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3 - Rotta di collisione!

Minor Planet Center - Cambridge, Massachusetts - ore 18:42

A Cambridge era pomeriggio inoltrato. Timothy si era attardato in ufficio per leggere le ultime mail con le segnalazioni del follow-up di un asteroide che in quei giorni aveva una discreta priorità. Assolutamente nessun rischio per il pianeta, ma c'era il sospetto che si trattasse di una riscoperta, cioè un asteroide individuato una decina d'anni addietro del quale poi s'erano perdute le tracce. La mail dall'Australia lo prese quasi alla sprovvista: per quella notte non gli risultava fossero pianificate sessioni osservative. Ancor di più lo spiazzò la segnalazione di “priorità assoluta” che caratterizzava la mail. Aprì immediatamente il messaggio: niente convenevoli e poche righe di scarne spiegazioni - Simon non era un granché come comunicatore - che introducevano un paio di allegati, uno con le prime immagini riprese a Coonabarabran e l'altro con i dati astrometrici raccolti con le osservazioni a Siding Spring, a Perth e al telescopio indiano dell'Himalaya.
«Procedura piuttosto inusuale...» disse a mezza voce Timothy mentre caricava i dati nel sofisticato programma di ricostruzione delle orbite utilizzato al MPC. Quello che più lo stupiva era come mai un veterano come Rob si comportasse come un novellino alla sua prima scoperta. Fu proprio mentre attendeva la manciata di secondi di cui il software aveva bisogno per digerire i dati che giunsero, quasi in contemporanea, una mail dal JPL e una dall'Università di Pisa. Timothy riconobbe al volo i mittenti. Cosa diavolo potevano volere quelli del Sentry e del NEODyS? Fatto un rapido calcolo, poi, in Italia doveva essere circa mezzanotte. Un orario davvero insolito perché un operatore si occupasse direttamente e in modo tanto urgente di simulazione di orbite.
Mentre apriva la mail del JPL giunse la segnalazione che il software aveva terminato l'elaborazione. Accantonò la mail e saltò immediatamente alle conclusioni finali dell'elaborazione. Sapeva benissimo che, prima di quelle, il programma gli avrebbe segnalato l'esiguità dei dati e la scarsa copertura temporale enfatizzando la possibilità che il risultato fosse del tutto inaffidabile. Quello che più gli interessava, però, era capire come mai Rob avesse dato risalto a quel nuovo asteroide che si era degnato di materializzarsi nei cieli del Galles del Sud. Quello che lesse proprio non gli piacque. Il rosso acceso della scritta “rischio impatto” che lampeggiava sul video non era affatto tranquillizzante. Il guaio era che, nonostante continuasse a ripetersi “tranquillo, i dati sono scarsi, è presto per arrivare alle conclusioni”, gli bastava un'occhiata a quella scritta per agitarsi ancor di più.

Il Minor Planet Center è ospitato presso l'Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics a Cambridge in Massachusets (Stati Uniti).

