Come reagireste se tutto a un tratto vi trovaste davanti un libro scritto con delle lettere che non esistono nell’alfabeto? Questo è più o meno quello che è successo a popolazioni di batteri costruiti per usare due mattoncini in più nel codice della vita.
La rivista Nature riporta infatti questa settimana che il gruppo di ricerca del biochimico Floyd Romesberg dello Scripps Institute di San Diego è riuscito a crescere dei batteri che contengono nel loro DNA oltre che alle classiche basi A, T, C e G, universalmente usate come codice genetico da tutti gli organismi sulla terra, anche due basi non naturali.
La
creazione di questi batteri dal DNA per così dire “alieno” hanno richiesto
decenni di lavoro.
Romesberg e il suo gruppo hanno dovuto scegliere una coppia
di mattoncini il più simile possibile a quelli naturali. Le basi nelle
due eliche del DNA si affacciano e interagiscono a formare coppie, A con T e G
con C, che vengono riconosciute da enzimi che continuamente lavorano sul DNA
per duplicarlo durante la divisione cellulare, o trascriverlo in RNA
messaggero.
Scegliere due basi X e Y (così le hanno soprannominate) di
dimensioni o interazioni troppo diverse avrebbe compromesso queste funzioni. Lo
stesso gruppo di ricerca aveva dimostrato qualche anno fa che X e Y
potevano funzionare in provetta.
Hanno successivamente trovato il modo di farle
entrare nei batteri aggiungendo ai ceppi una proteina trasportatrice derivata
da un’alga. I batteri così modificati sono riusciti per la prima volta a replicare
con successo le basi anomale per generazioni, mantenendole stabili come parte
del loro corredo genetico fintanto che X e Y venivano fornite nel terreno di
coltura.
E’ la prima volta che ciò accade in milioni di anni di vita sul
pianeta.
Il lavoro
di Romesberg segna un altro successo nel campo della synthetic biology che si prefigge di reinventare le regole della
vita. Segue le recenti scoperte di Craig
Venter nella produzione di genomi su misura e quelle di altri, come il
collega di Romesberg Peter Schultz, che
studiano invece l’uso di amino-acidi non naturali.
Il passo futuro potrebbe
essere quello di utilizzare un codice genetico espanso per veicolare questi
aminoacidi e costruire proteine dotate di proprietà “soprannaturali”. Altre
implicazioni di queste ricerche sono difficili da immaginare.
Però in molti altri casi in passato proprio questo tipo di ricerche, dette curiosity-driven, hanno costituito la scatola degli attrezzi per le scoperte e le tecnologie del futuro. Prendendo appunto in prestito un termine in voga nel mondo dell’high tech, potrebbe essere l’inizio di una realtàaumentata popolata di viventi dotati di poteri soprannaturali.