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Cingolani ce l'ha fatta: parte Human Technopole

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Il grande progetto per un “Umanesimo” tecnologico italiano ha levato ufficialmente le ancore. Oggi a Milano il Premier Renzi presenta ufficialmente la versione definitiva di Human Technopole, che riceverà un finanziamento di circa 150 milioni di euro l'anno per 10 anni, e che sorgerà nei luoghi di Expo Milano, coinvolgendo 1.500 persone in 30 mila metri quadri di laboratori. 

Il grande polo scientifico tecnologico milanese si focalizzerà sulla comprensione della correlazione fra nutrizione, genomica, invecchiamento e aspettativa di vita, nella direzione di quella che viene definita “medicina di precisione”. L'obiettivo generale del progetto è infatti quello di utilizzare la genomica, i Big Data e le nuove tecniche di diagnostica per sviluppare approcci personalizzati, sia mediche sia nutrizionali, per affrontare in particolare tumori e malattie neurodegenerative. E per metter capo a nuovi approcci di nutraceutica e di biotecnologie applicate all'agricoltura.

Il progetto si propone di realizzare, ogni anno, circa 2.000 screening genomici di individui sani per la prevenzione di malattie; altri 2.000 screening genomici di pazienti con tumori per mettere a punto una stratificazione e individualizzazione delle cure; infine 1.000 screening genomici post mortem di pazienti con malattie neurodegenerative e 1.000 screening di biomarcatori per scopi diagnostici.

Per quanto riguarda le stime dei costi, nei primi anni verrano fatti gli investimenti essenziali per edifici e attrezzature (Capex), con investimenti via via crescenti per personale e spese operative. Dai poco pi di 100 milioni di euro iniziali si passerà a regime a 150 milioni di euro. Sono in corso anche intensi contatti con fondazioni e aziende per attrarre investimenti privati e fungere il prima possibile da incubatore di start up.

Previsione dei costi (milioni di Euro). Le linee rosse, blu e verdi indicano rispettivamente gli investimenti di capitale (CAPEX, attrezzature di laboratorio e l'adattamento/ristrutturazione di edifici), le spese operative (OPEX), e del personale. Le linee nere indicano il totale.

La struttura del polo milanese

A coordinare il progetto sarà, come è già noto da tempo, l'Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), che però coinvolgerà oltre alle tre Università statali milanesi (Università Statale, Università Bicocca e Politecnico) e centri di ricerca del territorio, realtà industriali, fra cui aziende farmaceutiche.

Gli enti di ricerca coinvolti alla fine saranno, oltre alle già citate tre università milanesi, una rete di ospedali fra cui l'Istituto Europeo di Oncologia (IEO), l'Istituto Nazionale Tumori,  Humanitas, l'Istituto Neurologico Carlo Besta, l'Ospedale San Raffaele, l'Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, oltre all'ISI - Institute for Scientific Interexchange (ISI-Foundation) – Torino, la Fondazione  Edmund Mach (FEM) di Trento, e il CREA (Consiglio Ricerca in Agricoltura ed Analisi Economia Agraria). Si tratta comunque – si legge – di una lista che verrà ampliata nella fase di start-up del progetto, che coprirà i primi 3 anni.

Il progetto si articola in sette centri, con sede in Expo, intorno ai quali operano laboratori e outstation (situate nelle rete degli ospedali e centri di ricerca esterni)

  • Medical Genomics Center (MGC). Coordinatore: Pier Giuseppe Pelicci
    Laboratori coinvolti: Università Statale di Milano (Clinical Genomics, Therapeutics and Clinical Trials), Humanitas (Immunogenomics), IEO (Radiogenomics and Radiomics), INGM (Functional Immunomics),Ospedale San Raffaele (Clinical Genomics), e Politecnico di Milano (Computational Genomics).
  • Neurogenomics Center (NGC). Coordinatore: Stefano Gustincich
    Laboratori coinvolti: Università Statale di Milano, Università Bicocca e quattro ulteriori poli  (Ospedale San Raffaele, Istituto Mario Negri, Istituto Neurologico Carlo Besta, Humanitas).
  • Agri-Food and Nutritional Genomics Center (AFNG). Coordinatore Roberto Viola
    Laboratori coinvolti: sinergia fra il centro di Nano Science and Technology dell'IIT e centri esterni (CREA, PTP e FEM).
  • Data Science Center (DSC). Coordinatore Mario Rasetti
    Laboratori coinvolti: il quartier generale sarà all'ISI, cooperando con alcuni dipartimenti delle tre università milanesi.
  • Center for Computational Life Sciences (CLS). Coordinatore Andrea Cavalli
    Laboratori coinvolti: Verranno attivati programmi di collaborazione con l'Università Bicocca, con il Politecnico di Milano e con CINECA. Oltre a ulteriori attività che coinvolgeranno FEM e CREA.
  • Center for Analysis, Decisions, and Society (CADS). Coordinatori:  Fabio Pammolli/Piercesare Secchi
    Laboratori coinvolti: il centro svilupperà programmi di collaborazione con il Politecnico di Milano, con il FEM e con CINECA.
  • Center for Nano Science and Technology (CNST). Coordinatore Guglielmo Lanzani
    Laboratori coinvolti: Oltre alla collaborazione con il Politecnico di Milano, saranno sviluppate attività con l'Università Bicocca.

