Si stima che in cielo ci siano 1023 stelle: per contarle una al secondo, ci vorrebbero 3 milioni di miliardi di anni! Nell’immensità del Creato, c’è un puntino: la Terra, una specie di astronave, grande se vista da vicino,
che viaggia nell’infinità dell’universo con un carico particolare, forse unico: gli esseri viventi.
È un’astronave del tutto speciale, che non potrà mai atterrare da nessuna parte, non potrà mai attraccare a nessun porto per far rifornimento. È la nostra casa comune. Dobbiamo viverci tutti assieme, bianchi, neri, gialli, uomini, donne… Se qualcosa non funziona, dobbiamo ripararla da soli, senza neppure scendere.
La Terra appariva infinitamente grande ai pochi uomini che l’hanno abitata per migliaia e migliaia di anni come
passeggeri passivi, dominati ed impauriti dalle forze della Natura. Con il tempo, il numero di uomini è molto aumentato (siamo più di 7,3 miliardi) ed è aumentata fortemente la loro attività. Nell’ultimo secolo, e in particolare negli ultimi cinquant’anni, l’uomo, con l’energia fornita dai combustibili fossili e con lo sviluppo della scienza e della tecnologia, ha modificato profondamente la Terra e continua a trasformarla sempre più velocemente [1]. Nel passato era la Natura che scandiva le epoche, ma da qualche tempo l’uomo è più forte della Natura sotto vari aspetti, per cui gli scienziati hanno proposto di chiamare Antropocene l’epoca geologica presente [2].
È questo il quadro in cui si inserisce l’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco [3], un importantissimo piccolo libro scritto in modo semplice e chiaro che descrive la situazione di degrado in cui si trova oggi la Terra, la nostra casa comune, ed esorta ogni persona che la abita a prendersene cura e ad abbandonare uno stile di vita che crea gravi danni all’ambiente e crescenti disuguaglianze sociali. Per cogliere la grande importanza di questa enciclica ed il suo profondo significato è sufficiente raggruppare alcune frasi collegate a ciascuno dei vari temi di cui si occupa [4].
La crisi ambientale
Francesco denuncia, anzitutto, in modo fermo e deciso, tutti
i danni causati dall’uso irresponsabile e dall’abuso dei beni comuni (2). Bisogna
fermare il cambiamento climatico, non inquinare le acque, il suolo e l’aria, preservare
la diversità biologica, custodire l’integrità della terra, salvaguardare le foreste
e i mari. Francesco ha pienamente recepito il messaggio della scienza sull’ambiente,
un bene che i meccanismi del mercato non sono in grado di difendere (190).
Per quanto riguarda in particolare il problema energetico-climatico,
l’enciclica fa proprie le preoccupazioni degli scienziati [5]: il riscaldamento
globale degli ultimi decenni è dovuto sostanzialmente ai gas serra emessi dall’attività umana (23);
le previsioni catastrofiche non si possono
guardare con disprezzo e ironia (161); che gli esseri umani contribuiscano
al cambiamento climatico, è peccato (8); i Paesi che hanno tratto beneficio da un alto livello di industrializzazione, con un
enorme emissione di gas serra, hanno maggiore responsabilità di contribuire alla soluzione dei problemi
che proprio loro hanno causato (170); molti di coloro che detengono più risorse
e potere economico o politico cercano di mascherare i problemi o nasconderne i
sintomi (26). Non ci sono parole più appropriate di queste per commentare il comportamento
delle varie lobby del petrolio che tentano di mascherare i danni climatici causati
dalle emissioni di anidride carbonica e anche il recente scandalo Volkswagen [6]
che rivela un pericoloso intreccio di interessi tra politica ed industria.
