche
presenti in tale area progettuale rappresenta un supporto fondamentale, non
solo per studiare le produzioni agroalimentari a 360°, ma anche per individuare
le condizioni e i processi tecnologici più idonei volti al miglioramento della
qualità dei prodotti e al prolungamento della loro shelf-life e per sviluppare
nuove tipologie di prodotti a elevato valore aggiunto.
Lo sviluppo di
microsistemi, biochip, aptameri, sensori, protein e DNA/RNA chip, dipstick,
immunosaggi FP, lateral flow devices e di spettrometria di massa applicabili ai
processi e prodotti agroalimentari ha permesso di ottenere utili strumenti di controllo
della qualità, sicurezza (per esempio: patogeni, micotossine, allergeni) e
tracciabilità alimentare e ambientale, anche al fine di instaurare un rapporto
sempre più stretto tra ricerca e realtà imprenditoriale. Lo sviluppo e
l’applicazione di tecnologie spettroscopiche/spettrometriche (per esempio basate
sul contenuto isotopico, o sul fingerprint metabolico) hanno consentito di
distinguere varie produzioni agroalimentari (quali olio extravergine di oliva e
produzioni di frutta) in funzione della loro origine geografica. Tecnologie
microsensoristiche, NMR e di spettrometria di massa hanno consentito,
attraverso la determinazione di diversi metaboliti secondari e di ioni
metallici, di valorizzare le proprietà nutrizionali delle diverse varietà di
frutta e verdura presenti sul territorio nazionale, evidenziando in alcuni casi
la presenza di accessioni particolarmente interessanti dal punto di vista
nutrizionale. Gli approcci e le metodologie immunoenzimatiche hanno poi consentito di
caratterizzare specifici marcatori utili per l’identificazione di prodotti
alimentari, quali, per esempio, carne, prodotti lattiero caseari, legumi e
prodotti ittici.
L’approccio multidisciplinare che caratterizza
la ricerca in tale settore ha permesso di ottenere maggiori conoscenze su
alcune tra le più importanti patologie umane (malattie dismetaboliche, malattie
cardiovascolari, malattie degenerative). Inoltre, è stato perseguito lo
sviluppo e la valorizzazione di alimenti con proprietà salutistiche e di
prevenzione dalle malattie, con ottimi risultati applicativi in termini di
salute pubblica e di ricaduta economica per il comparto agroalimentare e della
sanità: esempi di successo nel trasferimento tecnologico della ricerca sono lo
sviluppo e la commercializzazione di nuovi prodotti “funzionali” (lattiero
caseari, olive da tavola, succhi vegetali probiotici) di ampio consumo o
destinati a specifiche tipologie di pazienti (prodotti a base di grano
“detossificati” per celiaci).
Infine, è importante ricordare gli importanti
risultati ottenuti con l’utilizzo di approcci biotecnologici per la produzione
e il recupero di biomolecole con proprietà nutraceutiche, a ulteriore
testimonianza dell’impatto multisettoriale della ricerca nel settore
agro-alimentare e, più in generale, che la ricerca non è mai astratta, ma deve
essere al servizio della comunità e del territorio.
Verso un’agricoltura sostenibile
Lo sfruttamento di sempre più ampie superfici
del pianeta destinate alla coltivazione, la riduzione delle rese produttive a
causa dei cambiamenti globali e delle avversità biotiche e abiotiche e le
continue fluttuazioni del prezzo delle materie prime costituiscono una reale
minaccia alla sicurezza alimentare in varie parti del mondo. Si impongono
soluzioni in grado di favorire contestualmente lo sviluppo economico, la
salvaguardia ambientale e l’equità sociale: in sintesi lo “sviluppo
sostenibile”, una strada ormai obbligata.
La ricerca e l’innovazione sono i cardini di
questa grande sfida e implicano una visione sistemica non più limitata allo
studio separato di singoli “oggetti” (pianta, animale, microorganismo) ma
concentrata sulle interazioni tra oggetti e sull’analisi dei conseguenti
effetti.