Questi sette centri verranno supportati  da 3 servizi di facilitazione che verranno utilizzati da tutti gli scienziati del Technopole: il primo riguarderà una piattaforma di genomica, il secondo un centro di Imaging e il terzo un ambizioso centro di Data Storage and High Performance Computing.

L'accesso alle strutture sarà inoltre aperto anche ai ricercatori appartenenti ad altre istituzioni, in base ad accordi specifici di collaborazione per gli utenti esterni.

Il reclutamento dei ricercatori

L’IIT si occuperà di reclutare i 1.500 ricercatori previsti (1.000 di essi andranno a formare lo staff e altri 500 saranno studenti di dottorato).

La scelta del Premier di affidare questo coordinamento all'IIT (ente pubblico ma di diritto privato, non vincolato a concorsi per l’assunzione del personale) comporta la possibilità di reclutare tramite chiamata, senza cioè bisogno di emettere bandi pubblici come avviene comunemente nelle università italiane. L'IIT avrà inoltre il compito di valutare i risultati del progetto e la prima valutazione avverrà al termine della fase preliminare triennale.

In particolare:

  • I cosiddetti “principal investigators” (Pis) saranno scienziati con un budget indipendente e piena autonomia che coordineranno laboratori o gruppi di ricerca. Essi saranno reclutati mediante le procedure in vigore all'IIT;
  • I ricercatori saranno membri dello staff che agiranno da group leader come facilitatori e verranno scelti tramite selezione internazionale con contratti a termine (al massimo di 5 anni ciascuno);
  • I Post Docs saranno reclutati tramite call internazionale;
  • Gli studenti di dottorato verranno selezionati tramite accordi con le università.

Perché occuparsi di cancro e malattie neurodegenerative
Pensare in termini di “Italia 2040” deve portare anzitutto a riflettere sull'invecchiamento della popolazione: le stime mostrano infatti che nel 2050 un terzo della popolazione mondiale dovrebbe avere più di 65 anni, il che significa avere oltre a una popolazione più anziana, anche molte più cronicità, cancro e malattie neurodegenerative in primis, che sono appunto i due filoni di ricerca intorno ai quali si svilupperà Human Technopole. La nutrizione incide sull'aspettativa di vita e sulla qualità dell'invecchiamento nelle società avanzate, anzitutto dal punto di vista della prevenzione di malattie come appunto  cancro, diabete, aterosclerosi, cardiomiopatie, malattie autoimmuni, malattie neurodegenerative o malattie respiratorie e renali.
Cancro e malattie neurodegenerative in particolare sono fra le principali cause di morte fra la popolazione anziana nei paesi ricchi, oltre ad essere correlate con l'insorgenza di altre patologie. L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha calcolato che nel 2030 13 milioni di persone moriranno di cancro al mondo e già nel 2014 in Italia si sono contati circa 1.000 nuovi casi al giorno. Dal 2008, in Europa sono state fatte 2,45 milioni di nuove diagnosi, mentre 1,23 milioni sono state le morti registrate nello stesso periodo.
Sono 35 milioni le persone nel mondo che invece soffrono di malattie neurodegenerative, un numero che salirà esponenzialmente da qui al 2050, fino a toccare quota 100 milioni. Si tratta di cronicità estremamente costose per i sistemi sanitari, oltre che per le famiglie dei malati. Secondo recenti stime il costo delle malattie che noi chiamiamo comunemente demenza (ma che in realtà è un nome che raggruppa intorno a sé moltissime patologie) ammonterebbe a 177 miliardi di euro per anno. In Italia si parla di circa 20 miliardi di spesa per la gestione e la cura di malattie neurodegenerative, per un milione di pazienti affetti da Alzheimer e 200 mila malati di Parkinson, solo per citare le più comuni.

