fbpx UniStem Day. Parlare di staminali, ricerca e società | Scienza in rete

UniStem Day. Parlare di staminali, ricerca e società

Tempo di lettura: 4 mins

Il 13 marzo si è tenuto l'UniStem Day, una giornata europea di divulgazione scientifica destinata agli studenti delle scuole superiori.
L'iniziativa, giunta ormai alla settima edizione, nasce nel 2009 grazie a Elena Cattaneo, Senatrice a vita e Direttore del Centro di Ricerca sulle Cellule Staminali. Nella sua edizione 2015 ha visto il coinvolgimento di 46 tra atenei e centri di ricerca, sia italiani che europei, e circa 20.000 studenti, ponendosi come un'opportunità unica: un viaggio nell'Europa della ricerca sulle staminali, allo stesso tempo, un dialogo tra scienziati, divulgatori, tecnici e giovani studenti su cosa significhi oggi essere uno scienziato e fare ricerca.
Elena Cattaneo, ha aperto ufficialmente la giornata dall'Università di Milano davanti a centinaia di giovani studenti, definendo la ricerca scientifica “una risorsa indispensabile per tutti, non solo per gli scienziati ma anche per chi sta fuori dal laboratorio”. Parlare di staminali è un modo per sottolineare le competenze e le responsabilità che sono oggi indispensabili per chi vuole intraprendere l'attività di ricercatore nei diversi settori. Un lavoro che più di altri produce “una conoscenza visibile, pubblica, verificabile da chiunque nel mondo, ancorata a solidi fatti”, che non può prescindere in alcun modo dalla fase di sperimentazione, ha spiegato la Cattaneo.



Sperimentazione ed etica: due binari per la scienza /  Elena Cattaneo

L'iniziativa parte da un principio chiaro: considerare la scienza e la conoscenza prodotta attraverso la ricerca come elementi vitali della società. Ed è in questa accezione che il lavoro di ricercatore assume significato: l'attività di ricerca non è fine a se stessa, ma ha come obiettivo primario quello di offrire reali e positive ricadute sui cittadini, basandosi sempre su fatti verificabili e dati scientifici. Purtroppo, secondo la Senatrice a vita, “l'Italia è un paese in bilico tra competenze e finzioni”, in cui il principio dell'evidenza scientifica non è sempre affermato. 
Ai giovani studenti si è voluto far vedere, attraverso immagini, video e presentazioni, ciò che Elena Cattaneo definisce “la bellezza delle staminali”: la passione dei ricercatori italiani che sono riusciti a sfruttare le straordinarie potenzialità di queste cellule, portando le università italiane a ottimi traguardi riconosciuti a livello internazionale. “Un faro mondiale” primo fra tutti è il caso della rigenerazione della cornea attraverso le staminali, studio dell'Istituto Scientifico San Raffaele di Milano e dell'Università di Modena e Reggio Emilia.


Rigenerare la cornea con le staminali embrionali / Paolo Rama, dell'Istituto Scientifico San Raffaele

Molta importanza assumono anche le ricerche sulle staminali nell'ambito di alcune malattie neurodegenerative, come il Parkinson o la corea di Huntington. Malattie del cervello che vedono nel trapianto di neuroni derivati da cellule staminali una delle poche tecniche su cui oggi poter investire per sperare in reali capacità curative nel prossimo futuro.



Staminali e sperimentazione per le malattie neurodegenerative / Venia Broccoli, dell'Istituto Scientifico San Raffaele di Milano

Che la scienza interessi anche chi non è mai entrato in un laboratorio diventa chiaro quando si parla di sicurezza delle terapie applicate ed efficacia dei farmaci messi nel mercato. Impressionanti in questo senso i numeri presentati da Luca Pani, Direttore Generale dell'AIFA, l'Agenzia italiana del farmaco.
Nella relazione dal titolo "Dalla sperimentazione clinica al commercio: regole e strumenti”, Pani ha illustrato le tappe scientifiche e regolatorie che portano dalla scoperta alla sperimentazione, fino all'immissione in commercio dei medicinali. Un processo che rappresenta una rigida barriera all'ingresso, vedendo solo un farmaco su 10.000 entrare nel mercato farmacologico nazionale. Secondo Pani, il 99% dei ricercatori in farmacologia conclude la propria attività di ricerca senza aver mai realizzato un prodotto farmacologico che sia lanciato sul mercato.



‪Efficacia e sicurezza nello sviluppo di un farmaco / Luca Pani, Direttore Generale dell'AIFA

La conferenza di Milano si è conclusa ponendo il focus sul rapporto tra diritto e scienza. Il Presidente del Centro di Ricerca Interdipartimentale European Centre for Law, Science and New Technologies (ECLT) dell'Università di Pavia, Amedeo Santosuosso, ha ripercorso le fasi più significative della vicenda Stamina, con un intervento dal titolo “Il diritto alla salute non può andare contro la scienza” . Dalle parole di Santosuosso emerge un rapporto tra scienza e società a volte talmente complicato, come nel caso delle cure compassionevoli, da portare persino il diritto a intervenire non sempre in modo chiaro e trasparente.



Il ruolo del diritto nel caso Stamina / Amedeo Santosuosso, Presidente del Centro di Ricerca Interdipartimentale European Centre for Law, Science and New Technologies (ECLT) dell'Università di Pavia

Quello dei media è il livello di analisi a cui porre maggiore attenzione quando, invece, si parla di scienza e di pseudoscienza, quindi di correttezza dell'informazione scientifica veicolata. Ancora una volta torna come emblematico il caso di Stamina. Il ginecologo e divulgatore scientifico Salvo Di Grazia, definisce quella di Stamina “una cura mediatica” che fuori dal canale televisivo non ha alcun significato, non godendo in realtà di alcuna evidenza scientifica.
Partendo da questo caso, nell'intervento “La TV della Salute: ‘informazioni sicure’ o ‘sicuri che sia informazione’?” , Di Grazia ha mostrato ai giovani studenti come parlare di scienza sia anche divertente: è sufficiente smontare le numerose bufale scientifiche che vengono veicolate ogni giorno su molti media, da internet alla televisione, dove spesso sono presentate come cure alternative o terapie valide quelle che sono in realtà ricette fantasiose senza alcuna validità scientifica.



Parlare di scienza smontando le bufale scientifiche / Salvo Di Grazia, ginecologo e divulgatore scientifico


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Siamo troppi o troppo pochi? Dalla sovrappopolazione all'Age of Depopulation

persone che attraversano la strada

Rivoluzione verde e miglioramenti nella gestione delle risorse hanno indebolito i timori legati alla sovrappopolazione che si erano diffusi a partire dagli anni '60. Oggi, il problema è opposto e siamo forse entrati nell’“Age of Depopulation,” un nuovo contesto solleva domande sull’impatto ambientale: un numero minore di persone potrebbe ridurre le risorse disponibili per la conservazione della natura e la gestione degli ecosistemi.

Nel 1962, John Calhoun, un giovane biologo statunitense, pubblicò su Scientific American un articolo concernente un suo esperimento. Calhoun aveva constatato che i topi immessi all’interno di un ampio granaio si riproducevano rapidamente ma, giunti a un certo punto, la popolazione si stabilizzava: i topi più anziani morivano perché era loro precluso dai più giovani l’accesso al cibo, mentre la maggior parte dei nuovi nati erano eliminati.