fbpx Argomenti deboli contro la sperimentazione animale | Scienza in rete

Argomenti deboli contro la sperimentazione animale

Tempo di lettura: 6 mins

Martedì 5 maggio sono state presentate in Parlamento 3 mozioni con l’obiettivo di impegnare il Governo a limitare fortemente o eliminare il ricorso alla sperimentazione animale nella ricerca scientifica (si veda Senza sperimentazione animale la ricerca biomedica in Italia muore). Il Senato ha successivamente approvato quattro mozioni e tre ordini del giorno sul benessere animale con testi riformulati rispetto agli originali, su proposta del Governo. La mozione della Senatrice Taverna è stata modificata eliminando la frase “la finalità di abbandonare progressivamente l’uso degli animali a fini scientifici fino alla completa sostituzione”. Il testo finale impegna il Governo “a promuovere, nel rispetto delle disposizioni comunitarie così come recepite a livello nazionale, iniziative volte a informare e diffondere le metodologie alternative alla sperimentazione animale”. È stato approvato l’ordine del Giorno Giovanardi-Cattaneo che impegna il Governo a “diffondere nelle scuole una corretta informazione sulla sperimentazione animale e sui metodi complementari, indispensabili per migliorare la conoscenza della fisiologia normale e patologica umana e animale da cui prospettare nuove, più sicure e più efficaci terapie”.

Verifica della affermazioni della mozione originale

Le mozioni presentate argomentavano che siccome la sperimentazione sugli animali è fallimentare e ha valide alternative va abbandonata. Pro-Test - associazione che si occupa di divulgare conoscenze corrette sulla sperimentazione - ha prodotto un fact checking puntuale delle affermazioni contenute nelle mozioni [scarica il pdf]. Di seguito una sintesi.

1. La sperimentazione animale ha portato pochi risultati fondamentali per la salute umana. Le persone si ammalano comunque, per esempio aumentano i casi di tumore e non si guarisce dalla malattie più gravi.

Studi sulla fisiologia hanno portato nel corso del Novecento numerose scoperte che hanno permesso, tra le altre, il trapianto d’organo (leggi qui un esempio recente), le terapie antibiotiche, le terapie antivirali. E le terapie veterinarie, senza cui non si potrebbero curare nemmeno gli animali. L’aumento dell’incidenza di alcuni tumori e delle malattie cardiovascolari è riconducibile in parte al continuo aumento dell’età media in parte alle campagne di diagnosi precoce: se ne potrebbe dedurre non il fallimento della sperimentazione ma o scarso impegno nel promuovere stili di vita più sani.

2. La ragione principale per cui la sperimentazione ha portato così pochi risultati è che gli animali sono troppo diversi dagli uomini e i risultati ottenuti sulle cavie nelle prime fasi dei trial clinici 9 volte su 10 non sono replicati nelle successive fasi della sperimentazione. Basti pensare che i bambini non possono essere curati con farmaci sperimenti sugli adulti perché troppo diversi da questi: come è possibile dare agli umani farmaci sperimentati sugli animali.

L’argomento ignora la lunga procedura che porta all’approvazione di un farmaco. Se su 10 sostanze che hanno superato la fase preclinica (in cui vengono sperimentate sugli animali) solo una diventa poi un farmaco approvato è perché nelle fasi successive (la sperimentazione clinica sull’uomo) vengono selezionate solo le sostanze che si dimostrano superiori alle altre in termini di sicurezza ed efficacia. I foglietti illustrativi riportino la dicitura “farmaci non somministrabili sotto i 12 anni” non perché gli adulti non sono un buon modello per il bambino ma perché in mancanza di una sperimentazione clinica sui bambini non si hanno dati esatti sul profilo rischio/beneficio per quella sostanza alle dosi indicate per gli adulti.

3. Esistono diversi metodi alternativi alla sperimentazione animale già molto diffusi in altri paesi europei: colture in vitro, sperimentazione in silico (al computer) ecc. Ma vengono ignorate dai ricercatori - soprattutto in Italia, all’estero i metodi alternativi sono più diffusi - anche se il programma di ricerca Horizon2020 riservano una grande quantità di fondi a chi si propone di sviluppare metodi alternativi.

La legge italiana (Gazzetta Ufficiale) e quella europea già obbligano la diffusione di metodi alternativi. Sono metodi complementari già utilizzati insieme alla sperimentazione animale. Inoltre esiste un Centro Europeo di Validazione dei Metodi Alternativi - ECVAM  che ha il compito di validare i metodi alternativi: se un metodo alternativo è migliore e uguale al metodo che utilizza un modello animale, lo sostituisce, altrimenti no. Mentre nel programma Horizon2020 non si trova alcun finanziamento dedicato . Per quanto riguarda il maggior uso di metodi alternativi in altre nazioni: è vero, ma utilizzano di più anche il metodo della sperimentazione animale per il semplice motivo che fanno più ricerca farmacologica rispetto all’Italia.

Utilizzo degli animali nella sperimentazione scientifica in Europa e USA

Nel corso degli ultimi anni ed è stata data sempre maggiore importanza al concetto di benessere animale e il principio delle 3R (Reduce, Replace e Refine) è stato introdotto nella normativa europea e americana. I risultati sono negli ultimi rapporti pubblicati.