Le attività del DiSBA legate alla
sostenibilità si fondano su questi presupposti e si svolgono in un contesto
fortemente multi e interdisciplinare. Sono riconducibili a cinque grandi aree
d’indagine tra loro strettamente interconnesse: lo sviluppo di sistemi,
processi, metodi e pratiche a ridotto impatto ambientale; lo studio delle
risposte e la comprensione degli adattamenti degli organismi e degli
agro-ecosistemi ai cambiamenti ambientali; la conservazione e valorizzazione
della diversità biologica; lo sviluppo rurale e il rafforzamento delle economie
locali; lo sviluppo e l’applicazione di nuove e avanzate tecnologie
informatiche e telematiche (ICT) in campo agro-ambientale.
Nell’ambito
di tali aree d’indagine si distinguono numerose linee di ricerca: dalle
tecniche di coltivazione integrate ed eco-compatibili, alla messa a punto di
metodi di allevamento a ridotto impatto ambientale e indirizzati al benessere
animale; dallo studio delle relazioni pianta – suolo - organismo, allo studio
delle capacità degli agro-ecosistemi di resistere a stress e mantenere le
proprie funzioni (resilienza); dalla caratterizzazione e conservazione dei
profili di biodiversità di piante, animali e microrganismi, alla valorizzazione
delle produzioni tipiche e della multifunzionalità dell’agricoltura. Sono da
segnalare importanti attività di ricerca sul monitoraggio aereo per il telerilevamento
ad alta risoluzione a supporto della gestione aziendale secondo principi di “coltivazione
di precisione” e la definizione di indicatori di sostenibilità degli
agro-ecosistemi e di scenari previsionali per valutare gli impatti dei
cambiamenti climatici su produzione e qualità. Grandissimo è infatti
l’interesse e l’impegno del Dipartimento sui temi ambientali, in particolare
per quanto riguarda l’impatto del cambiamento climatico e dell’inquinamento
sugli agro-ecosistemi, le tecniche per mitigare impatti climatici, migliorare
la risposta degli organismi di interesse agro-alimentare esposti a stress
ambientali, e la sostenibilità delle produzioni, evitando il consumo di risorse
limitate (acqua, energia) e di prodotti nocivi all’ambiente e alla salute (pesticidi,
fertilizzanti chimici). In questo
settore sono stati fatti enormi progressi, per esempio sulla caratterizzazione di
un carbone vegetale (biochar) non totalmente combusto, con eccellenti qualità
di ammendante e fertilizzante; sull’impatto delle piante per la mitigazione
dell’aumento di CO2 in atmosfera e la stabilizzazione di suoli in risposta a
eventi estremi; sulla green-chemistry, in particolare per lo sfruttamento di
scarti di biomasse a scopo bio-energetico o per la produzione di alimenti e
molecole di interesse commerciale; sullo sfruttamento delle difese naturali
delle piante, per esempio attraverso l’uso di molecole volatili bioattive (il
linguaggio delle piante) per la lotta sostenibile a erbivori e patogeni.
Sfide globali
L’agricoltura,
e più in generale il settore agro-alimentare, si trovano oggi di fronte a
un bivio. Il modello che negli ultimi trent’anni ha garantito una crescita
sostenuta e ha consentito di sfamare intere popolazioni, vacilla sotto la pressione
di diversi fattori. Oggi si affacciano nuove sfide, che mettono fortemente in
discussione tale modello, e richiedono soluzioni per un futuro sostenibile.
