fbpx Si soffre insieme con le reti neurali | Scienza in rete

Si soffre insieme con le reti neurali

Tempo di lettura: 2 mins

Non solo per una mamma che vede il proprio figlio farsi male o un vigile del fuoco che interviene per salvare un terremotato: condividere dolore e gioia è una delle esperienze formative cruciali per ciascuno di noi. Emozione e cognizione cooperano per renderci capaci a un tempo di comprendere cosa sta accadendo all'altro e difenderci in situazioni di pericolo.
Le neuroscienze hanno descritto con crescente accuratezza quali gruppi di neuroni costituiscono la matrice del dolore, struttura che ci permettono ad un tempo di percepire dolore e comprenderlo nei nostri simili.
Lo studio di magnetoencefalografia (MEG) attuato presso l'ospedale Fatebenefratelli - Isola Tiberina sotto la guida di ricercatori del consiglio nazionale delle ricerche (CNR-ISTC) e pubblicato in questi giorni sulla prestigiosa rivista Journal of Neuroscience, ha scoperto un meccanismo che ci mette in sintonia con gli altri quando provano dolore.
Il grado di condivisione del dolore che prova un nostro simile nel momento in cui l'ago di una siringa penetra nella nostra mano dipende da quanto gruppi di neuroni in due aree 'primordiali', nell'osservatore, si sincronizzano tra loro. Si tratta di una rete formata dai neuroni della corteccia sensoriale e di quella motoria (figura 1).

Condivisione del dolore

Solo quando queste due aree entrano in sincronia capiamo le sofferenze altrui. Anzi, tanto più sono sincronizzata, tanto più percepiamo il loro dolore.
Le neuroscienze hanno mostrato che l'attivazione funzionale del nostro cervello è fortemente mediata dalla sincronia tra le attività di diversi gruppi: questo interscambio crea uno connessione funzionale essenziale alle percezione e al coordinamento di qualunque movimento.

Mentre osserviamo il dolore altrui, aumenta l'accoppiamento tra le nostre regioni cerebrali sensoriale e motoria, e questo accoppiamento è tanto più forte quanto più ci sembra che l'altro soffra (figura 2). Emerge così che l'attività di reti funzionali, più che di singole aree, permette la risonanza empatica con l'altro.

Risonanza empatica

Se ricordiamo che le regioni sensoriale e motoria sono le prime a formarsi nello sviluppo embrionale, comprendiamo quanto profonda sia la necessità della condivisione empatica per il nostro sviluppo.

Fonte: Betti V et al. Synchronous with Your Feelings: Sensorimotor {gamma} Band and Empathy for Pain. Journal of Neuroscience 2009; 29(40): 12384. doi:10.1523/JNEUROSCI.2759-09.2009


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Università: è il momento di combattere

Presentiamo il testo della relazione di Tomaso Montanari, Rettore dell’Università per Stranieri di Siena, all’incontro del 16 dicembre su "I rischi di ridimensionamento dell'università e della ricerca” organizzato insieme alla Rete delle Società scientifiche, a cui sono intervenuti i Rettori delle Università toscane e di Roma Tre, docenti, rappresentanti del sindacato, dei precari, dei dottorandi. La registrazione dell’evento è disponibile qui https://www.youtube.com/watch?v=ghqI8yEaFl0

Nel 2021, l’attuale vicepresidente eletto degli Stati Uniti d’America James David Vance ha pronunciato un celebre discorso intitolato Le università sono il nemico. Vi si esplicitava un punto essenziale del programma che ora attende di essere attuato: «Dobbiamo attaccare in modo aperto e aggressivo le università di questo Paese».