Per gli USA (anche lì la discussione è aperta, qui un articolo del 2010 con dati e riflessioni) l’Annual Report Animal Usage [pdf] che indica per il 2013 una diminuzione del 6% rispetto al 2012 dell’uso di animali nella sperimentazione: 1,1 milioni nel 2011, 950.000 nel 2012 e 891.161 nel 2013 [link]. Va precisato che US Animal Welfare Act non impone di tener conto di topi, ratti, pesci e uccelli per i quali non si ha un numero totale preciso ma si stima che possano essere da 13 a 25 milioni gli animali usati nella sperimentazione negli USA.

Per l’Europa la “Settima relazione sulle statistiche riguardanti il numero di animali utilizzati a fini sperimentali o ad altri fini scientifici negli Stati membri dell’Unione europea” [pdf] pubblicata nel 2013 indica una diminuzione anno per anno: da 12 milioni nel 2008 a 11,5 milioni nel 2011. Una riduzione registrata anche in Italia: da 864.000 a 782.000.

Dati

Numero di animali utilizzati nella ricerca scientifica: confronto 2008-2011. Tra gli animali più utilizzati si è registrato un calo nell'utilizzo di ratti compensato da un aumento di pesci. Non si registra dal 2008 nessun primate utlizzato ed è molto diminuito anche il ricorso a scimmie e proscimmie.

Specie20082008(%)20112011(%)Variazione relativa (%)
Mice7.122.18859,3%6.999.31261,0%-2%
Rats2.121.72717,7%1.602.96914,0%-24%
Fish1.087.1309,1%1.397.46212,2%29%
Other birds754.4856,3%669.4515,8%-11%
Rabbits333.2132,8%358.2133,1%8%
Guinea-Pigs220.9851,8%171.5841,5%-22%
Pigs92.7930,8%77.2800,7%-17%
Cattle33.9610,3%30.9140,3%-9%
Amphibians61.8140,5%29.5830,3%-52%
Sheep30.1810,3%28.8920,3%-4%
Other Rodents39.5060,3%28.4650,2%-28%
Hamsters32.7390,3%25.2510,2%-23%
Dogs21.3150,2%17.8960,2%-16%
Other Mammals5.7040,0%7.8880,1%38%
Horses, donkeys & cross-breeds5.9980,0%6.6860,1%11%
Quail9.6260,1%5.6140,0%-42%
OW Monkeys7.4040,1%5.3120,0%-28%
Other Carnivores2.8530,0%4.9820,0%75%
Reptiles4.1010,0%3.8240,0%-7%
Cats4.0880,0%3.7130,0%-9%
Goats3.8350,0%2.9070,0%-24%
Ferrets3.2080,0%2.5400,0%-21%
NW Monkeys9040,0%7000,0%-23%
Prosimians1.2610,0%830,0%-93%
Apes0.00,0%0.00,0%-

Numero di animali utilizzati nella sperimentazione per nazione: confornto 2008-2011. In generale si regstra un calo di circa il 4% nell'utilizzo di animali. Tra le nazioni che più utilizzano animali nella ricerca scientifica (oltre il 5%) si registra un netto calo (oltre il 10%) nel Regno Unito e in Italia. E' probaible che il calo sia spiegabile in parte al miglioramento di tecniche alternative in parte al minor finanziamento della ricerca causato dalla crisi e da scelte di politica interna.

Nazione20082008 (%)20112011 (%)Variazione relativa (%)
FR2.328.38019,4%2.200.15219,2%-5,8%
DE2.021.78216,8%2.073.70218,1%2,5%
UK2.266.88418,9%2.050.45817,9%-10,6%
SP897.8597,5%900.1277,8%0,3%
IT864.3187,2%781.8156,8%-10,6%
BE725.3706,0%665.0795,8%-9,1%
NL501.0564,2%514.6174,5%2,6%
CZ300.7132,5%354.1963,1%15,1%
DK297.5682,5%282.8402,5%-5,2%
PL275.8882,3%282.1602,5%2,2%
HU304.9222,5%276.1792,4%-10,4%
SE484.6044,0%271.0412,4%-78,8%
IE112.8350,9%264.9902,3%57,4%
AT220.4561,8%191.2881,7%-15,2%
FI138.6001,2%136.0431,2%-1,9%
RO60.1860,5%60.1560,5%0,0%
PT50.8880,4%46.5560,4%-9,3%
ET34.7940,3%41.0350,4%15,2%
EL28.0210,2%28.0010,2%-0,1%
BG32.5810,3%17.2590,2%-88,8%
SK19.2600,2%15.7170,1%-22,5%
LV9.3990,1%10.3290,1%9,0%
LT5.5820,0%4.0670,0%-37,3%
CY2.1140,0%1.3280,0%-59,2%
LU3.8300,0%5020,0%-662,9%
MT6940,0%100,0%-6840,0%
SI--11.874--
SL12.435----
TOTALE12.001.019100%11.481.521100%-4,3%

Per saperne di più
http://it.wikipedia.org/wiki/Studio_clinico
Guide e documenti sulla sperimentazione clinica prodotti dal progetto europeo ECRAN [link]

Articoli correlati

Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Il soffocamento delle università e l’impoverimento del Paese continuano

laboratorio tagliato in due

Le riduzioni nel Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO) limitano gli investimenti essenziali per università e ricerca di base: è una situazione che rischia di spingere i giovani ricercatori a cercare opportunità all'estero, penalizzando ulteriormente il sistema accademico e la competitività scientifica del paese.

In queste settimane, sul tema del finanziamento delle università e della ricerca, assistiamo a un rimpallo di numeri nei comunicati della CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane) e del MUR (Ministero della Università e della Ricerca). Vorremmo provare a fare chiarezza sui numeri e aggiungere alcune considerazioni sugli effetti che la riduzione potrà avere sui nostri atenei ma anche sul paese in generale.