Il
contesto planetario vede una crescente pressione antropica sul territorio: variazioni
climatiche già avvenute, in corso, o attese (con crescente frequenza
di eventi estremi); riduzione delle risorse, con speciale attenzione alle
risorse idriche che già limitano l’uso agricolo di intere aree del pianeta (e del
territorio italiano); invecchiamento della popolazione nei Paesi occidentali e
crescita continua invece in quelli poveri e in via di sviluppo; sacche di povertà e
di malnutrizione ancora presenti in ampie aree del pianeta; nuovi stili di
vita e comportamenti alimentari che si vanno diffondendo; crescita tumultuosa
delle economie emergenti; non da ultimo, ripetute e serie variazioni nei
prezzi dei prodotti agricoli e, conseguentemente, nell’uso del suolo e delle
risorse. Il sistema agricolo e forestale è dunque chiamato a concorrere a vincere
le sfide globali legate alla salvaguardia dell’ambiente e l’alimentazione dei
prossimi decenni, aumentando in modo quali-quantitativo e sostenibile
le produzioni e la sicurezza alimentare, salvaguardando le risorse ambientali
e genetiche, valorizzando la biodiversità e assicurando un giusto reddito
agli addetti.
Un cambio di paradigma
Si va così ad affermare un nuovo paradigma che vede l’agricoltura e il sistema agro-alimentare nel suo complesso intimamente connesso all’esigenza di maggiore attenzione alla tutela ambientale, alla salute, al benessere così come alle necessità di natura sociale. Ci troviamo di fronte a un mondo complesso per il quale non sono più sufficienti risposte fondate unicamente sull’incremento della produzione, ma che richiede il ricorso a un approccio fortemente integrato e a una visione di lungo termine. Il sistema agricolo e agro-alimentare possono diventare protagonisti di un cambiamento epocale che vede al centro la green-economy. A tal proposito, merita attenzione la Strategia europea per la bio-economia che fonda le sue radici sull’impiego di materie prime rinnovabili provenienti dal mondo agricolo e destinate non solo all’alimentazione ma al sistema economico nel suo complesso. Da un’agricoltura a basso input chimico ed energetico e dalla sua valorizzazione in termini multifunzionali ci si aspetta un contribuito importante in termini di mitigazione dei cambiamenti globali, di presidio del territorio per contrastare i fenomeni di degrado, di crescita delle economie locali, di sviluppo rurale e di salvaguardia delle tradizioni culturali.
Politiche per la ricerca: PAC, Horizon 2020 e PNR
Coerentemente con i bisogni che emergono a livello globale e con la necessità di intraprendere nuove strade, si muove l’Unione Europea introducendo nelle politiche di sostegno al settore agricolo (nuova PAC), e la subordinazione dei contributi diretti agli agricoltori al rispetto di misure di greening. Allo stesso modo, il prossimo programma quadro europeo per la ricerca e l’innovazione Horizon 2020 lancia tra le “sfide della società” quella relativa alla “Sicurezza alimentare, agricoltura sostenibile, ricerca marina e marittima e bio-economia” cui saranno destinati 4,5 miliardi di euro. Con la consapevolezza dell’importanza che il settore agroalimentare assume nel nostro Paese, secondo settore manifatturiero italiano con il 17% del PIL, emergono chiare indicazioni circa il sostegno alla ricerca in questo campo anche nel Piano Nazionale della Ricerca (PNR) 2011-2013. Viene infatti sottolineata l’esigenza di rafforzare la ricerca agro-alimentare, individuata tra i bisogni nazionali di ricerca e sviluppo di rilevanza strategica. In tale contesto, il PNR rimarca la necessità di rivedere o di introdurre nuove linee di ricerca con l’obiettivo di contribuire allo sviluppo di sistemi agricoli altamente produttivi ed ecologicamente sostenibili che prevedono un più oculato uso della Chimica in agricoltura e di sviluppare produzioni che si rivolgono alle relazioni che intercorrono tra dieta e salute. La missione del DiSBA si colloca in perfetta coerenza con le priorità stabilite da tutte queste azioni politiche. Le attività del DiSBA si inseriscono infatti in un contesto nazionale e internazionale che assegna al sistema agricolo e forestale il compito di concorrere a vincere la sfida dei prossimi decenni per la salvaguardia dell’ambiente, l’alimentazione