fbpx Ipazia, torna a casa | Scienza in rete

Ipazia, torna a casa

Read time: 2 mins

Agorà è un collossal spagnolo su Ipazia che rischia di non trovare posto nelle sale italiane.

Alessandria d'Egitto, ai confini di un imepro din disfacimetno, percorsa da tensioni sociali: scontri politici, religiosi, culturali. Ipazia, che per meriti culturali assunse anche influenza politica e si batteva per la difesa della cultura ellenistica che invece la volenterosa chiesa alessandrina voleva sostituire con l'ortodossai crstiana. Questo sembra esserle costata la vita: la scienziata alessandrina fu uccisa nel 415 dC da alcuni monaci cristiani, forse ispirati dal vescovo di Alessandria Cirillo (santo).

Questa storia raccontata nel film di Alejandro Amenabar, presentato a Cannes nel 2009, non ha convinto i distributori italiani: c'è chi sostiene che il film potrebbe indispettire il Vaticano. Altri spiegano che i produttori chiedono troppo denaro che i distributori temono di non recuperare dato lo scarso interesse del pubblico italiano verso la storia di una scienziata, donna e martire pagana.

Se vi interessa vedere il film e volete comunicare ai distributori itlaiani che esiste una domanda questo prodotto potete firmare un apetizione on line ed iscirvervi al gruppo Facebook che chiedono a gran voce la distribuzione di Ipazia in Italia.

Se volete docuemntarvi sulla scienziata potete andare in biblioteca e chiedre queto libro di Alic Margaret L'eredità di Ipazia (con traduzione  eprefazione di Daniala Minerva, giornalista responsabile di Medicina e Salute per l'Espresso).

Trailer

Petizione on line: http://www.petitiononline.com/agorait/petition.html

petizione ipazia

Gruppo Facebook: http://www.facebook.com/group.php?gid=81021254661r

Autori: 
Sezioni: 
Cinema
Materiali correlati: 

prossimo articolo

La COP sei tu, economia

Il presidente della COP 29 di Baku, Mukhtar Babayev, chiude i lavori con applausi più di sollievo che di entusiasmo. Per fortuna è finita. Il tradizionale tour de force che come d'abitudine è terminato in ritardo, disegna un compromesso che scontenta molti. Promette 300 miliardi di dollari all'anno per aiutare i paesi in via di sviluppo ad affrontare la transizione, rimandando al 2035 la "promessa" di 1.300 miliardi annui richiesti. Passi avanti si sono fatti sull'articolo 6 dell'Accordo di Parigi, che regola il mercato del carbonio, e sul tema della trasparenza. Quella di Baku si conferma come la COP della finanza. Che ha comunque un ruolo importante da giocare, come spiega un report di cui parla questo articolo.

La COP 29 di Baku si è chiusa un giorno in ritardo con un testo variamente criticato, soprattutto dai paesi in via di sviluppo ed emergenti che hanno poca responsabilità ma molti danni derivanti dai cambiamenti climatici in corso. Qualche decina di paesi, fra i quali le piccole isole, saranno inabitabili se non definitivamente sott’acqua se non si rimetteranno i limiti posti dall’Accordo di Parigi del 2015, cioè fermare il riscaldamento “ben sotto i 2°C, possibilmente. 1,5°C”, obiettivo possibile uscendo il più rapidamente possibile dalle fonti fossili.