Il problema energetico
Anche sul come risolvere il problema energetico il Papa è in sintonia con quanto da tempo affermano gli scienziati [7]: il consumo di combustibili fossili deve diminuire senza indugio, ma politica e l’industria rispondono con lentezza, lontane dall’essere all’altezza della sfida (165); la transizione dall’uso dei combustibili fossili alle fonti energetiche rinnovabili non va ostacolata, ma accelerata (26); la penetrazione delle energie rinnovabili nei Paesi in via di sviluppo deve essere sostenuta con trasferimento di tecnologie, assistenza tecnica e aiuti finanziari (172). Nell’enciclica il Papa ricorda spesso San Francesco d’Assisi, in particolare nei paragrafi 10, 11, e 12. Nel meraviglioso Cantico delle Creature [8] San Francesco loda il Signore per frate Sole, frate Vento, sor’Acqua e sora nostra madre Terra. Ebbene, l’energia del sole (fotovoltaica), quella del vento (eolica) e quella dell’acqua (idroelettrica) sono le energie rinnovabili [9] sulle quali l’umanità può contare per i prossimi miliardi di anni e la terra è il luogo dove possiamo trovare, oltre ai diversi fructi con coloriti fiori et herba, anche i preziosi elementi chimici con i quali costruire i congegni e le apparecchiature (pannelli, pale eoliche, dighe, ecc.) che ci permettono di convertire le energie rinnovabili nelle energie di uso finale: calore, elettricità, combustibili [ 10]
I limiti delle risorse ed i confini planetari
L’enciclica esprime, in un quadro di
incrollabile speranza (244), una
forte preoccupazione: attraverso uno sfruttamento sconsiderato della natura, l’uomo
rischia di distruggerla e di essere a sua volta vittima di siffatta degradazione
(4). Sottolinea anche che, nonostante il ritmo di consumo, di spreco e di alterazione
dell’ambiente abbia superato le possibilità del pianeta (161), ai centri di potere
finanziari, economici e politici interessa solo estrarre dalla terra tutto quanto
è possibile (106). Un esempio di questo comportamento l’abbiamo, purtroppo,
qui in Italia. Il Governo, infatti, col decreto Sblocca Italia e altri provvedimenti
più recenti, ha stabilito di facilitare e addirittura incoraggiare le attività di
estrazione delle residue, marginali riserve di petrolio e gas del nostro
Paese [11], mentre pone ostacoli allo sviluppo delle
energie rinnovabili e non agisce
per creare una cultura della sostenibilità ecologica
e dell’economia circolare.
Molti, purtroppo
anche alcuni scienziati, pensano che esista sulla Terra una quantità illimitata di
risorse e che gli effetti negativi delle manipolazioni della natura possono essere
facilmente assorbiti. Di qui si passa facilmente all’idea di una crescita infinita che ha tanto entusiasmato
gli economisti, i teorici della finanza e della tecnologia (106) [12,
13]. La logica
“usa e getta”
produce tanti rifiuti
solo per il desiderio disordinato di consumare più di quello di cui realmente si
ha bisogno (123), mentre il ritmo di consumo e di spreco ha superato le capacità
del pianeta (161) [14, 15]. Francesco ci ricorda che possiamo essere più felici
con poco, perché il costante cumulo di possibilità di consumare distrae il cuore
e impedisce di apprezzare ogni cosa e ogni momento (222).
Inequità e disuguaglianze
Oltre a discutere il problema del troppo rapido consumo delle
risorse e dei molti danni causati al pianeta, l’enciclica si occupa in modo molto
chiaro dell’altra, addirittura più importante, emergenza planetaria: quella delle
inequità e delle sempre crescenti disuguaglianze. È gravissima inequità quando si
pretende di ottenere importanti benefici facendo pagare al resto dell’umanità, presente
e futura, gli altissimi costi del degrado ambientale (36). Non ci accorgiamo più
che alcuni si trascinano in una miseria degradante, mentre altri non sanno nemmeno
che farsene di ciò che possiedono (90). Queste parole ben si addicono a situazioni
segnalate saltuariamente dai giornali e rapidamente dimenticate da tutti. Ad esempio,
negli USA, 45 milioni di persone vivono con i food stamps, mentre un dirigente della
Apple ha uno stipendio di 1 milione di dollari al giorno, cioè 12 dollari ogni secondo [16], e in Italia 10 paperoni “valgono”
500.000 operai [17]. Dovremmo indignarci, dice Francesco, per le enormi disuguaglianze
che esistono nei nostri paesi (90).