e il ricorso a fonti rinnovabili di energia e materie prime. Si stima che la popolazione mondiale, che è attualmente di 6,5 miliardi di persone, supererà i 9 miliardi nel 2050 allorché sarà necessario avere il 50% in più di cibo e il 30% in più di risorse idriche (si veda Foresight. The Future of Food and Farming (2011) – The Government Office for Science, London). Il DiSBA partecipa a pieno titolo a iniziative di grande importanza scientifica a livello europeo, come la European Plant Science Organization ( EPSO), e alle Piattaforme tecnologiche nell’ambito della tematica KBBE (Knowledge Based Bio-Economy).Nella sostanza, il Dipartimento ha fatto propria la visione strategica europea, recentemente codificata dal già citato programma quadro della Commissione europea in materia di ricerca e innovazione Horizon 2020. All’interno di questo quadro, il DiSBA rappresenta un punto di riferimento internazionale per ricerche di altissimo impatto globale e di estremo interesse a livello nazionale come la lotta alla desertificazione, lo studio delle conseguenze della pressione antropica sul territorio e del conseguente impatto del cambiamento dell’uso del suolo su agricoltura e foreste o la salvaguardia delle risorse genetiche agrarie e forestali, solo per nominare alcune aree nelle quali le competenze del DiSBA sono riconosciute. Questa visione concorre in maniera integrale alla grand challenge proposta come missione per il DiSBA del futuro. Il Dipartimento coordina e partecipa a importanti programmi di ricerca dell’European Science Foundation e progetti finanziati dall’attuale programma quadro dell’European Commission su ricerca e sviluppo nei settori della cooperazione scientifica, della formazione dei giovani ricercatori e della costituzione e valorizzazione di infrastrutture. Partecipa a importanti network nazionali e internazionali per la diffusione della ricerca in Biologia e agricoltura e per la preparazione di documenti programmatici per lo sviluppo sostenibile e la determinazione delle priorità della ricerca nei settori produttivi agro-alimentare e forestale, della protezione ambientale e della ricerca fondamentale in Biologia. A questo si aggiungono importanti progetti nel settore della cooperazione internazionale con i Paesi in via di sviluppo (Mediterraneo, Medio-Oriente) e con Paesi in cui il settore agroalimentare è importanti reti di centri di ricerca internazionali, dal Consultative Group on International Agricultural Research (CGIAR), alla FAO.
Conclusioni
Il DiSBA
ha un importante retaggio culturale che deriva da una ormai consolidata presenza
nel panorama della ricerca in agricoltura. Nel corso degli anni, il
dipartimento ha costruito per il CNR un portafoglio di competenze di altissima
qualità scientifica che copre oggi, in un momento in cui il settore agro-alimentare
ancora traina l’economia italiana, aree strategiche per l’economia e lo
sviluppo, per la conservazione e valorizzazione delle risorse agrarie e del
territorio, per la difesa dell’ambiente e per la salute del consumatore.
In un
mondo in continua e veloce evoluzione, in cui soddisfare i bisogni primari
della crescente popolazione è giustamente un imperativo etico oltre che
economico, il dipartimento ha nuove sfide da affrontare e nuove ricerche da
intraprendere. In un’ottica “di frontiera”, il DiSBA certamente contribuirà pro-attivamente
nel futuro a quelle ricerche e innovazioni tecnologiche di eccellenza e grande
impatto economico e sociale che hanno caratterizzato e caratterizzano il CNR,
in Italia e nel mondo.
Ringraziamenti
Un
particolare ringraziamento ad Alcide Bertani che ha curato la revisione della
parte relativa ai “cenni storici”, fornendo utilissimi contributi per le
profonde conoscenze acquisite nel corso degli anni e l’esperienza maturata nel
CNR dove ha ricoperto posizioni apicali nell’ambito della tematica agro-alimentare.
Un sentito ringraziamento anche a Manuela Pierozzi che si è adoperata con
grande attenzione alla ricerca e alla selezione delle immagini da inserire nel
testo, ricorrendo alla fonti rese disponibili dagli istituti del dipartimento,
da altre strutture CNR e interpellando direttamente i ricercatori.
Francesco Loreto
Tratto da Scienza & società - Novant'anni di CNR 1923-2013