L’espressione “gentil sesso” è
definita un “modo tradizionale, oggi poco accettato, di designare globalmente
il sesso femminile” . Si dice anche che è un modo “scherzoso” e, tutto sommato,
questo trova riscontro nella quotidianità. Espressione simile, del tutto in
disuso, è “sesso debole”. Il gergo giovanile le ignora entrambe.
Allora come si
spiega il titolo di questo libro? Esprime un’idea ormai sorpassata o ancora
attuale?
Al centro vi è una domanda che
molti di noi, osservando le compagne di studio e le insegnanti di un tempo, le
colleghe di oggi o le allieve che frequentano gli ambienti universitari non
hanno mancato di porsi. È la stessa domanda che Rosa Fiore, laureata in fisica a Pisa e docente di Matematica e
Fisica nella stessa città fino al 2010, include nella premessa
significativamente intitolata “Facere
docet philosophia, non dicere” (Seneca).
Per spiegare il titolo del libro, Rosa si domanda: “Esiste un modo femminile di accostarsi alla
scienza, di elaborarla, metabolizzarla, proporla e condividerla?” Esiste
insomma una scienza “gentile”? Ma soprattutto, ci sono state figure “gentili”
che si sono affermate ed hanno conquistato posizioni di prestigio evitando di
arroccarsi su privilegi e “intendendo il potere come servizio, apertura, dovere
e disciplina?”.
Per rispondere a questa
domanda, Rosa ha preferito esplorare a fondo l’ambiente che meglio conosceva,
ossia quello della Scuola Normale Superiore. Ha lavorato con impegno per un
paio d’anni, svolgendo ricerche approfondite tra Archivio di Stato, Biblioteca
Universitaria e S.N.S. Ha consultato documenti di ogni tipo, viaggiato e
camminato nei luoghi frequentati dalle donne che ha scelto come protagoniste
del suo libro.
Sono quattro laureate della Normale: Cornelia
Fabri (Ravenna, 1869-1915), Rita
Brunetti (Milano, 1890 – Pavia, 1942), Maria
Pastori (Milano, 1895- 1975), Giovanna
Mayr (Milano, 1893-1963).
Dai fascicoli personali, dai verbali accademici dalle loro tesi di laurea e dai
documenti post-laurea hanno preso forma quattro nitidi ritratti, giustamente neutri
sul piano storico ma ravvivati, o meglio “colorati, da alcune interpretazioni
personali e invenzioni che aggiungono al libro le doti della sensibilità
femminile.
Le due parti sono distinte. Non c’è confusione tra storia e letteratura.
L’invenzione avviene quasi in punta di piedi e aiuta a ricreare un mondo che il
“burocratese” ha fatto scomparire sotto la polvere degli scaffali.
Quando
l’Autrice fa rivivere la vicenda di Cornelia Fabri, prima laureata in
Matematica dell’Università di Pisa (1891), abilitata alla Normale nel 1895 e stimatissima
allieva di Vito Volterra, il libro tocca il suo apice narrativo.
Alla morte dei
genitori, Cornelia chiuse con la carriera. Tornò a Ravenna per dedicarsi
completamente alla famiglia e alle opere di carità. Più tardi decise di entrare
in convento ma morì poco prima, distruggendo in anticipo ogni traccia del suo
passato. Rosa Fiore ha cercato in vari modi di capire qualcosa di questo
cambiamento repentino e del silenzio che l’accompagnò. Al termine scrive: “La
mia interpretazione è che una volta arrivata a gestire ingenti disponibilità
economiche, nel cerchio dei doveri e dell’ubbidienza, Cornelia abbia fatto una
forte scelta di autoaffermazione: essere rigorosa fino in fondo, provando a
costruire per altre donne, meno fortunate di lei, opportunità che nel mondo già
si sentivano ineludibili”.
Aggiunge anche: “Con la sua Gentil Scienza ha avviato un iter per cambiare
dall’interno la società che la circondava”. Per lei (Rosa) la Gentil Scienza è
anche questo, la capacità di far partecipi gli altri, l’adoperarsi per
risollevarli. Sarà così? I lettori decideranno, anche sulla base delle altre
storie, diverse, ma egualmente interessanti. Sarà per molti una scoperta quella della Brunetti:
prima laureata in Fisica a Pisa poi Direttore di Istituti Universitari.
L’indagine che riguarda le ex-allieve della Normale, comprensiva della
bibliografia, è contenuto nella seconda parte del volume, mentre nella prima si
parla delle figure femminili che si affacciano sulla scena della Scienza fin
dal ‘700 e della presenza femminile al primo Congresso degli scienziati
italiani (Pisa, 1-15 ottobre 1839). La seconda parte del libro riguarda
l’attualità. Contiene infatti alcune interviste a donne scienziate
dell’ambiente pisano che hanno occupato o occupano posizioni di rilievo in vari
ambiti.
Si parte da Maria Pisani, microbiologa e già Preside della Facoltà di Agraria,
Scilla Degl’Innocenti (che insegna Fisica Stellare), Maria Chiara Carrozza,
professore di Bioingegneria Industriale e già Ministro dell’Istruzione, dell’Università
e della Ricerca e, infine, Donatella Rampini, una delle più giovani e
promettenti ricercatrici del Dipartimento di Fisica. Rossella e Irene, giovani
allieve di Rosa Fiore, hanno formulato a tutte le giuste domande che aiutano a
capire il rapporto fra vita famigliare e vita accademica, le motivazioni che spingono
ad intraprendere la carriera scientifica, i modelli di riferimento e gli
ostacoli che s’incontrano. Non manca neppure il parere di un uomo, il fisico
Bruno Barsella, scomparso purtroppo nel gennaio 2014.
Alla fine è difficile dubitare che il titolo di questo libro non sia appropriato e che l’aggettivo “gentile” non esprima, anche oggi, un insieme di qualità che sarebbero da rivalutare.