L’Italia - magnifica terra dei progetti fantasiosi, a volte inutili, spesso incompiuti, sovente avversati, in buona parte abortiti, sempre rimandati, in casi estremi boicottati - avrà finalmente uno strumento che potrebbe facilitare il consenso pubblico e un miglior controllo dei possibili impatti sulla salute della popolazione delle nuove opere. Insomma, se la cosa funziona, si tratterebbe davvero di una “grande opera” di prevenzione, che unisce competenze tecniche, concretezza, e che si avvantaggia di un processo di partecipazione pubblica che si spera ne faciliti una buona accoglienza.
VIS, un nuovo strumento di analisi degli impatti sulla salute
Il nuovo strumento si chiama LG-VIS - Linee Guida per la Valutazione di Impatto sulla Salute - e consiste in un set molto chiaro di procedure attraverso le quali funzionari delle agenzie pubbliche, ma anche privati, potranno analizzare piani e progetti (di infrastrutture come fabbriche, centri commerciali, aeroporti, autostrade, inceneritori, impianti di gassificazione, raffinerie, centrali elettriche etc) integrando ai normali strumenti già in uso, un’analisi degli impatti di salute.
Dietro ciascun piano si possono in effetti nascondere potenziali danni alla salute pubblica. Danni diretti, per emissioni nocive, incidenti, contaminazioni diffuse. O danni indiretti, che vanno dalla perdita di posti di lavoro all’aumento del traffico locale. Esistono ormai metodi - che attingono da diverse discipline come l’epidemiologia, la tossicologia e le scienze sociali - capaci di stimare i danni potenziali conseguenti a un’opera e suggerire varianti o alternative più compatibili con la salute pubblica. Questa è da anni, in campo internazionale, la VIS. Si trattava quindi di introdurre questa metodologia in Italia nel modo più condiviso e operativo possibile.
La linea guida su come realizzare queste valutazioni è il frutto di un lavoro di due anni, finanziato dal Ministero della salute nel quadro dei progetti CCM, e realizzato da Regioni, ASL, ARPA ed enti nazionali (ISS, ISPRA, CNR). Come ricorda Marinella Natali, della Regione Emilia Romagna, che ha coordinato il progetto noto sotto la sigla di t4HIA: “Sono soddisfatta di come si sia riusciti a lavorare insieme fra enti ed agenzie locali e nazionali, portando a prodotti che confidiamo possono essere di utilità alla pianificazione e alla valutazione degli impatti sulla salute da parte di determinanti ambientali, sociali e culturali”.
VIS, dopo VAS e VIA: salute non solo ambiente
A tutti sono noti i termini di VAS e VIA, rispettivamente Valutazione ambientale strategica e Valutazione di impatto ambientale. Se questi strumenti previsti dalla legislazione europea e nazionale aiutano ad analizzare, valutare e governare gli impatti ambientali di nuove infrastrutture, restava quasi ignorato l’aspetto sanitario. E questo creava non pochi problemi alla fattibilità dei progetti stessi, visto che l’opinione pubblica spesso esprime perplessità, quando non allarme, proprio muovendo da preoccupazioni di tipo sanitario.
La VIS cerca di colmare questa lacuna e di fatto prevede un percorso che ha ampie similitudini con la sequenza dei processi di valutazione d’impatto esistenti: per certe opere minori questa nuova valutazione resta per ora volontaria mentre per altre (come raffinerie, gassificatori e grosse centrali energetiche) è già obbligatoria.
La VIS in tutte le sue fasi
In cosa consiste? La linea guida pubblicata dal consorzio del CCM-t4HIA detta metodi, e prima di tutto divide la VIS in alcune fasi (vedi tabella sotto). La prima fase di screening consiste nel valutare sinteticamente se l’opera considerata merita o meno una valutazione sanitaria. Cosa che è possibile fare incrociando dati epidemiologici e ambientali di letteratura con l’ascolto di opinioni e conoscenze anche di natura locale. A questa segue lo scoping, che deve preparare il terreno all’analisi successiva individuando - sempre da letteratura - il tipo di rischi possibili, l’area di riferimento e le caratteristiche della popolazione eventualmente esposta. L’assessment è il cuore della VIS perché classifica e quantifica i rischi potenziali; considera altresì il tipo di incertezza che quasi sempre accompagna valutazioni sanitarie-ambientali di questa natura e la presenta al decisore perché la tenga presente quando si dovrà optare eventualmente per opere di mitigazione o possibili alternative tecnologiche, dimensionali o localizzative. Infine il reporting presenta alla comunità la sintesi di ciò che emerso dalla valutazione e il monitoraggio successivo.
