Da circa sette anni la ricerca pubblica italiana, che si svolge nelle Università e negli Istituti di Ricerca, è stata oggetto del più grande disinvestimento che abbia mai riguardato la pubblica amministrazione, in assoluta controtendenza con tutti gli altri paesi avanzati, che invece in ricerca hanno investito e continuano ad investire moltissimo. Data questa situazione, è stato salutato con grande interesse il progetto del Governo di creare un polo di ricerca bio-medica di alto livello nell’area milanese ex-Expo, l’Human Technopole, finanziato con 1,5 miliardi di euro in 10 anni.
Un progetto di ricerca di questa portata è, in linea di principio, apprezzabile. Ciò che è fortemente criticabile è il metodo seguito per la sua attuazione e in questo senso si è ripetutamente espressa sulle pagine di Repubblica la Senatrice a vita e scienziata Elena Cattaneo.
Il metodo adottato dal Governo è consistito nell’attribuire per decreto la gestione dell’intera operazione all’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), un ente costituito nel 2008 come Fondazione e quindi di natura giuridica privata, pur essendo largamente finanziato dallo Stato.
Ci si chiede perché il Governo non abbia utilizzato le competenze di prim’ordine di cui dispone presso le proprie Università ed i propri Enti Pubblici, per l’attuazione di un progetto che prevede investimenti raramente concepiti in tale misura per la ricerca del nostro Paese. Tuttavia, ciò che è legalmente consentito dallo status di ente privato all’IIT, non necessariamente corrisponde ai principi di trasparenza e merito che dovrebbero regolare le scelte nell’ambito della ricerca scientifica, soprattutto quando finanziata con fondi pubblici.
Un’iniziativa ex-novo come questa avrebbe dovuto comportare l’apertura di procedure accessibili a tutti i soggetti potenzialmente interessati, nonché la scelta dei progetti migliori e più consoni alle finalità del piano da parte di una Commissione Internazionale di alto profilo scientifico. Invece, nel caso dell’Human Technopole, sono già stati nominati i Coordinatori dei 7 centri di ricerca in cui l’HT si articolerà, senza una selezione pubblica e senza che sia stata neppure creata una Commissione di Garanti.
Il Gruppo2003, costituito dagli scienziati italiani più citati a livello internazionale e operanti in Italia (www.gruppo2003.org), fin dalla sua costituzione più di 10 anni fa, ha invocato un radicale rinnovo della governance della ricerca nel nostro Paese, al fine di rendere il finanziamento pubblico a Università, Enti di ricerca, istituzioni no profit e partnership pubblico-private rigorosamente meritocratico e competitivo.
Il Gruppo2003 ritiene che il progetto HT vada perseguito, ma che debba essere realizzato, in sintonia con le considerazioni della Senatrice Cattaneo, su basi di merito e trasparenza. A tal fine, chiede che quantomeno i Direttori dei sette Centri vengano selezionati da una commissione altamente qualificata, attraverso criteri che riflettano la prassi adottata nei Paesi ad elevato livello di ricerca scientifica.
Il Direttivo del Gruppo 2003
Pubblicato su Corriere della sera/Milano, 4 aprile 2016, pag. 6