I dati sull'occupazione sono complessi e di difficile interpretazione ma la tendenza sembra confermare l'opinione che il sistema produttivo italiano non tenga il passo con la modernità e non riesca a impiegare profili più qualificati
Giuseppe De Nicolao sul Manifesto sfata il mito secondo cui tanti giovani sprecano tempo all'università credendo di trovare un lavoro redditizio quando invece decine di panetterie, pizzerie, ospedali, artigiani sarebbero in cerca di manovalanza più o meno qualificata con stipendi ben sopra il reddito medio. De Nicolao mostra che la realtà è diversa: i tassi di occupazione sono a vantaggio dei laureati. Eppure nella fascia di età tra i 25-34 anni i dati relativi al tasso di occupazione mostrano, per l'Italia, una difficoltà maggiore a collocarsi e in particolare al sud dove il tasso di occupazione dei laureati (che era comunque minore che nel resto d'Italia) negli ultimi due anni è stato minore di quello dei diplomati.
I dati ISTAT sui tassi di occupazione 2014 segmentati per titolo di studio e fascia di età non sono ancora disponibili, appena pubblicati si potrà capire se questa tendenza si sta stabilizzando. Nel caso si rafforzerebbe l'ipotesi che l'industria italiana sta perdendo la capacità di impiegare profili più qualificati e quindi competitività internazionale e avrebbe ulteriori argomenti di discussione il dibattito (si veda la ricerca McKinsey sul mercato del lavoro) se debba essere la scuola a formare i profili che servono all'industria italiana o se debba essere l'industria italiana a crescere per poter impiegare competenze avanzate.