Viene prima il cluster o l'investimento?
“I cluster esistono, è un fatto, ma ciò non significa che i governi possano crearne uno”, dice nel rapporto  del MIT The Next Silicon Valley Yasuyuki Motoyama, della Kauffman Foundation a senior scholar at the Kauffman Foundation. I governi posso giocare un ruolo importante nel sostenere la nascita di un cluster ma più che crearlo possono sostenerlo, preparare il tavolo con le consuete politiche: leggi e regimi fiscali favorevoli, adeguate politiche sui permessi di soggiorno, bassi costi dell’istruzione universitaria, aumento della spesa in ricerca e sviluppo. Chi invece ha creduto di aver capito la natura di un cluster e tentato di farlo nascere dal nulla spesso ha fallito. Due esempi: Frederick Terman, considerato il padre della Silicon valley, e Michael Porter, professore alla Harvard Business School, furono ciascuno incaricati di impiantare nuovi cluster negli USA, ma pur avendo a disposizione ingenti mezzi finanziari e operativi non furono in grado di replicare l’originale. Le aziende, le start up e i ricercatori di punta non trovarono conveniente trasferirsi e impiantare nuove attività lì dove il governo aveva deciso. Tutti gli imprenditori intervistati nel report trovano la medesima ragione. Il successo non dipende, non solo, da quanto si investe ma dalle persone e dalle loro relazioni. Il network tra ricercatori e tra ricercatori e industria. I cluster hanno bisogno di interventi dall’alto ma molto più importante è la spinta dal basso. Attualmente vengono individuati 8 importanti cluster, ciascuno con proprie particolarità che li rendono aree di successo, ingenti investimenti, aggregazione di organizzazioni accademiche già esistenti, concentrazione di start up, libertà di movimento, leggi sulla protezione intellettuale, bel tempo….
Sergio Cima
 

Interventi

Matteo Renzi, Presidente del Consiglio

Roberto Cingolani, IIT

Interviste

Roberto Cingolani (IIT): i nostri modelli, la nostra idea

In giro per il mondo ci sono vari centri che fanno quello che noi vogliamo iniziare a fare in Italia. Il Braod Institute di Boston (https://www.broadinstitute.org/) è certamente l’esempio migliore, ma anche il 100.000 Genome project (Gran Bretagna) e le altre iniziative di sequenziamento dei genomi individuali di malati di Alzheimer (https://www.niagads.org/adsp/content/home), Parkinson e di svariati tumori. L’idea è di scremare migliaia di genomi di sani e malati per mettere a punto modelli animali e di cellule staminali compatibili con i profili dei pazienti, perché i singoli profili di malattia possano essere studiati e possano dare origine a cure individualizzate. Una versione italiana della precision medicine initiative https://www.nih.gov/precision-medicine-initiative-cohort-program lanciata in USA recentemente dal presidente Barack Obama https://www.whitehouse.gov/precision-medicine. L’altro braccio del progetto Human Technopole consiste nel profilare in chiave molecolare gli alimenti (e le piante) per ottenere cibi e regimi alimentari sani per un prevenzione “molecolare” a base di nutrigenomica e nutraceutica, sul modello di quanto viene già fatto da ENPADASI, European Nutritional Phenotype Assessment and Data Sharing Initiative http://www.healthydietforhealthylife.eu/index.php/enpadasi.
Intervista di Luca Carra.

Andrea Segrè, cibi e piante 2.0

Andrea Segrè è, fra le altre cose, presidente della fondazione Edmund Mach di Trento, o meglio di san Michele sull’Adige, dove schiere di genetisti e agronomi lavorano al miglioramento genetico delle piante, in primis sui vigneti. Insieme al direttore del centro Roberto Viola si occuperanno dell’Agri-Food and Nutritional Center per l’analisi genomica e postgenomica e la produzione di cibi più sani e colture più sostenibili, anche in vista delle minacce del cambiamento climatico, dell’inquinamento e dell’uso smodato della chimica che ancora si fa nella nostra agricoltura. Una linea di ricerca riguarderà anche la nutrigenomica e la sintesi di nuovi nutraceutici, cibi probiotici in grado di contrastare cancro e altre malattie agendo sulla composizione del microbiota, e regimi alimentari immunomodulanti.
Intervista di Luca Carra.

Stefano Gustincich (IIT): la nuova frontiera dello studio delle malattie neurodegenerative

Stefano Gustincicih è il direttore del Centro per la neurogenomica di Human Technopole. Ha al suo attivo numerose ricerche sulla genomica del Parkinson e di altre malattie neurodegenerative. Da tempo lavora per una visione integrata delle omiche in campo neurologico. Primo compito del Centro sarà di classificare/stratificare i pazienti (in collaborazione con gli IRCCS milanesi che fanno parte del progetto, in particolare l’Istituto Besta) in base alle caratteristiche molecolari delle malattie neurodegenertive, ai marcatori periferici e ai microbiomi, per poi elaborare modelli animali e cellule staminali personalizzate che consentano lo studio dei profili individuali di malattia e la possibile sintesi di farmaci personalizzati. Il progetto lavorerà, insieme a Università Bicocca e alcuni centri clinici, su Alzheimer, Parkinson e SLA.
Intervista di Luca Carra.

Gianluca Vago, l’Impegno dell’Università degli Studi di Milano

Il rettore dell’Università Statale di Milano Gianluca Vago racconta il coinvolgimento dell’ateneo nel progetto Human Technopole, dopo tre mesi di incontri ed elaborazioni comuni. La “Statale” metterà a disposizione soprattutto le proprie competenze di genomica, centrali nel progetto post Expo. Ora è importante superare gli ultimi ostacoli burocratici legati all’area, e procedere.
Intervista di Luca Carra

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