Quasi per distogliersi da quel pensiero, Timothy ritornò sulla mail del JPL. Allora gli fu perfettamente chiaro il vero motivo dell'agitazione di Rob. Aprì anche la mail da Pisa: stessa identica sentenza. Entrambi i software indicavano che nelle simulazioni effettuate integrando anche i dati provenienti dall'India le probabilità di collisione con l'oggetto sconosciuto erano aumentate. Quasi fossero state scritte dalla medesima persona, entrambe le mail chiedevano assoluta riservatezza: i dati non garantivano la necessaria precisione, dunque era ancora prematuro allertare l'Unione Astronomica Internazionale e il COPUOS, l'organismo delle Nazioni Unite deputato ai problemi dello spazio - tra i quali, ovviamente, anche quello del rischio di impatto. La situazione andava comunque considerata con la massima urgenza.
«Devi assolutamente vedere una cosa...» disse Timothy rivolgendosi a Gareth Williams, seduto davanti al suo pc dall'altra parte dell'ufficio. «Forse, però, è meglio se ti siedi.»
«Porc...!» l'imprecazione uscì talmente in fretta che a Gareth proprio non gli riuscì di bloccarla «Ops, scusa. E' un gran casino: dobbiamo raccogliere la maggior quantità di dati possibile. Se NEODyS e Sentry hanno visto giusto abbiamo si e no otto ore di tempo. Allertiamo immediatamente tutti coloro che possono osservare e incrociamo le dita. Mi metto subito al computer. A proposito, quale sigla uso per indicare l'oggetto?»
«Non voglio venga confuso con un oggetto di routine. Niente sigla ufficiale, dunque. Per quella ci pensiamo a problema risolto e - correggimi se sbaglio - dovrebbe essere HH19. Propongo di utilizzare per ora un nome in codice. Considerando quello che ho provato negli ultimi cinque minuti, il nome più adatto che mi viene in mente mi sembra quello di Metus. E' il dio latino della Paura. Che ne dici?»
«Si, la sigla è corretta, ma concordo anch'io sulla scelta di un nome in codice. E' una prassi davvero inconsueta per noi, ma anche la situazione lo è. Vada dunque per Metus. Sai bene che la mitologia classica non è il mio habitat naturale. Io mi trovo meglio tra bit e byte. Vado al mio pc e spedisco una comunicazione con priorità assoluta agli osservatori in grado di darci una mano. Speriamo che per questa volta le nuvole ci lascino lavorare.»
«Più che altro, speriamo che il Sole ci permetta di osservare...» precisò Timothy.
Mentre Gareth diramava la comunicazione evidenziandone la priorità assoluta, Timothy si mise alla sua postazione e lanciò il programma di chiamata video. Doveva assolutamente parlare con Rob e con chiunque altro, assieme a lui, si era trovata quella patata bollente tra le mani. Pochi istanti di attesa ed ecco far capolino il volto preoccupato di Robert.
«Un ottimo modo per farmi concludere la mia giornata in ufficio...» buttò lì Timothy cercando di sdrammatizzare.
«Non dirlo a me» rispose immediatamente Robert «a quest'ora dovrei essere a riposare. Invece mi trovo a inseguire orribili fantasmi. A proposito, ecco il diretto responsabile: Simon Feestair, il nostro esperto di sistemi informatici...» Fece un cenno a Simon, che si mise al suo fianco.
«Buon giorno dottor Spahr. Davvero una pessima circostanza per incontrarci...»
«In effetti avrei preferito scambiare due chiacchiere in tutta tranquillità al prossimo Convegno. Rob mi aveva parlato del tuo nuovo software e sia io che Gareth eravamo davvero ansiosi di vederlo all'opera. Comunque, se questo è il risultato, dobbiamo riconoscere che hai fatto un buon lavoro. Ma veniamo al dunque. Rob, che idea ti sei fatto della faccenda e cosa consigli di fare?»
«Sono molto preoccupato. Non mi era mai capitato che le simulazioni avessero così pochi dubbi nonostante l'esigua copertura di dati. L'idea che mi sono fatto è che i dati sono buoni e che siamo in presenza di un grosso guaio. Vedo sullo sfondo Gareth che sta pestando con la consueta velocità da extraterrestre i tasti del suo inseparabile pc, immagino stia diramando la circolare di allerta. Abbiamo bisogno del maggior numero di dati possibili. Il mio software - e anche quello dell'Indian Institute of Astrophysics - indicano che abbiamo solo poche ore di tempo. E' necessario che ci inventiamo qualcosa che ci possa dare ancor più precisione nei dati. Dalle tue parti l'oggetto dovrebbe essere ancora per un po' sopra l'orizzonte. Hai provato a contattare Goldstone e Arecibo per mettere in piedi un'osservazione radar?»
«In effetti il tempo non è molto. Al radar ci avevo pensato anch'io, ma so che i tempi di allerta e di preparazione della sessione osservativa sono di almeno un paio d'ore. Il che porterebbe Metus a scomparire sotto l'orizzonte. A proposito, lasciando perdere la prassi abituale, con Gareth abbiamo deciso di dare all'asteroide il nome provvisorio di Metus. Con quello che ci sta facendo passare...»
Anche Lisa si unì alla conversazione. «Metus, il dio romano della paura. Scelta azzeccata. Buon pomeriggio, dottor Spahr. Sono Lisa Kewley, mi occupo di formazione stellare e mi trovo invischiata nella faccenda per puro caso. Mi è bastato concedere a Robert di utilizzare un po' del mio tempo osservativo con l'AAT. A proposito del radar. Possibile che il giochetto funzioni solo con Goldstone e Arecibo?»
«In effetti qualche anno fa era stato provato qualcosa anche con altre postazioni. Se non ricordo male il periodo, a fine 2001 era stato osservato l'asteroide Golevka utilizzando l'antenna da 70 metri di Evpatoria in Crimea per inviare il segnale e la stazione italiana di Medicina, vicino a Bologna, per ricevere l'eco. L'esperimento aveva dato ottimi risultati (1), ma non mi risulta sia stato ripetuto in altre occasioni. Non è facile far combaciare i tempi di utilizzo delle installazioni astronomiche. Lei dovrebbe saperne qualcosa, dottoressa Kewley.»
«Già. Credo però che in una circostanza come questa sarebbe un atto da irresponsabili non agevolare il più possibile la raccolta di dati...»
Rischiando di essere scortese, Robert interruppe le considerazioni di Lisa:
«Scusate. Ho fatto due conti e mi sembra che il Italia sia circa la mezzanotte. Io proverei a chiamare un astronomo dell'Osservatorio di Torino col quale ho collaborato qualche anno fa. Passerei a lui la patata bollente di contattare i responsabili di Medicina e convincerli che è indispensabile acquisire dati radar su - come hai detto che si chiama? - ah, Metus. Nel frattempo dovremo cercare le possibili strade per fare lo stesso discorso per il radar in Crimea. Così su due piedi proprio non mi viene in mente nessun contatto, ma credo che dovremmo riuscire a trovarne uno. Alla disperata, cerchiamo uno straccio di numero di telefono e chiamiamo. Ci sarà bene qualcuno che mastica due parole d'inglese. Se tutto va per il verso giusto, i due osservatori hanno almeno tre-quattro ore di tempo per collimare i segnali e predisporre il tutto. Che ne dici, Timothy?»
«Ottimo suggerimento. I tempi sono incredibilmente ristretti, ma vale comunque la pena di provare. Anche Gareth è d'accordo e forse sa come arrivare a Evpatoria. Fai subito quella telefonata a Torino, Rob, e poi vedete se riuscite a prendervi tutti quanti un paio d'ore di riposo. La notte è stata piuttosto pesante, ma la giornata che avete davanti rischia di esserlo ancora di più. Dal canto mio contatto il NEODyS a Pisa. Il tempo stringe e i dati radar devono essere inseriti nel software delle orbite il prima possibile. Ho pensato che la comunicazione tra Bologna e Pisa potrà risultare più efficace e immediata. Poi ci penserà NEODyS a girare i dati anche a Sentry per il controllo incrociato. E' indispensabile sapere se quella di Metus sarà una visita di cortesia oppure il capolinea della sua orbita. Ci aggiorniamo.»

Note

(1) Di Martino M. et al. - Results of the first Italian planetary radar experiment - Planetary and Space Science 52, 325-330; 2004

Italiano
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