L’inequità, poi, non colpisce solo gli individui
all’interno dello stesso Paese, ma è anche un problema internazionale: c’è infatti
un “debito ecologico” tra il Nord e il Sud del mondo, connesso all’uso sproporzionato
delle risorse naturali da parte di alcuni Paesi (51). L’enciclica dedica anche una
intera sezione all’inequità planetaria sottolineando che il deterioramento dell’ambiente
e quello della società colpiscono in modo particolare i più deboli del pianeta,
miliardi di persone che sono ormai considerate un “danno collaterale” dai tanti
professionisti, opinionisti, mezzi di comunicazione e centri di potere che non hanno
contatto diretto con i loro problemi (49). È la cultura dello scarto (22,43). Ne
deriva che non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì
una sola e complessa crisi socio- ambientale (139). Per risolverla, è necessario
un approccio integrale: combattere la povertà, restituire la dignità agli esclusi
e nello stesso tempo prendersi cura della natura.
La scienza e la tecnica
L’enciclica sottolinea
i benefici portati dalla scienza e dalla tecnica, prodotti meravigliosi della creatività
umana che è un dono di Dio (102), ma denuncia anche i rischi ai quali siamo esposti.
La libertà che ci siamo presi per sviluppare la scienza e la tecnica ci ha portati
in qualche modo in una situazione di schiavitù, tanto che la domanda non è più “cosa
possiamo fare noi con la scienza e la tecnica”, ma “che cosa la scienza e la tecnica
possono fare di noi” [18]. I prodotti della tecnica, infatti, non sono neutri, perché
creano una trama che finisce per condizionare gli stili di vita e orientano le possibilità
sociali nella direzione degli interessi di determinati gruppi di potere (107). Il
mercato, ad esempio, tende a creare un meccanismo consumistico compulsivo per piazzare
i suoi prodotti, così che le persone finiscono con l’essere travolte da un vortice
di acquisti e spese superflue (203).
A questo proposito si può citare la continua
crescita delle aziende del lusso e, come caso particolare, la messa in produzione,
con notevoli contributi statali e regionali, del super-SUV Urus della Lamborghini. Definita “un’auto per la famiglia”
[19] ed esaltato dai politici come un atto straordinario di politica industriale
e un esempio di innovazione e creatività, con la sua mostruosa potenza di 600 CV
e un costo di almeno 250.000 euro Urus è
in
realtà un emblema
del consumismo e un’icona
di quelle disuguaglianze che i politici dicono
di voler ridurre. Che distanza da Papa Francesco che non porta le scarpette rosse
e la croce d’oro del suo predecessore, va da solo dall’ottico per farsi riparare
gli occhiali, gira per Roma con una Ford Focus e per gli spostamenti nel viaggio
negli Stati Uniti ha usato una Fiat 500L, invisibile in mezzo alle lussuose automobili
del seguito. È vero che la produzione del SUV Urus crea posti di lavoro, ma è anche vero che si dovrebbe aumentare l’occupazione con innovazioni
capaci di produrre cose utili, nell’ambito di uno sviluppo responsabile e sostenibile.
I progressi scientifici più straordinari, ricorda Papa Francesco, le prodezze
tecniche più strabilianti e la crescita economica più prodigiosa, se non sono congiunte
a un autentico progresso sociale e morale, si rivolgono, in definitiva contro l’uomo
(4).
Una rivoluzione culturale
La duplice crisi ambientale e sociale che attraversiamo richiede
pronte risposte. Come spesso accade in epoche che richiedono decisioni coraggiose,
c’è chi è portato a pensare che le cose non siano tanto gravi e che il pianeta potrebbe
rimanere per molto tempo nelle condizioni attuali: si tratta di un comportamento
evasivo che serve per mantenere gli attuali stili di vita, di produzione e di consumo
(59). La coscienza della gravità della crisi culturale ed ecologica deve quindi
tradursi in nuove abitudini (209).
Un cambiamento nei nostri stili di vita potrebbe
arrivare ad esercitare una sana pressione su coloro che detengono il potere politico,
economico e sociale (206). Ciò che sta accadendo ci pone,
quindi, di fronte
all’urgenza di procedere
in una coraggiosa
rivoluzione culturale. È indispensabile rallentare la marcia per guardare la realtà in
altro modo, recuperare i valori e i grandi fini distrutti da una sfrenatezza
megalomane (114) ed è necessario che ciascuno recuperi i diversi livelli dell’equilibrio ecologico: quello interiore con
sé stessi, quello solidale con gli altri, quello naturale con tutti gli esseri
viventi, quello spirituale con Dio (210).
