La
divulgazione secondo Carlo Rovelli è profondamente innovativa nel
panorama italiano e, secondo noi, anche molto efficace. L’approccio esplicativo
del fisico dell’Università di Marsiglia, responsabile del gruppo di ricerca in
gravità quantistica dell’ateneo francese e tra i fondatori della gravità quantistica a loop (LQG), è molto
distante da quello classico: non punta tanto a trasmettere nozioni, o a
spiegare teorie, quanto a inquadrare concetti e presentare «visioni» (una
parola molto cara all’autore).
Le
“lezioni” di Rovelli, al di là del nome lievemente fuorviante, costituiscono
una raccolta di brevi articoli divulgativi usciti sul settimanale domenicale
del Sole24ore. Ripercorrono, seguendo un filo logico molto preciso e
originale – ancorché un po’ troppo sintetico – le grandi idee della fisica del Novecento
che hanno portato al limite attuale della nostra conoscenza sulla struttura
fondamentale della Natura: la gravità quantistica e l’ancora insoluto problema
su come unificare relatività generale e meccanica quantistica in un’unica
teoria organica.
Ogni
“lezione” presenta una di queste idee, e più di qualcuno ha notato che il nome
di Einstein, significativamente, compare in ciascuna di esse. Passando per un
piacevole intermezzo cosmologico, il testo di Rovelli si articola dalla
relatività alla termodinamica dei buchi neri (la prima e per ora maggiore
conquista della gravità quantistica) passando attraverso i concetti di quanto,
di particella e di quantizzazione dello spazio, da cui si affaccia
l’apertissimo problema sulla natura del tempo e della freccia del tempo.
L’ultima lezione invece è dedicata a «noi»: così come in fisica tutto sembra
essere relazione e interazione, così noi – la nostra mente, le nostra coscienza
– forse non siamo altro che l’insieme dei processi che ci caratterizzano, tra i
tanti che avvengono in natura, e che tentano disperatamente di comprendere e
significare il mondo. Anche con la fisica.
Al
termine del libro, il lettore non avrà appreso i dettagli di questi argomenti:
non saprà spiegare “che cosa dice” la teoria di Einstein o la LQG, perché non è
questo lo scopo dell’autore. La divulgazione di Rovelli non spiega, ma disvela,
agevola interconnessioni, assembla con straordinaria e solidissima padronanza
della materia un quadro concettuale unitario e non meno stupefacente di una
Cappella Sistina. In una parola: Rovelli non fa apprendere, fa comprendere.
Chi
avesse letto La realtà non è come ci appare, pubblicato dallo
stesso autore per i tipi di Raffaello Cortina all’inizio del 2014, non troverà
in questo testo nulla di particolarmente nuovo, se non un senso di stupore
ancora più intenso nell’ammirare lo sforzo scientifico volto a costruire una
teoria del mondo unificata e meravigliosamente semplice. Queste Sette brevi
lezioni di fisica sono un concentrato, un distillato straordinariamente
denso e pregnante del materiale presentato in quel saggio, ma pensato per un
altro pubblico: quello di chi “non sa nulla” di fisica, di astrofisica e di
cosmologia.
È
davvero difficile, leggendo le poche e agili pagine che compongono questa
raccolta, non farsi contagiare dallo spirito appassionato e deciso di Rovelli,
non provare il senso di vertigine e meraviglia di chi si trova al confine
ultimo con l’ignoto, e non sentirsi parte della grande avventura
dell’intelletto umano.
Anche questa è divulgazione scientifica: anzi, è un aspetto della divulgazione scientifica che apprezziamo e sosteniamo con forza. Soprattutto nel tentativo – decisamente riuscito – che Rovelli confeziona nello spiegare che la scienza è cultura tanto quanto l’arte o la filosofia: concetto, questo, che purtroppo in Italia ha ancora bisogno di essere ribadito.