Ogni fase risponde a
specifiche richieste:
Screening: la proposta deve essere sottoposta a
VIS?
Scoping: quali temi chiave deve trattate la VIS?
Quali effetti sulla salute sono rilevanti, persistenti, estesi geograficamente,
altamente probabili? Chi sono gli stakeholder?
Assessment/appraisal: quali caratteristiche hanno i rischi
sanitari? Quali soggetti sono interessati dagli impatti? Come sono classificati
gli impatti per importanza? Quali alternative sono disponibili? Quali sono le
incertezze delle stime?
Reporting/monitoring: tutte le informazioni necessarie sono
fornite al decisore? Esistono conflitti non risolti? Sono realizzabili proposte
alternative? Le mitigazioni sono proposte per ogni impatto identificato? Il
piano di monitoraggio delle mitigazioni è definito? Gli indicatori del
monitoraggio ed i responsabili dell’attuazione sono definiti?
Uno strumento preventivo
La VIS è una risposta razionale alla intrinseca complessità delle ricadute sanitarie-ambientali degli interventi sul territorio. Idealmente essa dovrebbe essere avviata prima dei lavori per governarne logica e dettagli, ma capita sovente che la si applichi anche retrospettivamente, per prender coscienza di effetti indesiderati e imprevisti che certe opere rivelano, magari a distanza di decenni: dall’ILVA agli scarichi di una conceria, dal raddoppio di una pista aeroportuale a un nuovo piano del traffico urbano. L’accento è ovviamente sugli effetti negativi, ma non se ne possono escludere di positivi, che pure è interessante stimare. E’ il caso di parchi, pedonalizzazioni, bonifiche, adeguamenti tecnologici, opere che vedremo volentieri con più frequenza rispetto a quelle impattanti e inquinanti.
La condivisione con il pubblico e i portatori di interessi
Fra le “tecniche” passate in rassegna dalla line guida gioca un ruolo importante e apparentemente non liturgico anche la condivisione con il pubblico, dalle associazioni, agli operatori economici, ai residenti delle aree interessate. Non solo perché la partecipazione - se ben condotta - aumenta il consenso, ma anche perché arricchisce la conoscenza dei fenomeni, integrando le conoscenze generali e scientifiche con le esperienze professionali e locali; rende le decisioni più spedite, e spesso più sagge (mai lasciare le decisioni ai soli esperti!).
Per questo anche la redazione della linea guida (presto disponibile sul sito del CCM del Ministero della Salute) si è avvalsa di diversi incontri e discussioni pubbliche, ed è stata accompagnata da incontri formativi con centinaia di operatori pubblici delle agenzie coinvolte in questo genere di valutazioni, in modo da accelerare il processo di condivisione del lavoro.
In particolare, il coinvolgimento diretto di portatori di interessi è stato attuato con due seminari tenuti a Bologna il 7 settembre 2015, con 11 soggetti di enti pubblici e privati per avere suggerimenti per la definizione delle linee-guida, e il 13 Maggio 2016, con 29 soggetti pubblici e privati e rappresentanti di associazioni e cittadini, per avere suggerimenti, che sono stati recepiti o utilizzati per la stesura finale delle LG-t4HIA.
“Le linee guida per la VIS sono uno strumento pronto per l'uso e congiuntamente con le conoscenze ambientali ed epidemiologiche oggi disponibili possono rappresentare un punto di svolta per la prevenzione primaria nel nostro Paese” spiega Fabrizio Bianchi di IFC CNR, Unità operativa metodologica del progetto. “Il percorso partecipato che è stato condotto, oltre che giusto in sé, si è rivelato molto utile e fa ben sperare in un ampio accoglimento da parte di tutte le componenti sociali coinvolte”.
La presentazione del lavoro svolto e dei prodotti realizzati, in particolare le linee guida, è fissata per il 21 giugno p.v. al Ministero della Salute.