La speranza
L’enciclica si chiude con un invito: Camminiamo cantando! Che le nostre lotte e le nostre preoccupazioni per questo pianeta non ci tolgano la gioia della speranza (244). Ci sono segnali che possono indurre a sperare? Io penso di sì:
1) l’umanità incomincia a capire la gravità della situazione in cui si trova il mondo;
2) i problemi dell’energia, delle risorse e dell’ambiente stanno diventando materie scolastiche;
3) importanti istituzioni internazionali (Unione Europea, ONU) hanno incominciato a prendere decisioni sagge;
4) numerose associazioni internazionali (Earth Charter Initiative, WWF, Greenpeace, Friends of the Earth, Global Footprint Network, Legambiente ecc.) svolgono importanti campagne di sensibilizzazione;
5) la ricerca scientifica si sta impegnando per utilizzare al meglio l’energia solare e le altre energie rinnovabili;
6) molti scienziati hanno assunto posizioni chiare e decise per arginare i danni inferti al pianeta (IPCC, Union of Concerned Scientists, in Italia energiaperlitalia.it ecc.);
7) soprattutto, fa ben sperare questa meravigliosa enciclica di Papa Francesco e la sua azione chiara e risoluta, a livello internazionale, in favore della pace, dei poveri e della Terra.
Per custodire la casa comune, eliminare le inequità e ridurre
le disuguaglianze è necessario utilizzare con cura e condividere i beni comuni, che sono le limitate risorse del pianeta e l’abbondante
energia solare, sviluppare con sapienza le conoscenze scientifiche e le innovazioni
tecnologiche per utilizzare meglio le risorse e dare dignità ai poveri e, soprattutto,
mettere in atto le preziose fonti di energia spirituale proprie dell’uomo, che gli
permettono di esercitare responsabilità, sobrietà, collaborazione, solidarietà,
amicizia, saggezza.
Perché tutto questo si concretizzi, c’è
bisogno che sorgano leader politici capaci di guardare lontano nello spazio, cioè
all’interesse di tutti gli abitanti
del pianeta, e nel tempo, cioè
anche alle prossime
generazioni. Papa Francesco è certamente un leader di questo
genere. Speriamo che ne arrivino altri.
Articolo pubblicato su La Chimica e l’Industria
BIBLIOGRAFIA
1 W. Steffen et al., Ambio, 2011, 40, 739.
2 P.J. Crutzen, Nature, 2002, 415, 23.
3 Francesco, Laudato si’, Lettera enciclica sulla cura della casa comune, Paoline editoriale Libri, Milano, 2015.
4 I numeri fra parentesi tonda si riferiscono ai paragrafi dell’Enciclica
dai quali è stata tratta la
frase in oggetto.
5 Fifth Assessment Report: Climate Change, accessibile da http://www.ipcc.ch/report/ar5/syr/
6 http://www.bbc.com/news/business-34324772
7 N.
Armaroli, V. Balzani, Energy for a Sustainable World: From the Oil Age to a Sun-Powered Future, Wiley-VCH, Weinheim,
2011.
8 https://it.wikipedia.org/wiki/Cantico_delle_creature
9 http://www.ren21.net/status-of-renewables/global-status-report/
10 V. Balzani, M. Venturi, Energia, risorse, ambiente, Zanichelli, Bologna, 2014.
11 V. Balzani, M. Venturi, N. Armaroli, Chimica e Industria, 2014, 96(5), 15.
12 U. Bardi, “Extracted: How the Quest for Mineral Wealth Is Plundering the Planet”, Chelsea Green, White River Junction,
Vermont (USA), 2014.
13http://www.scienzainrete.it/contenuto/articolo/La-fuga-dalla-realta-e-il-mito-della-crescita-infinita
14http://www.footprintnetwork.org/it/
15 J.
Rockstrom et al., Nature, 2009, 461, 472.
16 New York Times, 16 aprile 2012.
17 La Repubblica, 19
gennaio 2015.
18 U. Galimberti, I miti del nostro tempo, Feltrinelli, Milano, 2009.